Yad Vashem- Le voci, i nomi. Memorie dell’Olocausto

Yad Vashem, il Museo dell’Olocausto a Gerusalemme

Sulla sommità di Har Hazikaron, il Monte della Memoria, nella zona occidentale di Gerusalemme, sorge la grande struttura di Yad Vashem, il museo dell’olocausto, la testimonianza della persecuzione e dello stermino sistematici di circa sei milioni di Ebrei, attuati con burocratica organizzazione dal regime Nazista e dai suoi collaboratori. “Olocausto” è un termine di origine greca che significa “sacrificio tramite il fuoco”. Il museo è immerso in un bosco di sei milioni di alberi, uno per persona. Yad Vashem (Ebraico: יד ושם) è il memoriale ufficiale di Israele, fondato nel 1953 grazie alla Legge del memoriale approvata dalla Knesset, il parlamento Israeliano. E’ una struttura immensa, con bracci di cemento armato che si diramano dal complesso centrale e restano sospesi sulla vallata boscosa. Enorme la lastra pavimentale con i nomi dei campi di concentramento e di sterminio nella Sala della Memoria. Il nome del museo, che significa “un memoriale e un nome”, viene dal libro di Isaia 56:5, dove Dio dice, “concederò nella mia casa e dentro le mie mura un memoriale e un nome … darò loro un nome eterno che non sarà mai cancellato”.

Il museo è composto da una sala memoriale, un museo storico, una galleria d’arte, una Sala dei Nomi, un archivio, “la valle delle comunità perdute” ed un centro educativo. Un piccolo giardino ed una targa sul pavimento del museo, inoltre, sono dedicati ai cittadini di Le Chambon-sur-Lignon, località della Francia, che durante la Seconda guerra mondiale resero la propria cittadina un rifugio per gli ebrei in fuga dal Nazismo.

Il memoriale dei Bambini

Il Children's Memorial di Yad Vashem

Il Memoriale dei Bambini è uno spazio commemorativo costruito in una caverna sotterranea, per ricordare il milione e mezzo di ragazzini vittime dell’olocausto. Si entra toccando la mezuzà, il piccolo contenitore di legno o metallo che gli ebrei affiggono sullo stipite di ogni porta, nelle loro case, negli uffici, nei luoghi pubblici. Dentro ogni mezuzà un piccolo rotolo di carta riporta il passo dello Shemà Israel dal Libro del Deuteronomio: “Ascolta Israele, il Signore è il nostro Dio, il Signore è uno solo…”. All’interno del Memoriale dei Bambini si può solo ascoltare. Moshe Safdie, l’architetto che ha progettato questo luogo, ha fatto realizzare un lungo percorso immerso nel buio, rischiarato solo da flebili candeline poste a diverse altezze che creano l’impressione di un piccolo firmamento. Si procede seguendo un corrimano, nella penombra.

In sottofondo, voci registrate elencano nelle varie lingue i nomi delle piccole vittime. ...Eugene Sandor, 12 anni, Jugoslavia… Maritza Mermelstein, 8 anni, Cecoslovacchia… Niente come un elenco riesce a dare al tempo stesso il senso dell’individualità e quello della totalità.

Per Israele il concetto di memoria (zikkaron) è fondamentale, ricorre insistentemente nella Bibbia, nell’Esodo, in Numeri, in Giosuè. Che i figli conservino la memoria dei padri. Qui si condivide l’innaturale dolore di padri che, colpiti dalla tragedia della storia, hanno dovuto conservare la memoria dei propri figli.

Ascolto: un esempio dell’impressionante sequenza dei nomi e delle età dei bambini vittime dell’Olocausto

Ancora un esempio di quello che si ascolta nel Children’s Museum

Il Giardino dei Giusti

Presso il museo esiste un Giardino dei Giusti, dove vengono onorati i Giusti tra le nazioni che, spesso a rischio della propria vita, salvarono degli ebrei dallo sterminio.

