Linguaggio e comunicazione politica della Lega Nord di epoca bossiana

Umberto Bossi

La Lega Nord cerca di uscire dalla vicenda degli scandali che l’hanno coinvolta dandosi un’immagine e un linguaggio diversi da quelli usati dal suo fondatore Umberto Bossi. Non è ancora chiaro in che direzione stia andando. Quello che segue è un tentativo di analisi di come si presentava la Lega in epoca bossiana.

Nelle elezioni regionali 2010 la Lega Nord si è presentata, alleata del “Popolo delle Libertà” in 8 delle 13 regioni che andavano al voto (Piemonte, Lombardia, Veneto, Liguria, Emilia-Romagna, Toscana, Marche, Umbria). In due di queste, Piemonte e Veneto, ha presentato i propri esponenti Roberto Cota e Luca Zaia quali candidati presidenti, risultati entrambi eletti. Complessivamente la Lega ha ottenuto il 12,28% del totale dei voti validi delle 13 regioni (19,77% nelle otto in cui era presente), con una punta del 35,15% in Veneto, dove è risultata essere il primo partito. Rispetto alle precedenti elezioni regionali del 2005, il partito ha raddoppiato i propri consensi ottenendo «un avanzamento generalizzato in tutte le regioni del Nord e anche in quelle “rosse”». In termini di voti assoluti il partito ha comunque perso 117 mila voti rispetto al 2008 (–4,1%) e 195 mila voti rispetto al 2009 (–6,6%), ma è una perdita che – secondo i dirigenti leghisti- appare «molto contenuta rispetto all’andamento della partecipazione e quindi equivale a una crescita dei consensi». Secondo studi condotti in nove città del Nord, rispetto alle precedenti elezioni europee si è registrato un consistente flusso di voti dal PdL alla Lega Nord.

Un fenomeno di tale consistenza merita uno studio approfondito nell’ambito del discorso che stiamo portando avanti, in relazione al linguaggio e alla comunicazione politica dell’Italia contemporanea. Ed è quello che cercheremo di delineare in questa sede.

La Lega Nord per l’Indipendenza della Padania, meglio nota come Lega Nord o più semplicemente Lega, è un partito politico nato in origine come federazione di vari movimenti autonomisti regionali, tra i quali, in particolare, la Lega Lombarda e la Liga Veneta. Il partito, che spesso i giornali definiscono il Carroccio, è attivo soprattutto nell’Italia settentrionale, ma presente anche in alcune regioni del Centro. Segretario federale, fondatore e leader del partito è Umberto Bossi. Originariamente sostenitrice del federalismo, dal 1996 la Lega Nord ha proposto la secessione delle regioni settentrionali, indicate collettivamente come Padania. Attualmente ripropone il progetto di uno Stato federale, da realizzarsi attraverso il federalismo fiscale e la devoluzione alle regioni di alcune funzioni esercitate dallo Stato. Propone di aumentare il peso politico delle regioni del Nord Italia, ritenuto non adeguato al peso demografico ed economico delle stesse, nonché di promuovere e valorizzare le culture e le lingue regionali. La Lega Nord si batte inoltre per l’attuazione di norme più severe, rispetto a quelle vigenti, al fine di contrastare l’integralismo islamico; è contraria all’ingresso della Turchia nell’Unione europea ed è considerata tra i movimenti euroscettici. Enfatizza anche la lotta all’immigrazione clandestina e l’eliminazione degli sprechi nella gestione statale.

Uno studio molto accurato sul linguaggio e sulla comunicazione leghiste è stato condotto da Bonomi A. e Poggio P.P., “Ethnos e Demos: Dal leghismo al neopopulismo” Mimesis, Milano 1995 e ripreso da Giulia Lonardi, La comunicazione leghista. Lingua simbologia e ritualità (Università degli studi di Trento. Sociologia delle relazioni etniche), da cui dovremo attingere per poter impostare il problema con qualche garanzia di scientificità. Si leggano inoltre i due interventi di Paola Desideri, L’italiano della Lega/1, in “Italiano e oltre”, VIII, 1993, pp. 281-285 e L’italiano della Lega/2, in “Italiano e oltre”, IX, 1994, pp. 22-28; Roberto Iacopini – Stefania Bianchi, La Lega ce l’ha crudo! Il linguaggio del Carroccio nei suoi slogan, comizi, manifesti, Mursia, Milano 1994. Si attende uno studio più aggiornato che dia conto delle eventuali evoluzioni del linguaggio della Lega, fino ad oggi, inizio 2011, alle soglie del Federalismo.

