Lettura a più voci dell’Antigone di Sofocle in una Terza di Liceo scientifico

La potenza impressionante del Mito tragico

E’ stato per primo Aristotele a riconoscere nella tragedia antica la potenza impressionante del Mito. Tragedia è catarsi delle passioni umane, tragedia (teatro) è la rappresentazione non di uno spettacolo (che è il mezzo) ma delle contraddizioni del vivere sociale. Tragedia è agorà ermeneutica, raccontare in pubblico quello che la narrazione ufficiale del potere non può dire. Tragedia è il dolore della vita.

La potenza di cui parlavano Aristotele, Schopenhauer, Nietzsche fa sentire ancora i suoi straordinari echi. Portate un libro in classe, ragionateci un po’ sopra con i ragazzi e vi accorgerete che il vostro è solo un ruolo di modesti interpreti, il lavoro per voi lo fanno i grandi del teatro, i tragici greci, Shakespeare, Becket. Basta saperli ascoltare

A.DeL.

Mario Pio Russo- Non immaginavo che un libro potesse scuotermi così nel profondo

La tragedia di Antigone mi ha sorpreso, non immaginavo che un libro potesse scuotermi nell’animo e indurmi a riflettere sulle cose per me realmente importati. Vivo in una società catturata dai mass media, dalla tecnologia, dalla frenesia del vivere tutto e subito, da un continuo correre, tutto è scontato. Ora bisogna solo studiare, vestirsi bene, essere educati, gentili, velocemente diciamo questo mi piace questo no, questo non è giusto, questo no, ma quali sono le cose vere… quelle che bisogna difendere, quelle per le quali mi devo schierare e prendere una posizione, sono pronto per decisioni importanti? Ho il coraggio di difendere i miei ideali, ciò che per me è giusto?

Forse io si, ho difeso un amico in difficoltà, ma è poca cosa rispetto a ciò che dovrò affrontare da “grande”, sarò coraggioso, sarò capace di essere fedele ai miei ideali? E poi sarò capace di vedere i miei errori e sarò capace di chiedere perdono. Antigone mi ha anche fatto riflettere sugli affetti personali, sul valore della famiglia, e sul bene reciproco.Antigone è la protagonista dell’opera, è una donna sicura di se, non si lascia comandare, né intimorire, ha il coraggio di contrastare le leggi da lei ritenute ingiuste, sa ciò che vuole e lotta per far valere i propri pensieri. C’è una sua frase che mi ha colpito molto: “Sono nata per amare”.

Questo suo amare si traduce nell’amore incondizionato per i suoi familiari, per suo fratello, non lo giudica, la morte lo ha strappato ai suoi affetti e questo dolore è insopportabile, per lui vuole una pietra tombale. Tutti devono poter piangere i propri cari e avere un sepolcro dove andare in loro memoria, perché recarsi dai propri defunti, è un ricongiungersi nella memoria, il legame di sangue è un sentimento forte e fiero, un’identità che ci appartiene. Sceglie la morte a una lunga agonia, non è un atto di codardia
Anche Ismene, sua sorella che sembra distaccata, poi fa trasparire il suo legame familiare, il suo distacco era paura di morire, forse il pensiero di perdere anche Antigone le provoca coraggio. Vorrebbe morire con Antigone, forse per farsi perdonare di averla lasciata sola nelle sue scelte ma Antigone la manda via, rifiuta questo cambiamento. Credo, in realtà, che allontanarla e rifiutarla sia in realtà un altro atto di amore. Antigone protegge Ismaele dalla morte, vuole salvarla da un ingiusto re e da un’irreale e funesta morte.