Da 1964 al 2009 presso lo Yad Vashem risultano registrati 468 giusti tra le nazioni di cittadinanza italiana: la professoressa Maria Amendola; il pastore avventista Daniele Cupertino, sua moglie Teresa Morelli, a Roma; il pastore valdese Tullio Vinay, a Firenze; don Vincenzo Fagiolo e il cardinale Pietro Palazzini collaborarono a Roma per salvare molti ebrei; Carlo Angela, medico e antifascista piemontese (padre di Piero Angela) nascose nella sua clinica di San Maurizio Canavese numerosi ebrei e antifascisti, facendoli passare per malati. La sua azione è rimasta sconosciuta per mezzo secolo, fino a quando uno degli ebrei salvati da lui, Renzo Segre, l’ha raccontata nel libro Venti mesi (Sellerio, 1995); Giacomo Bassi, segretario comunale in Lombardia, nascose una famiglia salvandola dalla deportazione; Don Arrigo Beccari e il dottor Giuseppe Moreali nascosero un centinaio di bambini presso Nonantola. Furono i primi italiani registrati fra i Giusti. Dalla loro storia venne tratto il film Arrivederci Ragazzi; Don Michele Carlotto dalle valli del Pasubio fece scappare in Svizzera una quarantina di ebrei slavi lì confinati; Odoardo Focherini, assicuratore di Carpi, con l’aiuto di don Dante Sala mise in piedi un’organizzazione di salvataggio degli ebrei. Catturato dai nazisti e deportato, morì nel campo di concentramento di Hersbruck presso Flossenburg; Monsignor Giuseppe Placido Nicolini, vescovo di Assisi, e don Aldo Brunacci nascosero 300 ebrei; Giovanni Palatucci, questore di Fiume, in cui egli aiutò gli ebrei dopo le leggi razziali fasciste del 1938 e ne salvò 5000 durante la guerra, fino all’arresto da parte dei nazisti: morì in campo di concentramento a Dachau. La Chiesa cattolica lo ha proclamato beato; Don Arturo Paoli salvò una coppia di ebrei a Lucca; Giorgio Perlasca, commerciante padovano, contribuì a salvare numerosissimi ebrei a Budapest spacciandosi per un diplomatico spagnolo. Sulla sua storia il giornalista Enrico Deaglio ha scritto il libro La banalità del bene, da cui è stato tratto il film per la televisione Perlasca – Un eroe italiano; Francesco Repetto, presbitero; Raimondo Viale, presbitero; Giuseppe Placido Nicolini, vescovo di Assisi; Aldo Brunacci, presbitero.

La storia dell’Olocausto

(15 settembre 1935) Le leggi di Norimberga
Il 15 settembre 1935, durante l’annuale congresso del partito a Norimberga, vennero annunciate due nuove leggi che per questo presero il nome di leggi di Norimberga.
-La prima legge, la legge sulla cittadinanza del Reich, negava agli ebrei la cittadinanza germanica. Gli ebrei non furono più considerati cittadini tedeschi (Reichsbürger), divenendo Staatsangehöriger (letteralmente «appartenenti allo Stato»). Questo comportò la perdita di tutti i diritti garantiti ai cittadini come, ad esempio, il diritto di voto.
-La seconda legge, la legge per la protezione del sangue e dell’onore tedesco, proibiva i matrimoni e le convivenze tra “ebrei” (per la prima volta venne utilizzato esplicitamente il termine invece che il precedente “non-ariani”) e “tedeschi” . La legge proibiva inoltre il lavoro di ragazze “tedesche” al disotto dei quarantacinque anni di età in famiglie “ebree”.

(9 Novembre 1938) “La notte dei cristalli” (Kristallnacht)
Il progrom contro gli ebrei in tutta la Germania

(29-30 settembre 1941) L’eccidio di Babi Yar
Quando nel giugno 1941 la Germania attaccò I’URSS, contro gli ebrei russi furono impiegate quattro Einsatzgruppen (“squadre d’urto”) speciali, che si macchiarono di orribili atrocità, culminate nell’eccidio del burrone di Babi Yar (Kiev), dove il 29-30 settembre 1941 furono mitragliati 33.771 ebrei.

La “soluzione finale della questione ebraica”

(20 gennaio 1942) Conferenza di Wannsee (Berlino)
La conferenza di Wannsee, che ebbe luogo in una villa dell’omonimo quartiere Berlino il 20 gennaio 1942, fu una discussione condotta da un gruppo di ufficiali per decidere le modalità della “soluzione finale della questione ebraica”. L’incontro è noto per essere stata la prima discussione della “soluzione finale” tra funzionari nazisti. Della conferenza fu redatto un verbale da Adolf Eichmann seguendo le istruzioni di Reinhard Heydrich che venne distribuito in trenta copie delle quali ci è pervenuta una sola minuta (la sedicesima del lotto) appartenente a Martin Luther, sottosegratario del Ministero degli Esteri.

