Inizia con i primi decenni del ‘900 un’attenzione sempre più crescente verso lo scavo archeologico come mezzo da impiegare per fare storia. I grandi cantieri aperti da Arbman in Scandinavia, da Holwerda a Dorestad e da Jankuhn a Hedeby fecero scuola in Europa e soprattutto nell’Inghilterra degli anni ’30 e ’40, influendo verso una nuova impostazione metodologica della ricerca.La ricerca fu in alcuni casi, soprattutto per la Germania e per la Polonia, un mezzo per fare politica e fornire forti addentellati culturali agli avvenimenti del tempo.In Germania l’archeologia era concentrata nel dimostrare il predominio della stirpe germanica nella civilizzazione dell’Europa centro-settentrionale. In Polonia, soprattutto dopo il 1918, i primi scavi sistematici di alcuni siti altomedievali fortificati (Biskupin, Kecko e le antiche capitali Gniezno e Poznan) tesero in contrapposizione a dimostrare l’origine autoctona della propria cultura. Questi scavi rappresentano poi la base documentaria della prima sintesi sulla civiltà protopolacca scritta peraltro da Kostrzewski durante la guerra.Si era comunque consolidata in tutti i paesi una tradizione di studi di archeologia della morte, legata anch’essa molto da vicino alla riscoperta di un’identità nazionale (per esempio l’archeologia merovingica in Francia, gli studi sulle popolazioni gote e longobarde in Italia).Infine la disciplina iniziava a trovare (in Francia, nei paesi scandinavi, in Germania ed in Inghilterra) un suo ruolo accademico nell’analisi delle vicende storiche e sociali, grazie anche alla nuova corrente storica francese delle “Annales”, che affermava l’esigenza di studi storici interdisciplinari, in cui il dato materiale poteva dare ottime prospettive di ricerca Prima metà del ‘900. Tra archeologia dell’insediamento e politica Inghilterra- Nei primi anni del XX secolo l’interesse per l’archeologia medievale declinò. I monasteri continuavano ad essere scavati e ad essi si aggiunsero anche scavi di castelli ma si trattava di interventi finalizzati al solo recupero delle strutture ed a una loro reintegrazione per il pubblico: si persero irrimediabilmente moltissime stratigrafie.Prime indagini sui villaggi abbandonati inglesi – Solo dal 1930 ebbero inizio i primi scavi stratigrafici di insediamenti e di castelli ed alla fine degli anni ‘40 Maurice W.Beresford e William George Hoskins, cominciarono a sondare archeologicamente alcuni villaggi medievali abbandonati, per comprendere le cause della loro fine. Simon Denison talks to Maurice Beresford Archeologia Medievale come disciplina storica – Scavi in Scandinavia avevano dimostrato la possibilità di impiegare l’archeologia per scrivere la storia ed influirono verso una nuova impostazione metodologica della ricerca. Dietro tale spinta, per esempio, Robert Mortimer Wheeler (straordinario direttore del Museo di Londra) incoraggiò il giovane archeologo Gerard Clough Dunning a verificare il potenziale archeologico delle aree londinesi destinate allo sviluppo edilizio. Inoltre affidò ad un giovane laureato, John B. Ward Perkins, la compilazione del catalogo di tutti i rinvenimenti. Nelle sue intenzioni, il censimento e la catastazione dei dati dovevano servire per impostare ricerche scientifiche future. Sir Mortimer Wheeler (1890-1976)Mortimer Wheeler Archaeological LecturesROMAN ART AND ARCHITECTURE Mortimer WheelerWard-Perkins, John BryanRoman Imperial Architecture John Bryan Ward-Perkins La ricerca tedesca – Kossinna il diretto predecessore dell’archeologia nazista teorizzò la Siedlunsarchaeologie (l’Archeologia dell’insediamento). Tale orientamento di ricerca tese a stabilire delle coincidenze meccaniche tra “stirpi”, aree di occupazione e reperti materiali servendosi dei corredi funebri. Con Richtofen iniziò scontri durissimi sulle origini della Polonia e della Slesia in opposizione agli studiosi polacchi. Ai primi anni ‘20 risalgono anche le ricerche tedesche sulle antiche città polacche di Opole, Wolin e Santok, allora comprese nei territori germanici, con conclusioni in gran parte falsate e sforzate da preconcetti sul predominio della stirpe germanica nella civilizzazione dell’Europa centro-settentrionale. Gustaf Kossinna (1858-1931)Ethnic and Cultural IdentityUnraveling Hitler’s SecretWolin Nazismo e Archeologia 1 – Con il Nazismo acquista