“Il linguaggio, la simbologia e la ritualità hanno avuto un ruolo importantissimo nella creazione del partito politico della Lega Nord” scrive Giulia Lonardi, cui siamo debitori della maggior parte del contenuto di questo articolo, offerto in rete con una presentazione in Power Point. “La scelta di una metodologia comunicativa particolare ha caratterizzato un’identità che ha privilegiato il “linguaggio” al contenuto programmatico di partito. Il continuo richiamo alla patria negata, l’oscillazione strumentale tra il razzismo verso i meridionali o verso gli extracomunitari, l’ostilità verso i partiti istituzionali, la sindrome da accerchiamento e l’epopea medioevale dei comuni sono tutti gli elementi sui quali si basa la loro costruzione etnica.”

La Lega Nord ha investito in modo strutturale su due macro-generi comunicativi: Il linguaggio – Simboli politico-culturali che hanno orientato gli atteggiamenti di massa. Per fare questo però ha dovuto investire energie nella dissacrazione di molti simboli tradizionali della storia italiana (Risorgimento, Garibaldi, La Patria).

Punti importanti della comunicazione “leghista sono, come emerge da una lista stilata da Bonomi e Poggio, nel loro studio del 1995 (Bonomi A. e Poggio P.P., “Ethnos e Demos, op. cit.): Mancanza del linguaggio colto – Linguaggio popolare “da bar” – Linguaggio “della trasparenza” – Trivialità – Pratica dell’insulto (sia in termini linguistici che di azione) – Slogan – Uso e importanza del dialetto – Esaltazione della folla – Uso di simbologia e ritualità – Uso di vocaboli e di azioni guerreschi.

Il linguaggio

La Lega da sempre ha privilegiato le forme linguistiche di comunicazione più povere e tradizionali che si basano sul contatto diretto con i cittadini. Eccone un esempio:“Abbiamo capito che gli aspetti folkloristici della nostra attività e gli equivoci più maliziosi sulla proposta federalista erano un’ottima pubblicità. Pubblicità negativa certo!…ma tutto fa brodo quando un movimento è agli albori” (U.Bossi).

“La comunicazione leghista – sottolinea Giulia Lonardi- ha creato una nuova polarizzazione rispetto alla classica dicotomia destra/sinistra. Ha fatto emergere una polarizzazione trasversale: Una dimensione orizzontale (Nord/Sud) – Una dimensione verticale (la gente/le élites). Inoltre “La Lega Nord ha dovuto elaborare un linguaggio adatto a far presa su un elettorato di ceto medio-basso, composto da piccoli e medi imprenditori, i famosi ‘padroncini che si sono costruiti da sé’ che non hanno ricevuto adeguato potere decisionale. Si cercò quindi di sfruttare un malcontento generalizzato verso la politica nazionale e nei confronti delle varie trasformazioni dovute alla globalizzazione, all’immigrazione, all’europeizzazione,  incanalandolo in temi e azioni che facevano presa sulla gente. Si può dire che la Lega abbia elaborato un proprio discorso politico, uno schema interpretativo delle situazioni e degli eventi politici facendo riferimento in gran parte al “senso comune” e a mezzi non sempre democratici”. Esempi: “Noi siamo buona gente, ma se ci fanno girare le palle, poi ci prudono le mani e la democrazia la ripristiniamo con la vecchia regola delle cinque dita” (U. Bossi). E ancora: “Anche noi padani ci consideriamo un pò negri, perché siamo bistrattati e sfruttati, costretti a pagare perché qualcuno mangi alle nostre spalle” (R. Maroni – Vanity Fair settembre 2006.)

Per quanto riguarda la struttura linguistica la Lega Nord ha puntato ad usufruire di un linguaggio popolare (indifferentemente dialetto o italiano purché si sentisse che era del Nord). Il principio era usare il massimo della semplicità nella costruzione delle frasi e riducendo l’uso delle preposizioni subordinate. Fin dall’inizio vengono usate frasi ad effetto volgari e offensive che arrivano direttamente alla gente. L’importante era dare l’idea di uomini duri e decisi che si buttavano in politica per proteggere le loro terre: “Ma la Lega ce l’ha duro”, “Roma Ladrona”,”Paga somaro lombardo/veneto!”. Vengono attaccati gli stessi politici con queste frasi: […]Martelli è poco virile con il suo look da gay […] Uno che si chiama De Mitra (De Mita) non può fare altro che il rapinatore di mestiere[…] o Gianfranco Miglio (ex leghista) che viene paragonato a “una scoreggia spaziale”. Molta gente reagisce positivamente a questo modo di fare, perché il comportamento dei leghisti è visto come una vera rappresentanza a nome del popolo: “dice in faccia ai politici quello che ci diciamo tra di noi […] è come se parlassimo noi”.