Sette luoghi della Shoah in Italia
Ferramonti, Fossoli, la Risiera di San Sabba, le Isole Tremiti, Meina, Via Tasso e le Fosse Ardeatine, Agnone: sette Luoghi della Memoria a cui sette autori (Fulvio Abbate, Eraldo Affinati, Marco Rossi Doria, Gianfranco Goretti, Ettore Mo, Elena Stancanelli, Emanuele Trevi) e un fotografo (Luigi Baldelli) hanno dedicato, ognuno per proprio conto, un reportage letterario e fotografico per raccontare la persecuzione e la Shoah: “Parole chiare” (Giuntina, pp. 160, euro 16)

(27 gennaio 1945) La scoperta di Auschwitz
Il 27 gennaio 1945 le truppe sovietiche dell’Armata Rossa, nel corso dell’offensiva in direzione di Berlino, giunsero presso la città polacca di Oswiecim (nota con il nome tedesco di Auschwitz), scoprendo il tristemente famoso campo di concentramento e liberandone i pochi superstiti.
La scoperta di Auschwitz e le testimonianze dei sopravvissuti rivelarono compiutamente per la prima volta al mondo l’orrore del genocidio nazista.

La documentazione dell’Olocausto

Il film-base sull’Olocausto: “Shoah” di Claude Lanzmann

“Non è facile parlare di Shoah. C’è della magia in questo film, e la magia non si può spiegare. Abbiamo letto, dopo la guerra, un gran numero di testimonianze sui ghetti, sui campi di sterminio; ne eravamo sconvolti. Ma oggi, vedendo lo straordinario film di Claude Lanzmann, ci accorgiamo di non aver saputo niente(…) non avrei mai immaginato una simile mescolanza di orrore e di bellezza. Certo, l’una non serve a mascherare l’altro, non si tratta di estetismo: al contrario, essa lo mette in luce, con tanta inventiva e tanto rigore che siamo consci di contemplare una grande opera. Un puro capolavoro” (Simone De Beauvoir)

Shoah (1985) è un monumentale documentario realizzato da Claude Lanzmann sull’Olocausto. La pellicola, frutto di dodici anni di ricerche e della durata di oltre nove ore, è girata in Polonia nei luoghi dove fu realizzato il genocidio nazista all’interno dei campi di sterminio. Claude Lanzmann intervista sopravvissuti (compresi i membri del Sonderkommando), ex SS e gente del luogo. Il risultato è un’opera di grande importanza storica e di enorme impatto emotivo. Nel film compare un ampio intervento dello storico americano Raul Hilberg, uno dei massimi esperti della storiografia dell’Olocausto.

Corresponsbilità

-La complicità dell’Italia
Il Manifesto della razza (1938)– Un documento fondamentale, che ebbe un ruolo non indifferente nella promulgazione delle cosiddette leggi razziali è il Manifesto degli scienziati razzisti (noto anche come Manifesto della Razza), pubblicato una prima volta in forma anonima sul Giornale d’Italia il 15 luglio 1938 con il titolo “Il Fascismo e i problemi della razza”, e poi ripubblicato sul numero uno della rivista La difesa della razza il 5 agosto 1938. (Vedi Appendice)

Le leggi razziali fasciste (1938-1940)– Le leggi razziali fasciste sono un insieme di provvedimenti legislativi e amministrativi (leggi, ordinanze, circolari, ecc) che vennero varati in Italia fra il 1938 e il primo quinquennio degli anni quaranta, inizialmente dal regime fascista e poi dalla Repubblica di Salò, rivolti prevalentemente – ma non solo – contro le persone di religione ebraica. Furono lette per la prima volta il 18 settembre 1938 a Trieste da Benito Mussolini dal balcone del Municipio in occasione della sua visita alla città.
La legislazione antisemita comprendeva: il divieto di matrimonio tra italiani ed ebrei, il divieto per gli ebrei di avere alle proprie dipendenze domestici di razza ariana, il divieto per tutte le pubbliche amministrazioni e per le società private di carattere pubblicistico – come banche e assicurazioni – di avere alle proprie dipendenze ebrei, il divieto di trasferirsi in Italia ad ebrei stranieri, la revoca della cittadinanza italiana concessa a ebrei stranieri in data posteriore al 1919, il divieto di svolgere la professione di notaio e di giornalista e forti limitazioni per tutte le cosiddette professioni intellettuali, il divieto di iscrizione dei ragazzi ebrei – che non fossero convertiti al cattolicesimo e che non vivessero in zone in cui i ragazzi ebrei erano troppo pochi per istituire scuole ebraiche – nelle scuole pubbliche, il divieto per le scuole medie di assumere come libri di testo opere alla cui redazione avesse partecipato in qualche modo un ebreo. Fu inoltre disposta la creazione di scuole – a cura delle comunità ebraiche – specifiche per ragazzi ebrei. Gli insegnanti ebrei avrebbero potuto lavorare solo in quelle scuole.
Seguì una serie di limitazioni da cui erano esclusi i cosiddetti arianizzati: il divieto di svolgere il servizio militare, esercitare il ruolo di tutore di minori, essere titolari di aziende dichiarate di interesse per la difesa nazionale, essere proprietari di terreni o di fabbricati urbani al di sopra di un certo valore. Per tutti fu disposta l’annotazione dello stato di razza ebraica nei registri dello stato civile.