Di lei ho respinto la scelta di suicidarsi, come se alla fine si fosse pentita della fermezza delle scelte fatte, o, forse, la paura di una lenta agonia e di una morte solitaria l’hanno portata a questo gesto, che sia anche questa una scelta coraggiosa? Non mi è chiaro ma sicuramente mi ha “turbato”.
Poi c’è Creonte, incontriamo dapprima l’uomo “re” che deve dimostrare la fermezza dei decreti, deve guidare il suo popolo perciò deve dimostrare capacità nel comando. E’ sovrano freddo e distaccato, suscita disprezzo anche in me lettore, poi nell’esodo finale Creonte è “ padre e marito”, matura la responsabilità e il dolore delle sue scelte, ammette di aver sbagliato, chiede perdono, invoca la morte.

Mario Pio Russo


Magda Serandrei- Il femminismo tragico di Antigone

La prima cosa che mi ha fatto riflettere è stata la ragion di stato im contrasto con i sentimenti umani. Infatti, una domanda che durante la lettura mi tartassava è “la legge umana è sempre giusta, e anche se non fosse giusta bisognerebbe rispettarla ugualmente?”

Credo che la legge migliore da seguire sia quella morale, proprio come ci insegna Antigone. Secondo me infatti, non bisogna fare sempre gli spettatori nella nostra vita, ma bisogna viverla riuscendo in qualche modo a rispettare gli altri, rispettando contemporaneamente anche noi stessi.
La cosa che però mi ha stupita più di tutte è l’attualità delle tematiche, in particolare per quanto riguarda la figura della donna. Non pensavo di poter leggere tragedie così lontane da me nel tempo, sentendole però più vicine di quanto credessi.

La figura femminile capace di decidere ciò che ritiene giusto e di opporsi alle iniquità, al contrario di sua sorella Ismene, incapace di ribellarsi ai voleri degli uomini e di assumersi responsabilità nei confronti dei potenti, è quello su cui ho incentrato il mio pensiero.

Antigone è profondamente devota e legata ai propri familiari. A causa di questo suo modo di essere e dei dolorosi avvenimenti passati avviene in lei una sofferta maturazione che la spinge ad ascoltare le sue voci interiori e quindi rispettare solo le leggi morali lasciando in secondo piano quelle umane. In tale processo di cambiamento risiede per me il fascino del suo personaggio, poiché non trova una distinzione astratta tra bene e male, mentre riesce a cogliere la sua crescita attraverso gli avvenimenti reali della sua vita.

Riesco a vedere in questa donna la forza e la giustizia che dovrebbe esserci in tutti gli uomini come cittadini del mondo. Antigone supera la paura della morte sapendo di farlo per giustizia e par amore fraterno. In tale maniera il suo carattere si differenzia da quello degli antichi personaggi mitici che disprezzavano la morte senza averne timore, in virtù della sola fama. L’unico valore in cui Antigone veramente crede, come dice lei stessa, è l’amore per i propri familiari; per questo motivo Antigone nemmeno si pone il dubbio su chi dei due fratelli fosse il colpevole e onora il loro ricordo allo stesso modo. Il fascino di Antigone, secondo me, è accresciuto quindi dalla sua solitudine, dovuta alla sua inflessibilità.

Da tali caratteristiche peculiari della giovane emergono quelle che sono le considerazioni sull’attualità e sulla modernità del personaggio. Infatti, la sua necessità di agire secondo quella che si definisce “coscienza” e “morale” fa di lei la donna, ma non solo, l’ideale cittadino che tutti noi in realtà vorremmo essere.

Tuttavia il tratto della personalità di Antigone che più fa riflettere è ciò che attualmente viene definito “femminismo”: la forza di essere donna capace di agire secondo le proprie convinzioni e di lottare per ottenere il raggiungimento dei propri ideali, opponendosi alla convinzione che ella non sia in grado di occuparsi di determinati ambiti ritenuti esclusivamente maschili, quali la politica, la possibilità di decidere della vita pubblica o persino la possibilità di obiettare su decisioni arbitrarie ingiuste

Proprio per questo alla domanda: “Avresti fatto lo stesso?” risponderei si, perché questa figura della donna forte mi ha fatto riflettere molto anche su me stessa e su quello che vorrò essere in futuro e sicuramente posso dire di voler essere una donna libera e indipendente.