La lega con il suo modo di comunicare ha cercato in tutti i modi di prendere le distanze dalla politica tradizionale. Bossi infatti ha cercato di valorizzare soprattutto la rottura con i codici linguistici ufficiali, che lui ha più volte definito “il politichese”. L’intenzione era quella di esaltare la trasparenza del politico leghista anche nel linguaggio: “E poi la gente ne ha pieni i coglioni di essere ingannata con le solite duecento parole che fanno il linguaggio politico” (comizio Lega Nord). Anche il comportamento pubblico è provocatorio e tutto fatto di gesti eclatanti. Per esempio il 5 luglio 2005 al Parlamento Europeo Borghezio, Salvini e Speroni interrompono l’ex Capo dello Stato Ciampi durante il solenne discorso “sull’euro e il futuro dell’Unione Europea”.

Ci sono alcuni temi più caldi su cui il linguaggio leghista ha insistito con maggior decisione, come l’Immigrazione:“Dobbiamo armare la marina col bazooka e sparare ad altezza uomo” (discorso sull’immigrazione di G. Gentilini); “Gli immigrati bisognerebbe vestirli da leprotti per fare pim pim pim col fucile” (G. Gentilini); “Gli zingari schiavizzano i bambini per rubare nelle nostre case” (Civiltà Veneta – Lega Nord); “La festa dei popoli di Verona è una balera terzomondista” (Lega Nord Verona). Un altro tema caldo èl’omosessualità: “Invece di creare la Margherita, questi signori, visto che esaltano il gay-pride, utilizzino come simbolo il finocchio!” (R. Calderoli); “Darò disposizioni alla comandante dei vigili urbani affinchè faccia pulizia etnica dei culattoni… Qui a Treviso non c’è nessuna possibilità per culattoni e simili!”(ex sindaco di Treviso G. Gentilini); “Possiamo riconoscere le coppie gay solo a patto che si facciano castrare come i capponi e donino i loro organi alla scienza”(R. Bertozzo – consiglio comunale a Verona 1995).

Il dialetto

L’uso del dialetto da parte della Lega Nord ha due finalità precise, come hanno avuto modo di sottolineare i commentatori più avvertiti:

1. Recuperare le specificità delle singole regioni, marcando l’autonomia regionale. Si cerca di riconquistare una certa identità linguistica, per risvegliare una autocoscienza (Lonardi). Ne sono esempi la richiesta di bilinguismo nella segnaletica; l’uso, sui giornali legati al partito, il nome delle città in forma dialettale (come il giornale La Padania); l’apertura di siti completamente scritti in dialetto (come il sito  http://www.raixevenete.it); l’uso del dialetto su manifesti e volantini; le proposte di eseguire esami in dialetto per “constatare il livello di integrazione” di stranieri residenti in Veneto e Lombardia.

2. Sottolineare la rottura con il politichese, per mostrare la trasparenza delle intenzioni: nel 1994 la Liga Veneta-Lega Nord per attirare maggiormente l’attenzione sulla “lingua veneta” e la sua mancata ufficializzazione, fa una proposta provocatoria di utilizzare al posto dell’italiano, l’inglese come lingua per comunicare tra i diversi popoli: […] La difesa della lingua è la difesa dell’identità […] se noi ci vogliamo omologare parliamo allora tutti l’inglese […] (F. Comencini – Liga Veneta); il 28 marzo 2007 la regione Veneto riconosce ufficialmente il veneto come “lingua” tramite la legge di ”tutela, valorizzazione e promozione del patrimonio linguistico e culturale del Veneto’’; Il giorno dopo Leonardo Muraro (presidente provincia Treviso) annuncia: “[…] la lingua veneta ora deve entrare a scuola […]; Viene istituita inoltre dalla Regione la “Festa del del Popolo Veneto” come giornata di riappropriazione storico, culturale, linguistica, il 25 marzo (anniversario della fondazione di Venezia).