rilievo eccezionale la ricerca archeologica sui popoli germanici dell’età delle migrazioni. Iniziarono ingenti sovvenzioni da parte del Partito nonchè la trasformazione della “Società Tedesca di Preistoria” in “Lega del Rich per la Preistoria Tedesca”. Lo stesso Himmler fu curatore e presidente dell’associazione “Deutsche Ahnenerbe” (Eredità dei Progenitori Tedeschi) fondata nel 1937 e sovvenzionatrice di scavi e ricerche. Heinrich Himmler (Holocaust Timeline)Who was Heinrich Himmler? Nazismo e Archeologia 2- Il periodo tra le due guerre vide anche la partecipazione di archeologi preistorici agli scavi di chiese e monasteri; le esperienze svolte nella cattedrale di Bonn (1928-30) e nel monastero di Xanten (1933-34) segnano una tappa fondamentale nell’evoluzione verso la moderna Archeologia Medievale; la presenza dei preistorici garantì l’applicazione di metodologie di scavo rigorose. Allo stesso modo fu una pietra miliare lo scavo a Hohenrode, insediamento di X-XIV secolo, di Grimm (1935-7) con studio sulle vie di comunicazione, tipologia degli edifici, storia culturale, economica e sociale. Significativi sono anche gli interventi di Raschke sull’insediamento slavo di Oppeln (1929-33), le indagini sul sito altomedievale di Gladbach (1937) ed a Merdinghen in area alamanna (1940). XantenArchaeological Park – Xanten Nazismo e Archeologia 3- Durante la seconda guerra mondiale l’occupazione dell’Ucraina, della Polonia, della Cecoslovacchia e della Russia furono occasione per l’efficiente macchina nazista di unire depredazioni di musei a campagne di scavo nei territori invasi. Nella sfera della ricerca sul campo si segnalano le indagini di Jankuhn (direttore dell’Istituto di Preistoria di Rostock) e Paulsen (docente di preistoria a Berlino), uno dei maggiori specialisti dell’archeologia delle invasioni barbariche. Nel 1930 Herbert Jankuhn iniziò l’esplorazione della città fortificata di Hedeby, un insediamento abbandonato del nord della Gemania (presso Schleswig). HedebyHedebyHedebyHedeby Village (3d)Problems of Political Reeducation in West Germany, 1945-1960 Polonia e il problema della formazione dello Stato – La storiografia polacca si è posta da sempre il problema della formazione dello stato. L’origine autoctona dello stato polacco fu sostenuta da J.Lelewel (1768-1861), storico ed uomo politico di fama internazionale. La tesi dell’origine vichinga dei Piasti (i duchi di Polonia), sostenuta peraltro da studiosi tedeschi sino ancora alla seconda guerra mondiale, provocò una decisa reazione della ricerca storica polacca. Soprattutto dopo il 1918 iniziarono i primi scavi sistematici di alcuni siti altomedievali fortificati: Biskupin, Kecko e le antiche capitali Gniezno e Poznan. Historia Polski: PiastiBiskupinBiskupinGnieznoGnieznoGnieznoMuzeum Gniezno Scandinavia tra gli inizi di un’archeologia urbana e rurale- In Scandinavia, agli inizi del XX secolo, si andava consolidando una tradizione di archeologia urbana. Lo storico dell’arte Ragnar Blomqvist intraprese una lunga esperienza a Lund. Karlin fu invece il primo a conservare, catalogare e studiare tutti i reperti raccolti nello scavo, senza distinzione tra oggetti di pregio ed oggetti comuni. Egli pubblicò poi tutti i reperti in un’apposita collana di Archeologia Medievale. Sebbene gli scavi stratigrafici fossero ancora rari, non mancarono le eccezioni, come il lavoro dello storico Carl af Ugglas a Gamla Lodose in Svezia, una delle indagini più significative della prima metà del ‘900. Ancora qui lo storico Sixten Strombom scavò e ricostruì la topografia della città più antica dal nome di Nya Lodose. In Danimarca, Gudmund Hatt e Axel Steensberg furono pionieri della archeologia rurale nei primi anni del ‘900. Lund – Mappa disegnata da BlomquistArkeologi i Lund Scandinavia: la creazione dei primi insegnamenti universitari – Tra la fine dell’800 ed i primi anni del ‘900 in Svezia si realizzò una netta divisione tra archeologia preistorica e medievale. La prima, grazie ad Hans Hildebrand ed Oscar Montelius divenne disciplina insegnata presso le Università: l’Archeologia era Archeologia preistorica. L’archeologia medievale non fu invece riconosciuta come tale in tutta la Scandinavia e venne timidamente inserita negli insegnamenti universitari solo dal 1920. Otto Rydbeck fu il primo docente di “Nordic and comparative archaeology and medieval archaeology” a Lund; Bengt Thordeman, tra 1920-1926, divenne “lecturer in art history and medieval archaeology” ad Upsalla. Oscar Montelius (1843-1921)Oscar Montelius (1843-1921)Oscar Montelius su francobolloHans Hildebrand (1843-1921)The Great Pagan Midwinter Sacrifice and the Royal Mounds at Uppsala Italia agli inizi del ‘900- Come afferma Sauro Gelichi nel suo manuale di Archeologia Medievale, gli orientamenti della ricerca storiografica si allontanavano in questi anni dalla ricerca archeologica sul campo. Il problema storiografico centrale era l’individuazione dell’identità nazionale; la cultura materiale venne presto trascurata dai nostri ricercatori, perché non consideravano le fonti materiali fonti storiche propriamente accettabili.Si assiste ad un’irreversibile declino e il dibattito sul metodo si attesterà su posizioni di retroguardia, lasciando il campo ai soli preistorici, latori delle istanze della “scienza degli analfabeti” per antonomasia o a figure isolate ed emarginate, come Nino Lamboglia. Il museo archeologico navale “Nino Lamboglia”Istituto internazionale di studi liguriGli scavi di Ventimiglia Italia e l’archeologia longobarda – L’archeologia del medioevo fu relegata ad aspetti marginali della ricerca; non esisteva né come disciplina, né come concetto, con risultati disastrosi sul piano della tutela e della conservazione dei monumenti e degli oggetti. Ha comunque inizio in questa fase un trentennio di proficuo lavoro per l’archeologia longobarda con i primi sistematici scavi di necropoli: dopo gli interventi di fine ‘800 di Castel Trosino e di Nocera Umbra, nel 1907-10 e nel 1913-14 Ernesto Galli scoprì una serie di inumazioni in Toscana, a Fiesole (FI) e ad Arcisa (Chiusi-SI). Il contributo degli archeologi italiani alla crescita dell’archeologia longobarda, si limitò all’esplorazione e all’edizione dei cimiteri. Un inquadramento critico si deve a due studiosi d’oltralpe: N.Aberg (attribuzione dei materiali ai longobardi) e S. Fuchs (studiò le crocette auree e le fibule). Pur legati a modelli teorici affinati nel primo dopoguerra (per esempio l’equazione territorio=razza e razza=tipo di corredo) ed al tema della diffusione dei germani in Europa, la tradizione di studi dalla quale provenivano lasciò i fondamenti basilari della disciplina: dalla classificazione dei materiali con attenti metodi di analisi alla creazione di seriazioni cronologiche di manufatti e di contesti. La Necropoli dell’Arcisa Italia e la tradizione di studi della ceramica post classica – Anche gli studi sulla ceramica post-classica italiana ebbero agli inizi del ‘900 un primo significativo sviluppo.Nel 1908 un giovane funzionario comunale, Gaetano Ballardini, fondò a Faenza il primo nucleo dell’istituzione più prestigiosa in questo campo: il Museo Internazionale delle Ceramiche di Faenza, del quale fu poi emanazione il “Bolletino del Museo Internazionale delle Ceramiche”.Nel 1933 lo stesso Gaetano Ballardini dava alle stampe un importante studio: “Introduzione al corpus della maiolica italiana”; nel 1938 editava invece il volume “La maiolica italiana dalle origini alla fine del Cinquecento”; nel 1943 aveva redatto “L’eredità ceramistica dell’antico mondo romano” (poi stampato postumo nel 1964 per i tipi del Poligrafico dello Stato).Si segnalano infine anche studiosi locali che hanno portato importanti contributi come Luigi Conton che concentrerà i propri interessi sulla laguna veneta e nel 1940 pubblicherà il volume “Le antiche ceramiche veneziane scoperte in laguna”. Ballardini a FaenzaArticolo tratto da Gaetano Ballardini, Maiolica, in Enciclopedia Italiana di Scienze, Lettere ed Arti, Vol.XXI – Roma,1951 – pp.957-967Luigi Conton Inizi seconda metà del ‘900. Archeologia Medievale come disciplina Inghilterra- Nel 1952, mentre Beresford stava per aprire una trincea nel villaggio abbandonato di Wharram Percy, incontrò Jhon G. Hurst. Hurst, insieme al collega Jack Golson, e Beresford, misero in atto il “Wharram Research Project”. Wharram Percy The Lost Medieval Village L’archeologia medievale inglese, portando a termine un progetto che offriva dati quantificabili sulla storia economica e sociale di un sito, gettava così le sue basi, consolidate in quegli anni dalla nascita della “Society for Medieval