Magda Serandrei


Marco Cristlli – Antigone contrasta il potere arbitrario della legge

Qual è il rapporto tra la legge e la giustizia? Può una legge essere sempre giusta? Queste sono le due domande alle quali ancora non so dare una risposta.

Creonte decide di emanare un decreto con il quale impone il divieto di sepoltura per Polinice. Il decreto non va assolutamente preso come espressione d’impeto d’ira o di una delirante volontà di vendetta. L’enormità della pena segue l’enormità del peccato. Polinice ha tradito il suo popolo e ha marciato contro la sua città compiendo il crimine più atroce ed efferato. Inoltre Creonte è obbligato ad emanare un editto di cotanta crudeltà affinché serva come avvertimento per chi volesse ripetere le azioni di Polinice in futuro. Creonte ci fa capire come una larga parte di tebani appoggiasse Polinice e quindi ha subito dovuto colpire “il seguito clandestino dei vinti”.

Antigone però non contrasta la legge emanata da Creonte perché iniqua o dal suo punto di vista sbagliata, non lo contrasta proponendo una sua legge, non lo contrasta cercando un compromesso. Antigone contrasta il potere delle leggi. “Non veniva da Zeus la tua legge; né la Giustizia che convive con gli dei di sotterra l’aveva stabilita per i mortali. Né credevo che i tuoi decreti potessero avere tanta forza da abrogare quella delle leggi non scritte degli dei, quelle leggi che non solo oggi o ieri, ma sempre vivono e nessuno sa quando apparvero.”

Antigone quindi non contrasta il nomos di Creonte ma contrasta l’idea di assolutezza che Creonte dà alla sua legge. Si viene così a creare una frattura insanabile, una lotta tra parole che porta alla tragedia.

La tragedia è determinata dalla caparbietà di Antigone che è disposta a morire pur di seppellire l’adorato fratello e da Creonte che cade nel peccato di hybris perché si affida solo alle sue leggi per governare la città.

Io condivido il comportamento di Antigone perché secondo me chi legifera deve sempre tenere in considerazione i diritti umani. Creonte sbaglia nel vietare la sepoltura di Polinice perché in questo modo si comporta con la stessa crudeltà ed efferatezza del suo nemico. Questo concetto di pena mi fa ricordare l’utilizzo della pena di morte che ancora oggi è utilizzata in molti Paesi del Mondo. È giustissimo punire chi si macchia di atroci delitti ma la pena, secondo me, serve a rieducare quell’individuo perché uccidendolo si diverrebbe come lui.

Un altro aspetto di questo libro che mi ha molto colpito è la condizione della donna. Frasi come “siamo nate donne e contro gli uomini non possiamo combattere; siamo dominate da chi ci è più forte.” “Meglio, se proprio bisogna, cedere a un altro uomo, ma mai essere chiamati inferiori alle donne.” le ritengo profondamente oscene ed immorali e quindi secondo me il ruolo di dissidente di Antigone, in una società come quella dell’antica Grecia dove la politica è esclusiva degli uomini, assume ancor di più una valenza simbolica. La ribellione di Antigone quindi non riguarda soltanto la sottomissione al nomos del re, ma anche il rispetto delle convenzioni sociali che vedevano la donna come sempre sottomessa e rispettosa della volontà dell’uomo. Creonte trova intollerabile l’opposizione di Antigone non solo perché si contravviene a un suo ordine, ma anche perché a farlo è una donna.

Ma nel 2020 ci potrà mai essere una nuova Antigone? Ci sarà spazio per una persona che combatta un suo ideale lottando contro chi governa?

Secondo me si. “Molte potenze sono tremende ma nessuna lo è più dell’uomo. È lui che anche la dea suprema tra tutti gli dei, Gaia, inconsumabile, instancabile, rivoltando violenta anno per anno con gli aratri tirati dalla stirpe equina.” Queste parole di Sofocle, scritte nel V secolo a. C., descrivono perfettamente la situazione attuale sul nostro pianeta. Un pianeta stupendo che l’uomo sta distruggendo. Lo sta distruggendo con le emissioni di Co2 che provocano danni enormi all’ecosistema.

