
Qual è la situazione attuale? Abbiamo ancora tempo per invertire la rotta? Come possiamo evitare di finire in un mare di plastica?
Se filtrassimo tutte le acque salate del mondo, scopriremmo che ogni chilometro quadrato di esse contiene circa 46.000 micro particelle di plastica in sospensione. Numeri impressionanti di un fenomeno che non è circoscritto alle cinque “isole di plastica” in continuo accrescimento negli Oceani ma tocca anche il nostro Mar Mediterraneo.
Il fragile equilibrio della vita marina animale e vegetale è scosso dalla concentrazione sempre più elevata di plastiche di ogni tipo e la catena alimentare sta subendo danni forse irreparabili.
Una delle più importanti soluzioni al problema dell’inquinamento di mari e oceani è quello delle navi spazza plastica. Non abbiamo una vera e propria definizione di tale concetto, ma sono molti i progetti che si ripropongono come obiettivo quello di ripulire le acque da queste sostanze nocive.
Di seguito elencheremo tre dei più noti progetti in corso.
1- “Ocean Cleanup Array”, lo spazzino degli oceani

«Finalmente il nostro sistema di pulizia dell’oceano sta catturando la plastica, le reti abbandonate e una tonnellata di minuscole microplastiche! A proposito, a qualcuno manca una ruota?».
Questo è il post pubblicato recentemente su twitter da Boyan Slat, l’inventore dell’impianto mangiarifiuti per ripulire l’oceano dalla plastica, che ha allegato anche una foto con i molti rifiuti finora raccolti, tra cui anche una ruota.
Sin da giovanissimo, Slat pensava a un rimedio per smaltire i molti rifiuti in plastica che, come tutti sappiamo, invadono l’oceano.
Si stima che ogni anno circa 8 milioni di tonnellate di rifiuti attraversino la terra ferma ed entrino negli oceani, tanto da creare nel tempo la famigerata ed impressionante Great Pacific Garbage Patch, una vera e propria isola di plastica galleggiante, di grandezza stimata tra i 700.000 km² e i 10 milioni di km², fatta esclusivamente di rifiuti inquinanti.
Lavorando da ormai sette anni al suo progetto di ripulire gli oceani, Slat ha ideato questo mega galleggiante che sta già catturando tonnellate di plastica e che promette di spazzare via in cinque anni la calamità del Great Pacific Garbage Patch.
Imprenditore olandese, figlio di immigrati croati, Boyan Slat già all’età di 16 anni si trovò di fronte a più plastica che pesci mentre faceva un’immersione subacquea in Grecia. Decise da allora di dedicarsi completamente alla causa di ripulire il mare dagli agenti inquinanti e nel 2013 fondò The Ocean Cleanup, un ente non-profit la cui missione è quella di sviluppare tecnologie avanzate per liberare gli oceani dalla plastica.
E’ nato così Ocean Cleanup, detto anche “Interceptor” una struttura composta da una lunga barriera galleggiante in grado di scendere fino a 600 metri di profondità, ancorata ad un tubo di gomma per tutta la sua lunghezza. Ocean ha una rete al suo interno che permette di bloccare i rifiuti senza danneggiare flora e fauna marine e funziona in modo autonomo sfruttando le correnti naturali dell’Oceano per attirare verso di sé i rifiuti galleggianti.

E’ dotata di satelliti e geolocalizzatori per comunicare la propria posizione alle navi che poi si occuperanno dello smaltimento dei rifiuti, e non è solo in grado di raccogliere e catturare sia reti da pesca che oggetti di plastica di tutti i tipi, ma anche le microplastiche, frammenti microscopici di plastica del diametro di 1 millimetro, che vengono a loro volta spesso mangiati dai pesci e dalla creature marine.
Il sistema incanala i rifiuti galleggianti verso una gola: riempiti i contenitori, tramite un ingegno tecnologico viene inviato un messaggio agli addetti che dovranno svuotarli e portare il materiale a smaltire. Interceptor, spiegano gli ideatori, sarà una soluzione adattabile a diversi fiumi. I primi risultati di raccolta a Jakarta (Indonesia) e Klang (Malesia) fanno ben sperare per le future istallazioni anche a Can Tho nel Delta del Mekong (Vietnam) e a Santo Domingo. Un domani potremmo vedere il sistema installato anche in Thailandia e negli Stati Uniti. Il portavoce di Ocean Cleanup Joost Dubois ha parlato di 1000 fiumi ripuliti come obiettivo del gruppo. Ogni mezzo costa circa 700.000 euro e ogni giorno raccolgono di tutto: plastica, pneumatici, orsacchiotti, animali morti e molto altro. Nel presentare l’iniziativa i responsabili di Ocean Celanup ricordano che il neo meccanismo che sfrutta la corrente per incanalare i rifiuti sarà altamente ecologico, alimentato al 100% da energia solare e dotato di alcune batterie al litio, privo di rumore o fumi di scarico: la barriera ancorata al letto del fiume invaderà soltanto parzialmente l’alveo e “non interferirà con le navi o con la fauna locale” ricordano i tecnici.
“La tecnologia è l’agente di cambiamento più potente. È un amplificatore delle nostre possibilità umane.”, ha scritto Slat sull’Economist.” Mentre altri agenti di cambiamento si basano sul riorganizzare i mattoncini già esistenti della nostra società, l’innovazione tecnologica ne crea di interamente nuovi, dandoci costantemente nuovi strumenti per la risoluzione di problemi.”
2. Rev Ocean

