Antonio De Lisa- Sopralluoghi per una ricerca di arte iranica

Introduzione e premessa

Questo sopralluogo è diviso in più parti. La prima è frutto di un viaggio in Iran compiuto nel 2013, la seconda in uno studio per preparare un esame di Archeologia e Storia dell’arte iranica presso L’università Orientale di Napoli, la terza in un’esplorazione personale per un eventuale secondo viaggio in Iran.

Geografia fisica e culturale dell’Iran

L’Iran si colloca fra Medio e Vicino Oriente, a sud del Mar Caspio ed ha un lungo tratto di costa sul Golfo Persico e su quello di Oman. Il territorio iraniano è in buona parte costituito da un altopiano, orlato in vari punti da catene montuose spesso di un certo rilievo, numerose anche le zone desertiche, solo nei pressi del confine meridionale con l’Iraq e sulle coste del Caspio vi sono condizioni ambientali ideali per l’agricoltura.

Il territorio dell’Iran è piuttosto montuoso, l’altezza media del Paese è infatti di 1.200 metri; diverse le catene montuose, in particolare nelle aree settentrionali ed occidentali, dove troviamo i Monti Zagros, che hanno un orientamento da nord-ovest verso sud-est ed i Monti Elburz, dove sono ubicate le più alte vette iraniane e che si innalzano impetuosi a breve distanza dal Mar Caspio, seguendone le coste meridionali. La parte centrale è invece costituita da un vasto altopiano, con diverse zone desertiche, mentre verso i confini orientali tornano a farsi preponderanti le aree montuose; poche le zone pianeggianti, lungo il Mar Caspio e l’Oceano Indiano e vicino al confine meridionale con l’Iraq.

 I Persiani costituscono il 63% della popolazione, nel Paese ci sono cospicue minoranze, stanziate specialmente nelle aree di confine, si tratta in particolare di Azeri (16%), Curdi (9%) e Luri (6%); la religione di stato musulmana sciita è professata dal 90% della popolazione, mentre il 9% è musulmano sunnita.


Yazd

Torre del silenzio a Yazd

Il viaggio dalla città in cui ero stamattina, Yazd, è stato faticoso, in un caldo feroce. E’ il sole belva degli altipiani, in un deserto ghiaioso che si alterna alla steppa, a 1500-2000 metri di altitudine. E’ la via che viene dal Pakistan. I camion in transito alzano nuvole di polvere, che si mischia ai vortici di aria surriscaldata. Mi bruciavano gli occhi, ma ora è tutto passato.


Isfahan

La gente si riversa per le strade a qualsiasi ora del giorno e della sera. All’uscita del ristorante ho fatto un giro nella Piazza dell’Imam (Maydam Imam), nel centro di Isfahan; una piazza immensa: lunga 500 metri e 160 larga, una delle più grandi del mondo. Il prato nelle aiole della piazza era punteggiato da intere famiglie che si preparavano da mangiare, con tutto l’occorrente, compreso il fornelletto. Ho l’idea che l’aria negli appartamenti sia irrespirabile, meglio il fresco della sera e della notte, sdraiati nel pieno centro.


Persepoli

La splendida Persepoli, i resti della città regale – della città abitata dal popolo non è rimasto nulla- realizzata per volontà di Dario, che predispose la dislocazione palaziale a illustrazione della  magnificenza persiana, fu letteralmente depredata da Alessandro Magno. Qualcuno ha scritto che quel gesto intendeva vendicare, da parte del condottiero macedone, l’incendio di Atene appiccato dai persiani. Persepoli è come una specie di gigantesco monumento al grande scontro, Persia contro Grecia. Le porte di Persepoli sono rivolte verso Occidente: è lì il nemico.


Pasargade

La tomba di Ciro a Pasargade
Pasargade

Shiraz e il Fārs

Il Fārs fu la patria originaria del popolo persiano e, in assoluto, una delle più ricche e meglio organizzate province del Califfato dei Rashidun, di quello omayyade e di quello abbaside. La lingua dell’Iran, il Fārsi, prende il suo nome da questa provincia. Anche l’antico nome del paese, Persia, deriva dalla forma greca, Persis (reso anche con Perside), del nome originario della provincia, Pārsā.

