L’ultimo canto prima della morte- Musica e cultura nel ghetto ebraico di Theresienstadt

L'ingresso del ghetto di Theresienstadt
L’ingresso del ghetto di Theresienstadt

Nel gennaio del 1941, nel corso della Conferenza di Wannsee, i gerarchi del nazismo decisero di istituire, nel quadro della “soluzione finale”, un ghetto ebraico nell’antica fortezza di Theresienstadt, alle porte di Praga. Dal 1941 al 1945 Theresienstadt divenne l’ultima enclave della cultura ebraica nell’Europa di Hitler: intellettuali, attori, musicisti e compositori daranno vita ad una delle più straordinarie avventure culturali del XX secolo, mentre i nazisti adotteranno il ghetto come set surreale per un incredibile film di propaganda.

Fu una sorta di città modello nella quale i musicisti potevano continuare a comporre, a organizzare concerti e discussioni, mettere in scena opere, scrivere critiche musicali. Non era in realtà che un’ anticamera per la morte. Viktor Ullmann vi compose nel ’43 Der Kaiser von Atlantis (L’imperatore di Atlantide). Molto classica, nella grande tradizione romantica tedesca, ma piena di doppi sensi, tanto che l’intera rappresentazione fu impossibile, essendo autori, musicisti e cantanti via via deportati ad Auschwitz.

Come è stato giustamente detto, si trattava, in primo luogo, di un atto di resistenza contro la barbarie. E’ noto che in particolare nel ghetto di Theresienstadt, nei dintorni di Praga, si praticavano le arti e, tra le altre, anche la musica aveva il suo ruolo. Certo, si trattò di una facciata “culturale” che il nazismo intendeva a scopo di propaganda, per mettere a tacere le voci intorno al progetto di Hitler.

Ma com’era la musica che si suonava nella comunità degli ebrei internati, tra persone destinate a soccombere, di lì a poco, alla crudeltà nazista? Ce lo racconta questo bel disco targato Deutsche Grammophon, fortemente voluto dalla soprano Anne Sofie Von  Otter che, infatti, vi dedica la sua voce e il suo ben noto talento. Il cd raccoglie composizioni di musicisti come Viktor Ullmann, Pavel Haas, Hans Kràsa, Ilse Weber e altri. Nomi destinati a scomparire tra milioni di deportati, ma la musica fa rivivere la loro testimonianza sonora (ormai collettiva e universale) di qualcosa di indicibile, di aberrante, d’inafferrabile. Le canzoni, spesso accompagnate dal pianoforte, sono di rara e delicata bellezza e non presentano che sporadici momenti di malinconia, qualche volta di tristezza, ma in genere sono brani che sembrano avere il principale scopo di alleviare la tremenda vita nei campi. Il risultato è un disco di una strana lievità, circondato dal male in ogni istante ma come purificato.

Viktor Ullmann è stato autore di tre canzoni yiddish e di un’opera intitolata Brezulinka, che non riuscirà a portare a termine perché deportato ad Auschwitz.

Pavel Hass giunge a Theresienstadt nel dicembre del 1941, e la vita nel campo è per lui motivo di disperazione e di paralisi anche creativa, se non fosse per le Four Songs on Chinese Poetry, la cui prima riga è già una sentenza destinata a rimanere nella memoria: “Your homeland is there, far away in the distance “.

Uno dei musicisti più prolifici era a quel tempo Hans Kràsa, divenuto molto popolare nella comunità ebraica per la sua opera per bambini Brundibàr (1938), ma si sono salvate anche una ouverture per orchestra e altri lavori tra i quali le Three Songs after Rimbaud. Sia Kràsa che Haas verranno deportati ad Auschwitz nel ’44.