Simbologia e ritualità

La comunicazione leghista ha valorizzato il contatto interpersonale, l’oralità, la riconoscibilità fisica dei propri messaggi. I mezzi tradizionali e poveri di comunicazione sono in continua interazione con la gente, la quale è la stessa forza del movimento. Le persone sentono di poter essere protagonisti senza usare linguaggi “politichesi”.

La figura-simbolo più importante è Alberto da Giussano “eroe” mitico della lotta tra i comuni lombardi e l’imperatore Federico Barbarossa alla metà del XII secolo (non si sa ancora oggi se sia o meno vera la sua esistenza). Il mito di Giussano si sviluppò in Italia tardo medievale (XIV secolo) legandosi alle istanze liberatrici della città.

La scritta “Lega Nord” richiama i protagonisti della lotta contro Barbarossa: La Lega Lombarda e Lega Veneta (o Societas Lombardie). Spesso Alberto da Giussano ha come sfondo la croce di San Giorgio (una croce rossa su campo bianco), che venne adottata da diverse città italiane nel corso del medioevo e che compare in numerose illustrazioni relative al Carroccio o carro da guerra milanese.

Il secondo richiamo storico della Lega riguarda i Celti. Il simbolo è la stilizzazione della “Rosa Celtica” (detta anche Sole delle Alpi). Alla questione celtica si lega la parola “padania” in quanto neologismo derivato dall’aggettivo «padano» (dal nome latino del fiume Po, Padus). Creduta da molti celtica, l’etimologia di Padus è tuttavia ancora oggi discussa. Se il richiamo alla Lega Lombarda ha carattere politico, i due agganci al passato celtico hanno invece una chiara impronta etnica. In sostanza la Lega Nord vorrebbe riconoscere un’originaria unità etnico-culturale delle popolazioni lombardo-venete e la individua nel momento in cui il nord Italia era popolato da un insieme di tribù celtiche.  […] si potrebbe sostenere che l’immaginario romantico della connessione medievale aiuti pure a dirottare l’attenzione dalla rozzezza di Bossi e dalle tendenze xenofobiche e razziste che molti commentatori hanno identificato in alcuni principi del partito […] (E. Coleman “The Lombard League. History and Myth” Dublino 2003).

 

Il rafforzamento del consenso interno

Manifesti e volantini danno generalmente spazio a “slogan” diretti e di effetto:

“Giù le mani dalla famiglia no ai matrimoni omosessuali”; “Se Roma non ci pensa più. Lega pensaci tu”; “Padroni a casa nostra”; “Europa: giù le mani dai bambini. Stop Nazisti rossi!”. Si tratta di frasi che a prima vista appaiono spontanee, ma in realtà hanno uno schema ben preciso: Si drammatizza la realtà – La si semplifica- La si racconta con immagini rozze e primitive (Lonardi).

I comizi sono un modo importante per relazionarsi con la gente. Generalmente chi fa il comizio cerca di entusiasmare il pubblico attaccando la politica tradizionale o, in un comizio comunale, infangare l’amministrazione precedente.

Grandi rituali di massa sono serviti a rafforzare l’identificazione dei simpatizzanti del movimento, sia a creare  eventi comunicativi rivolti alla più vasta opinione pubblica. Uno dei principali rituali è il raduno di Pontida iniziato il 25 marzo 1990 e la dichiarazione d’indipendenza della Padania del 15 settembre 1996. Il raduno a Pontida ha per la Lega Nord un importante riferimento storico: però il cosiddetto Congresso di Pontida del 1167, in passato considerato un momento cruciale nella formazione della Lega, non è storicamente provato. Come nel caso di Alberto da Giussano, il primo riferimento che lo menziona è infatti molto tardo, della fine del Quattrocento.

Il 20 maggio 1990 Bossi convoca gli amministratori eletti all’epoca per prestare giuramento agli organi dirigenti del movimento. Bossi riesce a trasformare l’energia emotiva data dal successo elettorale in fattore di coesione per le persone legandole ai suoi simboli.

Il Giuramento recita: “[…] Gli anni del nostro impegno si saldano ai sacrifici degli avi che scelsero questo luogo per giurare il loro impegno in difesa della libertà. Io […] giuro fedeltà alla causa dell’autonomia e della libertà dei nostri popoli che oggi, come da mille anni, si incarna nella Lega e nei suoi dirigenti democraticamente eletti […]” (giuramento 1990).

I rituali sono accomunati dalla sacralizzazione del territorio, sintetizzata nel ruolo etnogenetico affidato al fiume Po. Il “Movimento Giovani Padani” ha costituito recentemente una “Carta dei Valori” che identifica il “giovane padano” come colui che ha aderito al […] patto sancito dal popolo padano sulle sacre sponde del fiume Po […].