Tuttavia nel 2018 è apparsa sul panorama internazionale una ragazza della mia età, svedese, che si batte anima e corpo per un mondo migliore, più pulito, più green. In poco tempo ha conquistato il mondo e il 23 settembre 2019, al palazzo di vetro di New York, ha fatto un discorso emozionante con il quale ha colpito tutti i leader mondiali e l’opinione pubblica. “Avete rubato i miei sogni e la mia infanzia con le vostre parole vuote.” Queste le sue parole all’assemblea dell’Onu.

Il suo nome è Greta Thunberg.

Marco Cristilli


Sonia Maria Arcieri- Antigone custode della legge degli dei

Come in tutte le tragedie greche, anche nell’Antigone non possiamo non notare il conflitto tra due personalità fortemente rivelanti e fondamentali della tragedia, che rappresentano rispettivamente la figura femminile, Antigone, che rappresenta, nonostante la fermezza del carattere, una grande sensibilità nel rispettare valori importanti quali l’amore, la famiglia, e il rispetto delle leggi naturali; e la figura maschile, Creonte, che, al contrario, è un personaggio duro, per non dire insensibile, prepotente, e anche ottuso, in quanto, pur di far rispettare le sue leggi perché si ritiene al di sopra di tutto e tutti, non si rende conto che tutto ciò lo porterà alla sua rovina, caratteristica tipica di chi è abbagliato e non sa gestire il potere, per cui alla fine l’unico sconfitto della tragedia si può definire, a mio avviso, soltanto lui, perché il castello che si era costruito si era rivelato essere di sabbia.

Risalta all’occhio come la presunzione di Creonte sia tale da compiere un atto di tracotanza nei confronti degli dei, rappresentato in questo caso dall’indovino Tiresia che viene insultato dal re come prezzolato e bugiardo, quando gli predice la sua profezia, che al momento non gli suscita alcuna reazione per poi ricredersi quando è troppo tardi.

D’altro canto è di fondamentale importanza notare come la grande forza d’animo di una donna, Antigone, riesca a mettere in discussione l’autorità di Creonte. E in un certo senso oserei dire che lo ridicolizza di fronte ai suoi sudditi, quando rifiuta di obbedire alle sue leggi e nello specifico di dare degna sepoltura al fratello, anche a costo della sua stessa vita. Infatti per Antigone, la mancata sepoltura, oltre ad essere un oltraggio, significava per il mondo greco l’impossibilità di accedere al mondo dei morti, quindi di mettere in pace la propria anima.

L’episodio che più mi ha colpito è quello in cui Antigone viene scoperta nell’atto di coprire con terra e acqua il corpo del fratello, gesto di grande amore per la famiglia, che Creonte, con la sua arroganza e il suo strapotere vorrebbe sporcare, ma Antigone, da grande donna, riesce a fronteggiarlo e a non farsi intimidire, dicendo che nessuno poteva impedire la sepoltura di un corpo, anche se apparteneva a un traditore, figuriamoci se era possibile vietare a una sorella di seppellire il proprio fratello, sarebbe stato un atto di vera barbarie e totale insensibilità. E ciò lo si apprende leggendo i seguenti versi:

Non pensavo che i tuoi editti avessero tanta forza, che un mortale potesse trasgredire le leggi non scritte e incrollabili degli dei. Infatti, queste non sono di oggi o di ieri, ma sempre vivono, e nessuno sa da quando apparvero”.

“ma il nemico non è mai caro, neppure quando sia morto”

“non sono nata per condividere l’odio, ma l’amore”.

Parlare del mito di Antigone equivale a ricordare la storia di una ragazza che da sola riuscì a contrastare le leggi dello stato da lei ritenute ingiuste e non senza motivo, infatti Antigone è da sempre considerata il simbolo della lotta contro il potere, della ribellione solitaria contro il dominio ingiusto di un tiranno senza scrupoli.