Shiraz è la città di città dell’Iran capoluogo della prov. di Fārs. Situata su un’alta terrazza (1585 m s.l.m.) al centro di un’oasi ben coltivata dei Monti Zagros, si trova lungo la grande via di comunicazione che dal Golfo Persico conduce all’Iran centrale. Centro commerciale e sede di tradizionali lavorazioni artigiane (argento, tappeti di lana) e di moderne industrie (elettrotecnica, chimica, petrolchimica, tessile e del cemento).

Le tombe nella roccia di Raqsh-i Rustan


Ctesifonte

La situazione delle rovine di Ctesifonte è a circa 40 km. a sud di Baghdād, intorno al villaggio di Salmān Pāk, così detto da un compagno di Maometto che ivi si ritiene sepolto.

E’ stata Capitale dell’impero persiano nell’epoca partica e sāsānide (129 a. C. – 637 d. C.). Fondata sul Tigri di faccia all’antica Seleucia come accampamento aulico degli Arsacidi, poi trasformata in residenza fortificata e in sviluppo continuo dopo la distruzione di Seleucia (164 d. C.), ebbe la sua maggiore estensione sotto i Sāsānidi nel sec. V e VI d. C. Era importante come centro della nuova civiltà iranica, basata sull’antica tradizione achemenide e penetrata dall’influsso ellenico. La religione ufficiale era il mazdaismo di Zoroastro, ma esisteva una minoranza ebrea che nei suoi collegi coltivava le tradizioni della scienza greca, e un’altra cristiana, più numerosa, di confessione nestoriana, che possedeva parecchie chiese e la cattedrale di Kōkhē. Al tempo della conquista islamica (637) Ctesifonte, chiamata dagli autori arabi al-Madā’in (cioè “le città”), si componeva di 7 comuni e seguitò ad avere importanza fino alla fondazione di Baghdād (762).

Ctesifonte ((Tisphoon))
Padiglione dell’Udienza Reale
Capitale dell’impero sasanide neo-persiano dell’Iran
intorno al V secolo d.C

Kashan

Sultan Amir Ahmad Bathhouse
Dinastia safavide del XVII secolo
Kashan, Iran

Le iscrizioni di Bisotun

Le Iscrizioni di Bisotun sono delle iscrizioni multi-lingue situate sul Monte Behistun nella provincia iraniana di Kermanshah, nello shahrestān di Harsin, tra le più importanti iscrizioni antiche di tutto il Vicino Oriente.

Le iscrizioni, risalenti agli anni fra il 520 e il 518 a.C. durante il regno di Dario I, sono composte da tre versioni dello stesso testo, scritte in caratteri cuneiformi in tre diverse lingue: antico persiano, elamitico e babilonese. Queste iscrizioni furono per la scrittura cuneiforme quello che fu la stele di Rosetta per i geroglifici egiziani: il documento cruciale per decifrare un sistema di scrittura che si credeva perduto.


Appendice- Le condizioni abitative

Cortili iraniani


In una tradizione che contrasta con quella occidentale del ‘cortile anteriore’ aperto il cortile persiano è rivolto all’interno. Spesso contiene una piscina/fontana poco profonda ‘howz‘, finestre rivolte verso l’interno, alberi di latifoglie e muri di mattoni ricoperti di edera che lo rendono un tranquillo rifugio dal mondo esterno.

Movimenti interni

Una cosa che mi ha colpito dell’Iran è che i suoi abitanti visitano in massa ogni genere di monumento. C’è una smania di movimento che forse compensa alcune privazioni, come quella di viaggiare o parlare liberamente. L’effetto di questo movimento è che la gente è mediamente colta sulla propria storia nazionale; questa volontà di ricollegarsi alla propria storia alimenta un sentimento di orgoglio neo-persiano che è visibile ovunque. A Persepoli intere scolaresche sciamavano tra i resti di quel  sito suggestivo, sotto un caldo che scorticava la pelle, una specie di delirio termico nel quale ci i muoveva come atomi.