Archeology” nel 1956 (fondata anche dietro la spinta di Hurst in parallelo alle analoghe associazioni dedicate agli studi preistorici e romani) e della rivista “Medieval Archeology”. Nel 1952 era stato inoltre costituito il “Deserted Medieval Research Group” che svolse un gran numero di ricerche sulla storia dell’insediamento rurale. Soprattutto nei primi anni, la Società ebbe le funzioni di un foro dove si mettevano a punto le strategie di ricerca e dove veniva perfezionata la raccolta dei dati come base per la ricerca scientifica. The Society for Medieval ArchaeologyDopo la seconda guerra mondiale si verificarono i primi tentativi di studiare archeologicamente la città medievale con scavi a Canterbury e Londra. Furono però interventi effettuati a piccola scala. Sino ad allora era stata soprattutto la fase romana più che quella medievale ad interessare gli archeologi, ma dalla fine degli anni ’50-primi anni ’60 iniziò con un progetto coordinato lo scavo di nuclei urbani medievali, soprattutto Winchester, Stamford e King’s Lynn. Tali interventi furono gli apripista di un gran numero di scavi urbani che hanno caratterizzato l’archeologia medievale inglese tra gli anni ’70 ed ’80. L’indagine sulla città ha costituito inoltre uno dei maggiori motivi di successo dell’Archeologia Medievale in Inghilterra. Canterbury CathedralCanterbury Archaeological Trust Francia – Nel 1951 Michel de Bouard (fondatore del Museo di Normandia e della rivista Annales de Normandie) costituì presso l’Università di Caen il “Centre de Recherche Archéologiques Médiévales” (CRAM) che promosse ricerche su insediamenti altomedievali e medievali; dette poi inizio ad una serie di convegni periodici a Chateau Gaillard nei quali si discutevano nuovi metodi e nuove strategie di ricerca nello studio dei castelli e dei villaggi di capanne. Dal 1971 la pubblicazione del periodico Archéologie Médiévale. Nei primi anni ’60 l’Ecole Pratique des Hautes Etudes dell’Università di Aix-en-Provence con la direzione di Damiens d’Archimbaud iniziò lo scavo del villaggio provenzale di Rougier e nel 1967 venne costituito il “Laboratorio”, uno dei centri principali di archeologia post-classica nel Mediterraneo occidentale. Musée de NormandieAnnales de NormandieCRAMChâteau GaillardArchéologie MédiévaleCanterbury Archaeological Trust Germania – L’Archeologia medievale, ormai con metodologie e finalità di ricerca finalmente maturate, vede in questi decenni un salto di qualità peraltro già anticipato da alcune delle esperienze degli anni ’30 e ’40. Bohner con il suo Antichità Franche nella regione di Trier (1958) perfezionò la datazione dei corredi tombali e lesse il contesto in funzione della storia insediativa; Stein nel 1967 portò interpretazioni sulla gerarchia sociale tramite la presenza di merci di importazione nelle sepolture ed Huber, nello stesso anno, iniziò per lo stesso scopo lo studio antropologico degli inumati. Si verificano anche un grande numero di indagini su chiese con estesi cantieri di scavo e per la ricerca sugli abitati è obbligatorio segnalare il grande lavoro di Winkelmann a Warendorf nel 1958 (insediamento sassone articolato per fattorie in Westfalia) e le indagini di Jansenn a Hohenrode tra 1961-62. Infine sono da citare gli scavi sistematici sull’insediamento fortificato di Tornow (Herrmann, tra 1966-73), sui palazzi imperiali, sui piccoli villaggi abbandonati e sulle piccole fortificazioni delle aree di Christenberg e Buraberg. Polonia – Al termine del conflitto mondiale gli archeologi con un sostegno statale fortissimo, organizzarono un complesso programma di scavi e ricerche sistematiche in vista delle celebrazioni del Millennio (mille anni dello stato polacco). Nel 1949 venne creato un comitato scientifico con 25 stazioni archeologiche in provincia che nel 1954 fu incorporato nell’Istituto di Storia della cultura materiale dell’Accademia Polacca delle Scienze a Varsavia (diretto a partire dal 1955 dall’archeologo medievista Withold Hensel). Le stazioni archeologiche raggiunsero il numero di 50 nel 1960 e furono affiancate da laboratori specializzati nei diversi campi delle scienze naturali (botanica, zoologia, antropologia fisica, chimica, geologia) che eseguivano analisi specialistiche di tutti i generi di reperti utili a fornire dati sulle condizioni ambientali e