-La complicità della Francia

Il rastrellamento del Velodromo d’inverno a Parigi (16 luglio 1942)
Uscirà il 27 gennaio in Italia, distribuito dalla Videa, La Raflè (la retata), titolo originale di Vento di primavera, il film di Rose Bosch con Jean Reno e Melanie Laurent che ricostruisce una delle pagine più orrende dell’Olocausto, il rastrellamento del ‘Velodromo d’invernò il 16 luglio 1942 a Parigi quando la polizia militare francese (non i tedeschi quindi) arrestò 12.884 ebrei tra cui 4.051 bambini e li portò in condizioni disumane nel velodromo con un metro quadro a disposizione ciascuno, niente cibo, niente bagni e condizioni igieniche disastrose, per poi trasferirli nei campi dividendo atrocemente i genitori dai figli.
Racconta la Bosch: “Nei libri di storia scolastici in Francia la ‘Rafle du Vel d’hiv’ sono due righe e neppure è noto che come in Germania abbiamo avuto sul nostro suolo campi di sterminio, ben 200. I bambini sopravvissuti, pochissimi, hanno oggi 80 anni e volevo fare questo film con loro ancora in vita». «Se pensiamo che solo nel ’95, a 50 anni dalla fine della guerra il presidente Chirac ha riconosciuto la responsabilità della Francia nella Shoah, possiamo capire quanto sia rimosso e imbarazzante il tema della complicità e del collaborazionismo francese. Mitterrand disse che Vichy non era Francia, si sbagliava e con dolo visto che era molto amico del protagonista negativo del mio film, l’autorità francese che decise la rafle e che negli anni ’80 fu assassinato. Le autorità del mio paese hanno avuto un rapporto incestuoso con la Germania nazista».

Testimonianze sull’Olocausto

Testimonianza di Arrigo Levi

APPENDICI

Il Manifesto della Razza, voluto da Mussolini

Il 5 agosto 1938 sulla rivista La difesa della razza viene pubblicato il seguente manifesto:
« Il ministro segretario del partito ha ricevuto, il 26 luglio XVI, un gruppo di studiosi fascisti, docenti nelle università italiane, che hanno, sotto l’egida del Ministero della Cultura Popolare, redatto o aderito, alle proposizioni che fissano le basi del razzismo fascista.