In un primo momento le azioni rituali della lega possono sembrare ironiche e goliardiche, ma sono proprio queste attività che hanno avuto un ruolo preminente nella formazione di un nuovo concetto di rappresentanza. Rituali e giuramenti collettivi hanno disciplinato i comportamenti del movimento e soprattutto hanno suscitato sentimenti e coinvolgimento emotivo che ha fruttato in termini di solidarietà di gruppo.

Le azioni dimostrative

Usare linguaggi, modi di dire e soprattutto azioni offensive simbolicamente in pubblico hanno dato alla Lega Nord spazio ad una “pubblicità” efficace e sicura. Generalmente i bersagli si basano sui temi dell’immigrazione, del Sud Italia, della politica fiscale, dell’insicurezza, della religione, dell’Europa. La Lega si propone come baluardo all’invasione extracomunitaria e islamica intenzionata a stravolgere tradizioni, etnie, identità. Come nel caso della “bonifica preventiva anti-islam”:“Abbiamo contaminato l’area che il Comune ha scelto per il trasloco della moschea: a questo punto, vogliamo vedere se i musulmani saranno ancora disposti a venir qui a pregare […] e in via Longhin ci sono già gli accampamenti Rom…anche i musulmani è troppo […] ” (Lega Nord Padova)

In seguito all’esibizione in pubblico da parte di Calderoli di una maglietta anti-Islam nel febbraio 2006 ci furono 11 morti e 50 feriti in Libia durante la protesta tenutasi davanti al consolato italiano a causa dell’iniziativa dell’ex ministro, mettendo in pericolo la stessa vita del personale italiano. Le azioni offensive per la Lega diventano un  mezzo pubblicitario e una prova di coraggio. Nel 1993 Borghezio prese una multa di 750.000 lire per aver picchiato un bambino marocchino. Sul treno Milano-Torino disinfettò gli scompartimenti in cui erano sedute alcune presunte prostitute nigeriane. Subì una condanna a 5 mesi dal tribunale di Torino, assieme ad altri “volontari verdi”, per l’incendio sotto un ponte di un ricovero di immigrati. Tali comportamenti si inseriscono nella lotta contro l’islamizzazione e la provocazione agli aspetti definiti repressivi della legge Mancino che (citando Borghezio) “impedisce la lotta di popolo contro l’invasione islamica e l’immigrazione selvaggia”.

I sentimenti di ostilità veicolano la protesta verso il debole e il diverso indicando un nemico contro cui combattere per la propria definitiva autoaffermazione nel mondo: “Della condanna per razzismo vado fiero”; “Pago per aver raccolto firme contro il campo nomadi, per aver difeso la mia gente, la mia terra, e comunque la soluzione c’è….via tutto!”; “Si dovrebbero creare entrate separate sui bus per gli extracomunitari e per gli autoctoni, rispettosi della legge e bianchi…” alla richiesta di spiegazione di un giornalista Tosi risponde “Volevo solo che gli immigrati entrassero dalla porta anteriore per controllare i loro biglietti!”(Flavio Tosi sindaco di Verona al Corriere della Sera 17 maggio 2007).

Altro bersaglio storico è il Sud Italia. Secondo la Lega Nord il Sud avrebbe paura di staccarsi dal Nord perché non sarebbe in grado di vivere autonomamente. I politici leghisti tendono a semplificare vari problemi del mezzogiorno riducendo il tutto all’idea che il Sud viva grazie all’assistenza che gli verrebbe dalla “generosità” del Nord.

Il Nord viene visto dal partito della Lega come colonizzato da meridionali e immigrati, quindi si usano frasi legati ad azioni “combattenti” per liberare il popolo del Nord:“arriverà il giorno che noi prenderemo le armi e spareremo”(U. Bossi): Anche le stesse frasi “battaglia fiscale”, “ci dobbiamo difendere” che riempiono i discorsi leghisti, sono usati per dare l’impressione di arrivare ad una svolta, ad una rivoluzione che cambierà la vita della gente in positivo…..un ritorno ad un passato glorioso!

A tutto ciò fa seguito la valorizzazione ossessiva dell’identità Padana, come nelle numerose leggi regionali (soprattutto della Regione Veneto), come in questi esempi:

L.R. 3/2003 art. 22 Iniziative di promozione e valorizzazione dell’identità veneta: “I soggetti che vogliono fare domanda di contributo sono enti locali, istituzioni pubbliche, private aventi tra le finalità primarie la promozione della cultura con attenzione al patrimonio storico, artistico e di tradizione veneta”.