Sarebbe bello che molte donne di oggi, sopraffatte dai loro uomini, riuscissero a ribellarsi e a sconfiggere quella “schiavitù” alla quale purtroppo ancora ai nostri giorni molte sono sottoposte.

 Per cui sarebbe bello pensare di essere almeno una volta nella vita come Antigone, e contrastare tutto ciò che violi e ostacoli la nostra libertà con principi e regole ingiuste. Non sempre però si ha il coraggio di farlo, pur volendo, l’importante però è avere la consapevolezza che in ogni donna c’è un’Antigone che prima o poi verrà fuori.

Sonia Maria Arcieri


Angelo Lovallo- L’angusto orizzonte di Creonte

Questa tragedia di Sofocle è una tragedia molto antica: ha, infatti, ben 2462 anni. Questa sua longevità potrebbe farci pensare che gli argomenti trattati siano molto lontani dalla società nella quale viviamo. Io stesso, personalmente, prima di leggere Antigone pensavo che i temi presenti non mi avrebbero coinvolto più di tanto, che sarebbe stata una tragedia molto noiosa perché non mi sarei sentito parte attiva di quella così antica società. Mi sarei sentito distaccato, freddo e passivo, pensavo. Tuttavia ora, dopo aver letto, ma soprattutto, dopo aver compreso ciò di cui parla la tragedia, mi sento così piccolo nei confronti degli ideali che gli antichi Greci coltivavano: degli ideali per cui valeva la pena di morire.

Nella società di oggi probabilmente non conosciamo neanche lontanamente il significato di “morire per un proprio ideale”. Certo, i tempi sono senz’altro cambiati, le società si sono senz’altro evolute, ma noi cosa siamo diventati? Nella nostra vita quotidiana siamo circondati di perfidia, scaltrezza, approfittatori; il nostro “combattere” per determinati ideali è dettato solo ed esclusivamente da tornaconto personali. Non ci battiamo per nulla, se non per acquisire fama, potere, gloria. Ma questa “gloria” di cui tanto si parla in realtà cosa sarebbe? Un piacere temporaneo, destinato ad esaurirsi insieme alla fine della nostra vita terrena. Allora mi sorge spontanea una domanda…vale davvero la pena di essere ossessionati da questi infimi valori terreni? Le opinioni sono molte e varie e devo ammettere che io stesso pensavo che ottenere tutto ciò fosse una tra le priorità della mia vita.

Ma la lettura di questa tragedia ha infuso nella mia mente idee abbastanza strane per la società in cui vivo. Ha scombussolato i miei piani, perché mi ha portato a paragonare gli ideali per cui noi oggi ci battiamo con gli ideali per cui morivano gli antichi Greci. Nella nostra società quante volte abbiamo sentito parlare di tradimenti in famiglia in cambio di denaro? Già, la famiglia…un valore che in gran parte, ma non tutti fortunatamente, oggi hanno abbandonato. Basta pensare che nell’antica Grecia si moriva per questo legame così forte. Per queste ragioni penso che il personaggio di Antigone dovrebbe essere un esempio per tutti noi: una ragazza che muore per onorare il corpo del fratello e che ha compreso nel profondo la caducità delle cose terrene.

Già, caducità, o come la vogliamo chiamare? Provvisorietà, temporaneità…esistono molti termini utili a designare quanto i valori di questo mondo siano piccoli rispetto alla grandezza del nostro animo. Ma un aspetto che mi ha molto colpito di questa tragedia è che Sofocle non ci racconta solamente l’aspetto saggio e profondo della società greca: ci viene rappresentato anche l’attaccamento alle cose terrene attraverso determinati personaggi, come ad esempio Ismene, la quale ha paura di morire, di lasciare questo mondo e per questo abbandona la sorella Antigone nella sua impresa. Inoltre attraverso Emone ci viene trasmessa l’importanza attribuita all’amore per una donna.