1. LE RAZZE UMANE ESISTONO. La esistenza delle razze umane non è già una astrazione del nostro spirito, ma corrisponde a una realtà fenomenica, materiale, percepibile con i nostri sensi. Questa realtà è rappresentata da masse, quasi sempre imponenti di milioni di uomini simili per caratteri fisici e psicologici che furono ereditati e che continuano ad ereditarsi. Dire che esistono le razze umane non vuol dire a priori che esistono razze umane superiori o inferiori, ma soltanto che esistono razze umane differenti.
2. ESISTONO GRANDI RAZZE E PICCOLE RAZZE. Non bisogna soltanto ammettere che esistano i gruppi sistematici maggiori, che comunemente sono chiamati razze e che sono individualizzati solo da alcuni caratteri, ma bisogna anche ammettere che esistano gruppi sistematici minori (come per es. i nordici, i mediterranei, ecc.) individualizzati da un maggior numero di caratteri comuni. Questi gruppi costituiscono dal punto di vista biologico le vere razze, la esistenza delle quali è una verità evidente.
3. IL CONCETTO DI RAZZA È CONCETTO PURAMENTE BIOLOGICO. Esso quindi è basato su altre considerazioni che non i concetti di popolo e di nazione, fondati essenzialmente su considerazioni storiche, linguistiche, religiose. Però alla base delle differenze di popolo e di nazione stanno delle differenze di razza. Se gli Italiani sono differenti dai Francesi, dai Tedeschi, dai Turchi, dai Greci, ecc., non è solo perché essi hanno una lingua diversa e una storia diversa, ma perché la costituzione razziale di questi popoli è diversa. Sono state proporzioni diverse di razze differenti, che da tempo molto antico costituiscono i diversi popoli, sia che una razza abbia il dominio assoluto sulle altre, sia che tutte risultino fuse armonicamente, sia, infine, che persistano ancora inassimilate una alle altre le diverse razze.
4. LA POPOLAZIONE DELL’ITALIA ATTUALE È NELLA MAGGIORANZA DI ORIGINE ARIANA E LA SUA CIVILTÀ ARIANA. Questa popolazione a civiltà ariana abita da diversi millenni la nostra penisola; ben poco è rimasto della civiltà delle genti preariane. L’origine degli Italiani attuali parte essenzialmente da elementi di quelle stesse razze che costituiscono e costituirono il tessuto perennemente vivo dell’Europa.
5. È UNA LEGGENDA L’APPORTO DI MASSE INGENTI DI UOMINI IN TEMPI STORICI. Dopo l’invasione dei Longobardi non ci sono stati in Italia altri notevoli movimenti di popoli capaci di influenzare la fisionomia razziale della nazione. Da ciò deriva che, mentre per altre nazioni europee la composizione razziale è variata notevolmente in tempi anche moderni, per l’Italia, nelle sue grandi linee, la composizione razziale di oggi è la stessa di quella che era mille anni fa: i quarantaquattro milioni d’Italiani di oggi rimontano quindi nella assoluta maggioranza a famiglie che abitano l’Italia da almeno un millennio.
6. ESISTE ORMAI UNA PURA “RAZZA ITALIANA”. Questo enunciato non è basato sulla confusione del concetto biologico di razza con il concetto storico–linguistico di popolo e di nazione ma sulla purissima parentela di sangue che unisce gli Italiani di oggi alle generazioni che da millenni popolano l’Italia. Questa antica purezza di sangue è il più grande titolo di nobiltà della Nazione italiana.
7. È TEMPO CHE GLI ITALIANI SI PROCLAMINO FRANCAMENTE RAZZISTI. Tutta l’opera che finora ha fatto il Regime in Italia è in fondo del razzismo. Frequentissimo è stato sempre nei discorsi del Capo il richiamo ai concetti di razza. La questione del razzismo in Italia deve essere trattata da un punto di vista puramente biologico, senza intenzioni filosofiche o religiose. La concezione del razzismo in Italia deve essere essenzialmente italiana e l’indirizzo ariano–nordico. Questo non vuole dire però introdurre in Italia le teorie del razzismo tedesco come sono o affermare che gli Italiani e gli Scandinavi sono la stessa cosa. Ma vuole soltanto additare agli Italiani un modello fisico e soprattutto psicologico di razza umana che per i suoi caratteri puramente europei si stacca completamente da tutte le razze extra–europee, questo vuol dire elevare l’italiano ad un ideale di superiore coscienza di se stesso e di maggiore responsabilità.
8. È NECESSARIO FARE UNA NETTA DISTINZIONE FRA I MEDITERRANEI D’EUROPA (OCCIDENTALI) DA UNA PARTE E GLI ORIENTALI E GLI AFRICANI DALL’ALTRA. Sono perciò da considerarsi pericolose le teorie che sostengono l’origine africana di alcuni popoli europei e comprendono in una comune razza mediterranea anche le popolazioni semitiche e camitiche stabilendo relazioni e simpatie ideologiche assolutamente inammissibili.
9. GLI EBREI NON APPARTENGONO ALLA RAZZA ITALIANA. Dei semiti che nel corso dei secoli sono approdati sul sacro suolo della nostra Patria nulla in generale è rimasto. Anche l’occupazione araba della Sicilia nulla ha lasciato all’infuori del ricordo di qualche nome; e del resto il processo di assimilazione fu sempre rapidissimo in Italia. Gli ebrei rappresentano l’unica popolazione che non si è mai assimilata in Italia perché essa è costituita da elementi razziali non europei, diversi in modo assoluto dagli elementi che hanno dato origine agli Italiani.
10. I CARATTERI FISICI E PSICOLOGICI PURAMENTE EUROPEI DEGLI ITALIANI NON DEVONO ESSERE ALTERATI IN NESSUN MODO. L’unione è ammissibile solo nell’ambito delle razze europee, nel quale caso non si deve parlare di vero e proprio ibridismo, dato che queste razze appartengono ad un ceppo comune e differiscono solo per alcuni caratteri, mentre sono uguali per moltissimi altri. Il carattere puramente europeo degli Italiani viene alterato dall’incrocio con qualsiasi razza extra–europea e portatrice di una civiltà diversa dalla millenaria civiltà degli ariani. »



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2 replies

  1. Il fatto più atroce, e incredibile, del ‘900. Indelebile nella cerne e nel cuore dell’uomo. Un male insopportabile.

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