Rievocazione Storica promossa dall’assessorato alla Cultura, Identità Veneta

[…]“Laddove non arrivano i libri di testo o le Università (spesso impegnate in studi troppo specifici o proiettati in ambito nazionale o internazionale) possa arrivare la Rievocazione Storica, che ha la grande capacità di avvicinare una grande parte di popolazione alla storia di un determinato territorio” […] (Prof. E. Serrajotto sito Regione Veneto).

Sui muri lo spazio necessario

“Prima che nascesse la Lega, “gli italiani sembravano rassegnati a sopportare un regime, ma soprattutto aspettavano qualcuno che avesse il coraggio di scuoterli, di richiamarli alla realta’, di dimostrare loro che non erano soltanto un gregge, ma un popolo, e un grande popolo”. Chi parla è Umberto Bossi, l’ uomo che ha “scosso” l’ Italia, che ha fatto assurgere il “gregge” a “popolo”. Nella presentazione al libro di Roberto Iacopini e Stefania Bianchi dal titolo “La Lega ce l’ ha crudo”, editore Mursia, e che analizza il linguaggio del Carroccio, il “senatur” Umberto Bossi spiega come è nata la Lega svelando anche alcuni segreti del successo del suo movimento. La Lega, scrive Bossi, non è scaturita “improvvisamente e in modo estemporaneo da una particolare folgorazione”, ma al contrario “ha rappresentato una ipotesi di partito politico” che “non aveva trovato il suo autore. Non voglio per questo essere accusato di narcisismo: perché io mi considero non solo un discepolo, ma uno dei continuatori della grande battaglia risorgimentale per il federalismo”. Bossi spiega, poi, come andando controcorrente, con un po’ di fatica ma senza grandi difficoltà , ha sfruttato i mezzi a disposizione per diffondere il suo messaggio. “Mi sono reso conto, scrive Bossi, che i miei giornali, le mie tv, i miei messaggi potevano trovare sui muri lo spazio necessario” (da una cronaca del Corriere della Sera del 20 marzo 1994).

Bibliografia

Il linguaggio della Lega

Si leggano i due interventi di Paola Desideri, L’italiano della Lega/1, in “Italiano e oltre”, VIII, 1993, pp. 281-285 e L’italiano della Lega/2, in “Italiano e oltre”, IX, 1994, pp. 22-28; Roberto Iacopini – Stefania Bianchi, La Lega ce l’ha crudo! Il linguaggio del Carroccio nei suoi slogan, comizi, manifesti, Mursia, Milano 1994; Andrea Sarubbi, La Lega qualunque, Armando, Roma 1996.

Il movimento politico

Biorcio R.,“La Padania promessa” Il Saggiatore, Milano 1997

Bonomi A. e Poggio P.P., “Ethnos e Demos: Dal leghismo al neopopulismo” Mimesis, Milano 1995.

Gallissot R., Kilani M. e Rivera A. “L’imbroglio etnico”, Dedalo, 2001.

Giulia Lonardi, La comunicazione leghista. Lingua simbologia e ritualità (Università degli studi di Trento. Sociologia delle relazioni etniche).

Articoli:

“La Lega Nord di Bossi: Storia e Mito” Coleman E. http://www.threemonkeysonline.com

“La lega miraggio etno-nazionalistico” http://www.rivistaindipendenza.org

“La lingua Padanese” http://www.leganordcarmagnola.org

“Contro i nomadi fu usato il razzismo” da L’Arena http://www.stranieriinitalia.it

“Verona: un misto di populismo, liberismo e differenzialismo” Fasoli F. 11 dicembre 2007 http://www.infoverona.it

“L’amore per le piccole lingue” Burat T. Associazione Linguistica Padaneisa 2004

“La serenissima alza la voce e il veneto diventa lingua” Zulin G. Libero 30 marzo 2007

“La lega: test italiano e dialetto per immigrati” Corriere della Sera 16 ottobre 2003

“Tosi il clone di Gentilini: i miei nemici? Zingari e poteri forti” Cazzullo A. 17 maggio 2007 Corriere della Sera

Siti:

http://www.leganord.it  e siti regionali e provinciali collegati

http://www.giovanipadani.leganord.org  e siti provinciali collegati

http://www.youtube.com

http://www.radiopadanialibera.it

http://www.raixevenete.com

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