
Un recentissimo studio americano ha dimostrato che i giocattoli di plastica rilasciano pericolosi interferenti endocrini, come ftalati e bisfenoli utilizzati per rendere la plastica flessibile ed elastica, mediante il contatto con le mani o con la mucosa della bocca (contatto bocca-mani).
Queste sostanze pericolose vengono lentamente rilasciate dal giocattolo di plastica e vengono assorbite dai bambini o dai neonati a contatto con la pelle e con le mucose della bocca.
Esse sono dette interferenti endocrini perché agiscono nel nostro organismo andando ad interferire con i delicati equilibri ormonali, fondamentali per il normale sviluppo di numerosi tessuti ormono-sensibili come le ovaie, i testicoli, la mammella e la tiroide.
Le microparticelle di plastica, presenti nei giocattoli, possono essere anche inalate e anche sotto
quest’ottica, i bambini, essendo più attivi e respirando più rapidamente degli adulti, assorbono più aria in relazione al peso corporeo, esponendosi così ad un rischio più elevato di malasanità dovuta alla microplastica nei polmoni.
Un caso di studio sulla polvere urbana della città iraniana Teheran, ha rivelato che i bambini possono
ingerire fino a 3.200 particelle di plastica all’anno. Un dato da brivido se si pensa che il rilascio della microplastica nell’aria può essere scaturito anche dai giocattoli stessi, i primi oggetti che un neonato tocca.
Secondo gli studiosi americani sarebbe necessario pulire due volte a settimana i giocattoli in plastica con acqua e ipoclorito (candeggina) per ridurre in maniera drastica la quantità di interferenti endocrini assorbibili dai bambini.
A tal proposito l’America ha dichiarato «Con la plastica non si gioca».
Questa mobilitazione “rifiuti zero” prende di mira i giocattoli anti-ecologici e crescono gruppi dove ci si può scambiare suggerimenti su come realizzare o dove comprare balocchi di legno, stoffa o carta. Così l’industria dei giocattoli – che a livello mondiale vale 89 miliardi di dollari – ora corre ai ripari.
Le contromosse riguardano ad esempio l’industria Lego, che nel 2016 ha avuto un fatturato di 5,49 miliardi di utili, si è impegnata infatti a mettere in commercio dal 2030 dei “mattoncini” sostenibili sia per il materiale di fabbricazione che per quello dell’imballaggio. La Hasbro invece ha annunciato che presto utilizzerà solo plastiche di origine vegetale, mentre la Mattel ha inserito nelle confezioni le istruzioni su come riciclare le componenti del giocattolo.
In più da settembre i ristoranti britannici della catena di fast food Burger King non regalano più piccoli giochi di plastica a chi ordina menu per bambini. È una scelta fatta per ridurre il consumo di plastica, una cosa su cui da qualche anno le aziende fanno molta attenzione, per via di un maggiore interesse a riguardo da parte di sempre più persone. La divisione britannica di Burger King ha anche incoraggiato i clienti a riportare nei ristoranti tutti i vecchi giocattoli in plastica in vista di un evento chiamato meltdown, in cui, dopo essere stati opportunamente selezionati e divisi, infatti, a dicembre i giochi
Lo Studio NHANES 2003-2014 ha misurato la concentrazione di interferenti endorici in due gruppi di circa 4000 individui in età scolare distinti per età, dai 6 agli 11 anni e dai 12 ai 19 anni.
Il gruppo di studiosi ha misurato maggiori concentrazioni, statisticamente significative, di ftalati nei bambini, che pranzavano a scuola rispetto a quelli che invece facevano pranzo a casa.
Questo articolo dimostra ancora una volta che utilizzare cibi preparati, confezionati e conservati in contenitori di plastica, oltre a piatti, forchette, bicchieri monouso, tipici della mense scolastiche, espone i bambini ad un ulteriore importante e gratuito rischio di esposizione a potenti interferenti endocrini come gli ftalati.
Rebecca Converti, Greta Caggiano, Alessandra Onorato

Ricerca collettiva della Classe
di Storia e Filosofia – IV E
Liceo Scientifico Galilei di Potenza

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