Ma è Creonte il personaggio che viene delineato come il più legato ai valori terrestri, in particolare al potere, all’autorità, alla sovranità. E qual è il risultato di attribuire così tanta importanza a questi valori? Beh, il messaggio di Sofocle è chiaro: Creonte è, infatti, atteso da un destino buio e atroce. Perciò la lettura di questa tragedia ha operato in me un radicale cambiamento del modo in cui pensavo a certi argomenti. Ovviamente sono ancora un ragazzo, quindi ho ancora molto tempo per maturare i miei pensieri circa i valori importanti nel mondo, ma posso affermare che Antigone mi ha fatto fare un piccolo passo in avanti verso una maggiore consapevolezza. E questa consapevolezza, a parer mio, è saldamente legata alla ragionevolezza, tema anch’esso trattato nella tragedia.

La ragionevolezza è alla base di tutto, la capacità di saper pensare è fondamentale per noi, il saper distinguere la linea sottile che divide il giusto dall’eccesso ci fa comprendere come comportarci e come muoverci in questa provvisoria condizione in cui attualmente ci troviamo. Insomma, Antigone è una tragedia che mi ha davvero scosso nelle fondamenta; mi ha avviato a un percorso di conoscenza differente da quello che immaginavo. Mi ha educato a guardare il mondo ma anche i comportamenti delle persone che mi circondano con un occhio diverso perché, seppur nei nostri limiti, siamo noi che scegliamo il nostro destino in questa dimensione passeggera.

Angelo Lovallo


Gianmaria Grignetti- Anche Antigone sconta la sua superbia

Personalmente la lettura di Antigone mi ha entusiasmato moltissimo, nonostante io non ami leggere molti libri. I fattori che mi hanno fatto apprezzare questo libro sono molteplici, a partire dalla fluidità e dalla scorrevolezza della lettura, che è ho trovato molto semplice, ma allo stesso tempo molto comprensibile.

Il motivo principale che mi ha spinto a leggere questo libro in una giornata è però il contenuto. A parer mio la trama si può paragonare ad una medaglia, che come tutti sappiamo è nota per avere due facce. Dunque, ho deciso di assegnare ai due lati della medaglia i due personaggi principali della tragedia, coloro che potrebbero essere considerati gli antagonisti, ossia Antigone e Creonte.

Li abbiamo già visti nella trama e anche nell’analisi dei personaggi, dunque sappiamo già chi sono e cosa hanno fatto, ma una brevissima analisi per poi spiegare il motivo del paragone va fatta. Creonte è il classico sovrano austero e intransigente, del quale tutti hanno paura, soprattutto visto il periodo nel quale è ambientata l’opera; si fa odiare da tutti sin da subito per il suo divieto di sepoltura di Polinice, ed una persona in particolare fa di tutto per evitare che ciò accada, a costo della sua stessa morte, e sto parlando di Antigone.

La figlia di Edipo è una donna forte, con carattere e coraggio, e non ha paura di andare contro le leggi stabilite dal suo sovrano, e in più ha un’arma a suo favore, e non si tratta di una spada magica o di un libro di incantesimi, ma è l’amore. Non si tratta di amore carnale, ma dell’amore verso la famiglia, verso i propri cari, che forse in questo periodo di quarantena anche noi ragazzi stiamo riscoprendo o forse addirittura scoprendo per la prima volta, dato che la frenesia di tutti i giorni non ci permette di comprendere appieno il valore dei nostri affetti.

Questo valore viene tolto però ad Antigone, con la morte di Polinice, e a lei non sta bene, lotta con le unghie e con i denti per poter dare quella dannata sepoltura che merita il defunto.

Creonte conserva la sua freddezza, rimanendo fermo nelle sue decisioni, fino a quando, ormai troppo tardi, si rende conto di ciò che aveva combinato e nelle battute finali si scorge il Creonte “pater familiae”.