Dell’opera di Ilse Weber colpisce il numero di poemi e canzoni che compose mentre lavorava come infermiera nel campo, circa una sessantina di composizioni per voce e chitarra. Canzoni davvero toccanti, quelle contenute nel disco, e oggi abbiamo il dovere morale di ascoltarle per non ridurre l’orrore del nazismo ai discorsi commemorativi che, come sappiamo, non ricordano la tragedia se non nella misura in cui, inesorabilmente, la cancellano. La musica conserva ciò che non può essere detto, non può lenire nè modificare la realtà, è vero, ma custodisce meglio di tante parole e, forse, di tante immagini.

L’utilizzo propagandistico nazista del campo

Il 23 giugno 1944, in seguito alle proteste del governo danese che dall’ottobre 1943 chiede notizie sul destino degli ebrei catturati a Copenaghen, Adolf Eichmann accorda una visita al campo ai rappresentanti della Croce Rossa internazionale al fine di dissipare le voci relative ai campi di sterminio. Per eliminare l’idea di sovrappopolazione del campo molti ebrei vennero ulteriormente deportati verso un tragico destino ad Auschwitz. L’amministrazione del campo si occupò inoltre di costruire falsi negozi e locali al fine di dimostrare la situazione di benessere degli ebrei di Theresienstadt. I danesi che la Croce Rossa visitò erano stati temporaneamente spostati in camere riverniciate di fresco e non più di tre per camera. Gli ospiti poterono apprezzare l’esecuzione dell’opera musicale Brundibar (scritta dal deportato Hans Krása) eseguita dai bambini del campo.

Brundibar

La mistificazione operata nei confronti della Croce Rossa fu così riuscita che i tedeschi girarono un film di propaganda a Theresienstadt le cui riprese iniziarono il 26 febbraio 1944. Diretto da Kurt Gerron (un regista, cabarettista e attore ebreo apparso con Marlene Dietrich nel film L’angelo azzurro), esso era destinato a mostrare il benessere degli ebrei sotto la “benevolente” protezione del Terzo Reich. Sotto minaccia nazista, in cambio del film, il regista ebbe la promessa d’aver salva la vita. Dopo le riprese la maggior parte del cast, e lo stesso regista, vennero deportati ad Auschwitz dove Gerron e sua moglie vennero uccisi nelle camere a gas il 28 ottobre 1944. Il film completo non venne mai proiettato ma alcuni spezzoni vennero utilizzati dalla propaganda tedesca ed oggi ne rimangono solo alcuni frammenti.

Comunemente intitolato Il Führer dona un villaggio agli ebrei, il nome corretto del film è: Theresienstadt. Ein Dokumentarfilm aus dem jüdischen Siedlungsgebiet (in italiano: Terezin: Un documentario sul reinsediamento degli ebrei).

Viktor Ullmann, Der Kaiser von Atlantis- L’imperatore di Atlantide

Pavel Hass, Four Songs on Chinese Poetry

No. 1, I Heard Wild Geese
No. 2, In The Bamboo Grove
No. 3, Far Away Is The Moon Of Home
No. 4, Sleepless Night

Ilse Weber, Wiegala

Il film di propaganda nazista:

Theresienstadt: Ein Dokumentarfilm aus dem jüdischen Siedlungsgebiet (Terezin: Un documentario sul reinsediamento degli ebrei)