le tecnologie significative per gli insediamenti esaminati. Inoltre venne avviata una massiccia catalogazione di tutti i tipi di fonti note al quale conseguirono gli atlanti storico ed etnografico polacco, l’inventario dei centri fortificati e dei rinvenimenti monetari. La problematica di fondo era la genesi dello stato, le cui origini erano scarsamente illustrate dalle fonti documentarie. La formazione dello stato polacco aveva avuto inizio nella seconda metà del IX secolo, con un processo opposto da quello verificatosi nell’Europa occidentale. Furono applicati modelli interpretativi marxisti. Marxismo Scandinavia – Alla fine degli anni ’50, in Svezia, iniziano i primi corsi universitari regolari di Archeologia Medievale, grazie a Erik Cinthio dell’ateneo di Lund (docente di storia dell’arte e archeologia medievale) e nel 1962 venne organizzato il primo corso di laurea. Cinthio rappresenta la figura di raccordo tra un’archeologia ancora legata all’antiquaria ed un’archeologia come disciplina storica. L’altro cantiere urbano decisivo per il consolidamento dell’Archeologia Medievale in Svezia fu Thule a Lund, aperto nel 1961 e diretto da Ragnar Blomqvist, poi da Anders Martensson direttore dell’Antiquarium Comunale di Lund. Erik Cinthio, Lunds universitet Arkeologi i Lund Italia – Tra gli anni ’60 e ’70 l’archeologia longobarda continuava nella sua attività di ricerca. Otto von Hessen e Volcher Bierbrauer (allievi di Werner) lavorarono ad una sistematica revisione dei principali nuclei o contesti cimiteriali di età gota e longobarda rinvenuti in Italia. Si trattò di una revisione dei contesti funerari; nessun intervento aveva come finalità l’indagine di strutture insediative del primo altomedioevo. Otto von Hessen Lo scavo sul sito fortificato di Ibligo-Invillino (in Friuli, 1962) dell’Università di Monaco fu una novità sul piano della ricerca archeologica altomedievale italiana, anche se l’indagine era solo finalizzata alla comprensione di un insediamento longobardo (identificato con un castrum ricordato da Paolo Diacono-Historia Langobardorum IV, 37). I veri inizi dell’archeologia medievale in Italia come disciplina storica risalgono ai primi anni Sessanta. Data infatti al 1964 il contributo di Gian Piero Bognetti dal titolo “I rapporti pratici fra storia e archeologia”. Ricerche in questo senso furono promosse dallo stesso Bognetti con gli scavi condotti a Torcello ed a Castel Seprio. Paolo Diacono, an Encyclopaedia BritannicaCastelseprioMuseo di Torcello Contemporaneamente il Centro Italiano di Studi sull’Alto Medioevo di Spoleto grazie in particolare a Michelangelo Cagiano de Azevedo ed a Gina Fasoli intensificava il dibattito sull’interesse per l’Archeologia Medievale. Centro Italiano di Studi sull’Altomedioevo Gli scavi di quegli anni (Invillino, Castel Seprio e Torcello) ebbero il merito di spostare l’interesse dall’analisi dei manufatti ai contesti archeologici complessivi.In questi anni si avvertiva la necessità di un’archeologia che andasse oltre la periodizzazione tradizionale che la faceva concludere con l’origine del Romanico e l’inizio di una documentazione scritta più consistente. Da qui nasceva un confronto più stretto con la documentazione scritta e, quindi, con problematiche storiografiche complesse. Se l’avvio per la definizione della Archelogia Medievale in Italia fu impresso dall’equipe dei polacchi dell’Istituto di Storia della Cultura Materiale di Varsavia, il contibuto più significativo venne comunque dalla British School di Roma dove John B.Ward Perkins organizzò nelle campagne laziali indagini di archeologia estensiva che contribuirono a ricostruire un quadro della dinamica insediativa e posero le basi per le ricerche sulle strutture dell’insediamento accentrato. Così si indagarono Santa Cornelia, Santa Rufina e Anguillara, divenute punti di riferimento per la cronologia della ceramica altomedievale. Si avviarono anche le indagini stratigrafiche su siti incastellati dei secoli centrali e del basso Medioevo: Castel Porciano e successivamente Colle San Pietro e Ponte Nepesino dove si ricostruisce un nuovo modello di incastellamento. British School at RomeBritish School: Archaeology | |
Fonte: http://archeologiamedievale.unisi.it/NewPages/LINK/storia_arch_03.html
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