Il paragone che ho fatto con la medaglia sta proprio in questo, cioè nell’essere staccati sin da subito per poi riunirsi, anche se troppo tardi; anche la sorella Ismene ha un ruolo importante nella vicenda, poiché inizialmente sembra la classica donna del passato, che ha paura delle regole stabilite da chi ha potere, e piuttosto che lottare e rischiare con la sorella decide di rifiutare la sua richiesta di aiuto ed evitare rischi. In realtà anche Ismene fa trapelare il suo amore per la sorella e forse non la aiuta proprio per non vederla morire, e quando chiede ad Antigone di morire insieme, viene mandata via solamente per pura protezione, poiché Antigone vuole evitare che anche lei finisca tra le grinfie di un sovrano malvagio.

Anche Antigone, che in realtà sembra il personaggio idilliaco di quest’opera, commette a parer mio un errore, ossia quello di suicidarsi: questo atto lascia trapelare un suo momento di debolezza, forse di solitudine, forse un pentimento, ma fatto sta che ha commesso un’ingenuità. E con questo gesto, la medaglia che tiene in mano Ismene, in alcuni momenti con debolezza, in altre con una protezione degna di una madre, non riesce a stare unita, e si rompe cadendo, con la metà di Creonte che cade vicino a quella di Antigone, senza mai riunirsi, a simboleggiare la consapevolezza di Creonte arrivata in ritardo

Gianmaria Grignetti


Valentina Lucia Mosa- Antigone: una finestra sull’attualità

Personalmente l’Antigone di Sofocle mi ha davvero tanto affascinato. Non avrei mai pensato che una tragedia scritta più di duemila anni fa potesse farmi riflettere così e per di più su temi legati anche all’attualità. La vastità di argomenti suggeriti mi ha semplicemente sconvolto. Innanzitutto, c’è il tema della legge. Una domanda che è comparsa nella mia mente alla fine della lettura è: “È quindi sempre bene seguire la legge oppure in alcuni casi particolari si potrebbe trasgredire?” In me è sorto un dissidio interiore. Da una parte pensavo che “dura lex, sed lex” vale a dire “La legge è dura, ma è legge”.

In particolare, mi sono soffermata sul fatto che nonostante alcune volte la legge mi sia sembrata ingiusta, solo dopo averne approfondito il contenuto ho compreso che in realtà non era poi così tanto ingiusta, anzi. Dunque, si trattava solo di un fatto di apparenza.

D’altro canto, molte volte è avvenuto che le leggi emanate si siano rivelate davvero disoneste o perfino illecite come ad esempio nel caso delle leggi razziali emanate nel 1938 in Italia durante il regime fascista. In quel caso la legge forse non dovrebbe essere considerata più legge ma ordini dettati da persone che non sanno fare politica ma sanno solamente pensare ai propri interessi. Pertanto, in questo caso la legge non avrebbe più senso seguirla.

Poi entra in scena anche il caso proposto in Antigone, quando le leggi sono in contrasto tra di loro. Antigone ha scelto di seguire la legge che secondo lei era la più giusta, la legge divina a scapito della legge della città. Ma è davvero così? Sicuramente gli dei sono superiori agli uomini e logicamente lo è anche la legge divina sulla legge terrena. La cosa migliore sarebbe cercare di accontentare entrambe ma quando ciò non è possibile si possono avere da entrambi i lati svantaggi. Pensandoci, in questi casi si è davvero spacciati e quello che servirebbe a creare ordine, a migliorare la vita degli individui diventa causa di conflitti.

Un altro tema su cui ho rimuginato a lungo è stato quello della sepoltura. Davvero è così importante? Oggigiorno siamo abituati a vedere tutto più razionalmente e cose come dare la sepoltura ad un morto ci sembrano superflue. Molti se ne escono con: “tanto se sei morto non vieni a sapere cosa succede al tuo corpo”. Da una parte è vero ma dall’altra per molti è una cosa fondamentale. Può essere un modo per dire definitivamente addio alla persona che ci ha lasciato, perciò a livello psicologico ha un ruolo preponderante.