Storia e pratica dello zourkhaneh, il wrestling iranico

La storia millenaria di zourkhaneh.- Il wrestling tradizionale iraniano (koshti) risale all’antica Persia e si dice che sia stato praticato da Rustam, eroe mitologico iraniano dell’epopea Shahnameh. Mentre gli stili popolari erano praticati per lo sport da ogni gruppo etnico in varie province, il grappling per il combattimento era considerato la specialità particolare dello zourkhaneh. Lo scopo originale di queste istituzioni era quello di addestrare gli uomini come guerrieri e instillare loro un senso di orgoglio nazionale in previsione delle prossime battaglie. Il disegno mitraico e i rituali di queste accademie testimoniano la sua origine partica (132 a.C. – 226 d.C.).

Il sistema di addestramento zourkhaneh è quello che ora è noto come varzesh-e bastani, e la sua particolare forma di wrestling è stata chiamata koshti pahlevani, dopo la parola partica pahlevan che significa eroe. Quando gli arabi invasero la Persia intorno al 637 d.C., lo zourkhaneh servì come luogo di incontro segreto dove i cavalieri si addestrevano e mantenevano vivo uno spirito di solidarietà e patriottismo. Gli invasori hanno ripetutamente preso di mira le case di forza per scoraggiare i ribelli, ma quelle nuove sarebbero sempre state organizzate in un luogo diverso. In seguito alla diffusione dell’Islam sciita, e in particolare dopo lo sviluppo del sufismo nell’viii secolo, varzesh-e pahlavani ne assorbì componenti filosofiche e spirituali. Gli inni religiosi furono incorporati nella formazione e il primo imam sciita Ali fu adottato come patrono zourkhaneh.

Oggi ci sono circa 500 zourkhaneh in Iran e ognuno ha forti legami con la propria comunità locale. Combina arti marziali, calisthenics, allenamento della forza e musica. Contiene elementi della cultura iraniana pre-islamica e post-islamica (in particolare zoroastrismo, mitraismo e gnosticismo) con la spiritualità dell’Islam sciita iraniano e del sufismo. Praticate in una struttura a cupola chiamata zourkhaneh, le sessioni di allenamento consistono principalmente in movimenti ginnici rituali e climax con il nucleo della pratica di combattimento, una forma di sottomissione chiamata koshti pahlavani.

Il cibo, il popolo, l’accoglienza

Ho finito da poco di cenare nel ristorante Sherzade, pieno di specchi e sfavillante di luci. La sala era strapiena di gente. Le persone a Isfahan sono molto curate, si sente una diversa energia nella vecchia capiale dei savafidi rispetto alla città che ho lasciato stamattina, Yazd, come dicevo. E’ stato come passare dall’Iran profondo e devoto a un Iran dinamico e un tantino troppo consapevole di sé, chiassoso, forse persino un po’ arrogante. A cena ho ordinato un piatto di ragù di pollo con sugo di melograno e uva, che ho trovato squisito. L’ho accompagato con una bevanda di yogurt liquido e menta.

Raramente mi sono dovuto lamentare del cibo durante il viaggio. Anche i chioschetti che ho incontrato nelle città, da Shiraz a Yazd, da Yazd a Na’in, da Na’in a Isfahan a Kashan, hanno svolto egregiamente il loro compito. Nei “fast food” spesso si trovano degli ottimi falafel; nei trabocchevoli negozi di frutta c’è tutto un mondo da esplorare; nelle mescite i frullati, specie quello di melone, sono gustosissimi e dissetanti.

Mi sono avviato lentamente e a piedi verso l’albergo, nel sempiterno traffico asiatico, fiumi di macchine che riempiono strade e viali, fumando una sigaretta locale: filtro bianco e tiraggio aleatorio. In questo paese le comodità sono un optional prezioso, ma a me basta l’essenziale. La gente si accontenta di quello che ha, in un sistema autarchico rigorosissimo, ma quando può si cura al meglio, soprattutto le ragazze.

Nella considerazione generale del paese che sto attraversando con vivo interesse bisogna sempre operare su due livelli: uno è quello ufficiale, che è meglio tenere da parte; l’altro è quello popolare. Sul secondo non si può dire altro che bene.

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Categorie:040.05.02- L'universo dell'arte iranica antica

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