Biografia di Viktor Ullmann

Viktor Ullmann
Viktor Ullmann

Nacque l’1.1.1898 a Teschen (oggi Tesìn, Cechia). Nel 1914 si trasferì a Vienna. Durante la 1a Guerra Mondiale fu tenente dell’esercito asburgico. Dal 1918 al 1919 studiò con Arnold Schönberg, Joseph Polnauer, Heinrich Jalowetz e Eduard Steuermann. Dal 1920 al 1927 fu assistente di Alexander Zemlinsky al Neues Deutsches Theater (oggi Teatro dell’Opera) di Praga. Nel 1927, dopo che Zemlinsky lasciò Praga per Berlino assunse la direzione artistica dell’Opera di Aussig (oggi Ustì nad Labem). Nel 1920 aderì all’antroposofia trasferendosi con la sua famiglia a Zurigo; per la causa steineriana abbandonò temporaneamente la propria carriera dirigendo dal 1931 al 1933 la libreria antroposofica del Goetheanum di Stoccarda. Nel 1933 a causa alle Leggi di Norimberga la libreria fu chiusa d’autorità; costretto a lasciare la Germania tornò a Praga. L’8.9.1942 fu deportato a Theresìenstadt con la sua terza moglie Elizabeth e il figlio primogenito Max; ivi fu incaricato dal Freizeitgestaltung di coordinare l’attività culturale e artistica di Theresìenstadt. Oltre alla composizione si occupò della recensione dei concerti che si svolgevano nel Campo; divenne altresì direttore dello Studio für neue Musik. Il suo linguaggio musicale, imperniato su Mahler e sulle strutture di Schönberg si indirizzò gradualmente verso una ampia politonalità e la riscoperta delle proprie radici ebraiche. Il 16.10.1944 fu condotto con sua moglie ad Auschwitz dove presumibilmente il giorno dopo morì nelle camere a gas (Dal sito: musicaconcentrazionaria.org).

Biografia di Pavel Haas

Pavel Haas
Pavel Haas

Nacque il 21.6.1899 a Brno (Cechia). Studiò musica presso la Società Filarmonica di Beseda. Dopo 2 anni di servizio militare riprese gli studi di Composizione e Direzione d’orchestra al Conservatorio di Brno con Vilem Petrzelka e Jaroslav Kùnc. Dal 1920 al 1922 studiò con Leos Janàcek dal quale ereditò numerosi elementi di linguaggio e il tipico melos moravo. Tra le più rilevanti opere di quel periodo Scherzo Triste op.5 per orchestra (1921), Fata Morgana per tenore, pianoforte e archi op.6 (1923) e il Quartetto d’archi n.2 op.7 (1925). Divenne altresì Maestro sostituto all’Opera di Brno e poi a Saarbrucken. Il suo Quintetto per fiati op.10 (1929) lo rese celebre; l’opera Charlatan (1934-37), rappresentata a Brno nel 1938, fu premiata dalla Fondazione Smetana. La sua attività fu interrotta dall’occupazione tedesca della Cecoslovacchia. Nel dicembre 1941 fu deportato a Theresienstadt; superato un iniziale periodo di isolamento emotivo partecipò all’attività musicale del Campo. Il 16.10.1944 fu condotto ad Auschwitz dove presumibilmente il giorno dopo morì nelle camere a gas (Dal sito: musicaconcentrazionaria.org).

Hans Kràsa

Biografia di Ilse Weber

Ilse Weber
Ilse Weber

Nacque l’11.01.1903 a Vitkovice (Cechia). Poetessa, musicista amatoriale, autrice di libri per bambini come dei testi musicali e letterari delle proprie canzoni. Nel 1939 riuscì a salvare il figlio maggiore Hanus presso amici di famiglia residenti in Svezia. Nel 1942 venne deportata a Theresienstadt assieme a suo marito Willi e al figlio Tommy. Ivi svolse l’incarico di infermiera addetta alla sorveglianza infantile. Verso la fine del 1944 scelse volontariamente di accompagnare il marito e il figlio durante la deportazione ad Auschwitz. Presumibilmente in ottobre 1944 morì assieme al figlio nelle camere a gas. Il marito, inviato presso un campo di lavoro, sopravvisse e riuscì a ricongiungersi al figlio Hanus (Dal sito: musicaconcentrazionaria.org).

Riferimento bibliografico

Dario Oliveri, Hitler regala una città agli ebrei. Musica e cultura nel ghetto ebraico di Theresienstadt, Epos, 2008.

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Riferimento discografico

Terezin/Theresienstadt, Deutsche Grammophon

terezin

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