Questo tema, soprattutto ultimamente, è ancora più attuale. Negli ultimi mesi la pandemia da Coronavirus ha portato a così tante morti che non è più possibile offrire una sepoltura ai nostri cari. Come Antigone ha fatto di tutto per poter dare la sepoltura al fratello Polinice rischiando la propria vita, così farebbe qualcuno anche nella nostra società.

Principalmente il motivo è religioso come ad esempio la Chiesa cattolica ritiene la sepoltura la forma più idonea a esprimere la fede nella risurrezione della carne e a favorire il ricordo e la preghiera da parte di familiari e amici oppure stesso in Grecia dove si pensava che per raggiungere l’Ade bisognasse seppellire il corpo evitando così di lasciarlo in pasto a corvi e cani come rischiava Polinice. Forse è avere queste concezioni sulla morte che ci rende umani, che ci differenzia dagli animali. Abbiamo paura di cosa accadrà dopo aver esalato l’ultimo respiro e questa paura si trasforma in metodi per salvare la propria anima per i cattolici o preservare la psyché per gli antichi greci. Siamo convinti che ci sia qualcosa dopo la morte principalmente per dare un senso alla vita terrena perché se veramente finisse tutto con la morte forse la stessa vita non avrebbe senso.

Per non dilungarmi ulteriormente parlerò di un personaggio: Antigone. Probabilmente tra le tragedie che ho letto questa è l’unica dove si incontra una protagonista femminile tanto forte. La sua sicurezza, forza d’animo e caparbietà sono ciò che la spingono ad andare avanti e a raggiungere l’obiettivo. Nella sua lotta affronta perfino il re della città, le leggi e la stessa sorella. All’epoca era difficile che una donna riuscisse a prendere delle decisioni del genere.

Oggi la parità tra uomo e donna ancora non si è completamente raggiunta ma sono abbastanza sicura che se donne e uomini si alleeranno avendo come unico scopo la parità reciproca ce la faremo. Potremmo vedere Antigone come una tra le prime donne a voler far valere le proprie idee senza curarsi del proprio sesso. Al contrario la sorella Ismene le ricorda che essendo donna non può niente contro gli uomini tanto meno contro il tiranno della città che è anche suo zio. Ecco, è proprio in questo attimo che si vede l’enorme differenza tra Antigone e Ismene. La prima è la donna forte che vuole perseguire i propri obiettivi non guardandosi come donna ma come essere umano con un’intelligenza e una voglia di far prevalere le proprie intenzioni. La seconda, contrariamente all’altra, non ci pensa minimamente ad agire contro gli uomini e tenta di salvare, a sua detta, la sorella.

Oggi ci sono donne sia come Antigone sia come Ismene. Io sono come Ismene o come Antigone? Sinceramente non lo so. Ovviamente sono favorevole alla parità tra i sessi e penso che se ci fosse non avremmo bisogno di domande del genere. Sono ancora giovane e non ho ancora avuto l’occasione di far valere una mia idea come è successo ad Antigone. Spero che in un futuro prossimo potremo essere tutti tenaci e sicuri di sé come Antigone. Gli argomenti trattati sono tanti e i sopracitati sono quelli che più hanno aperto le porte della mia mente portandomi a lunghi ragionamenti che ho provato a trascrivere. L’arte di Sofocle è stata quella di offrire molteplici spunti di riflessione attraverso una singola opera. La sua capacità di essere ancora così attuale lo rende un testo davvero piacevole e consiglio pienamente la sua lettura.

Valentina Lucia Mosa



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3 replies

  1. Molto bello e sempre attuale questo approfondimento su Antigone. Ho un blog qui su Wp, “nellamentenelcuore” e vorrei chiederle la cortesia di condividere nel mio spazio il suo articolo con i dovuti riferimenti a Lei che ne è l’autore. Se non si può fare la ringrazio ugualmente e continuerò a leggerla, un saluto!

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