R come ricerca, E come expedition, V come vita, quella marina, da tutelare e preservare: questi gli scopi di Rev Ocean, la più grande nave al mondo per pulire il mare. Costruita dall’italiana Fincantieri a Tulcea, in Turchia, la nave è stata interamente finanziata dall’ex- petroliere norvegese Kjell Inge Røkke, pentito di aver contribuito negli anni passati all’inquinamento globale. Questa nave sarà attrezzata con una serie di dispositivi utili per lo studio dell’ecosistema marino: sonar di ultima generazione, idrofoni per captare i suoni del mare, strumenti per analizzare acqua e aria, eco- raccoglitori per cattura e rilascio di biomassa, pesci e campioni pelagici. L’obiettivo è quello di monitorare le condizioni di salute dell’oceano ed elaborare soluzioni ecosostenibili per la sua pulizia. A bordo anche un inceneritore utilizzabile sia per il materiale di scarto prodotto dalla navigazione che per la plastica raccolta dalle acque. Un comitato scientifico valuterà e raccomanderà i dati raccolti e i progetti di ricerca da perseguire, garantendo il massimo livello di qualità scientifica. La nave, lunga quasi 183 metri, è alimentata da motori diesel che rispondono al Green Pilot, un sistema di pilotaggio che monitora costantemente le emissioni di anidride carbonica e gas di scarico per consentire all’equipaggio di navigare nel modo più ecologico possibile. Inoltre, non solo ricercatori, ma anche turisti e amanti del mare potranno partecipare alle attività e ai workshop organizzati sulla nave.La prima missione sarà al largo di Accra, capitale del Ghana: “La metà della plastica in Ghana finisce in discarica insieme ad altri rifiuti. L’altra metà finisce per le strade, sulle spiagge e in natura”, ha dichiarato Nina Jensen, Ceo di Rev Ocean. Nella capitale del Ghana vengono prodotte ogni anno 270.000 tonnellate di rifiuti di plastica che non finiscono in nessun ciclo dei rifiuti. Nel caso in cui la missione in Ghana si concluda con successo, l’obiettivo della Fondazione Rev Ocean sarà quello di esportare il modello di intervento in altre città in cui il problema della plastica soffoca l’economia e lo sviluppo delle comunità.
3. Silver 2, il robot granchio
Finora è in grado di ripulire i fondali marini dalla microplastica. Ma presto, grazie a un braccio robotico, sarà in grado di raccogliere anche la macroplastica, come i sacchetti e le bottiglie.
Il robot-granchio Silver 2 ha fatto il suo debutto durante la Giornata mondiale degli oceani, con un tuffo nell’area marina protetta delle Secche della Meloria, davanti a Livorno. Un po’ esploratore, un po’ netturbino, Silver 2 è frutto del lavoro di un team di ricerca dell’Istituto di BioRobotica della Scuola Superiore Sant’Anna, coordinato dal ricercatore Marcello Calisti. L’obiettivo è quello di liberare i mari dall’inquinamento prodotto dalla plastica, vera e propria piaga del nostro tempo.

“L’idea per questo robot subacqueo è nata un paio di anni fa – racconta Marcello Calisti, uno dei più stretti collaboratori di Cecilia Laschi, pioniera della soft robotics – Volevamo dare risposta a un’esigenza molto forte della robotica marina, cioè quella di creare un robot capace di interagire con il fondale senza procurare danni a sé e all’ambiente: così abbiamo pensato di ispirarci ai granchi che vedevamo fuori dal nostro laboratorio, a Livorno, e abbiamo iniziato a studiare i loro movimenti”.
In collaborazione con la National Geographic Society, è nato così il prototipo del robot-granchio ‘Silver’ (Seabed-Interaction Legged Vehicle for Exploration and Research), successivamente sviluppato in una seconda versione più evoluta grazie al progetto Blue Resolution sostenuto dall’azienda Arbi Dario Spa.
“Silver 2 pesa 20 chili – spiega Calisti – può scendere fino a 200 metri di profondità ed è dotato di sei zampe articolate e molleggiate che gli permettono di saltellare sul terreno senza danneggiarlo e di aggirare gli ostacoli. Può essere guidato a distanza grazie a una boa superficiale che riceve i dati e li trasmette wireless al computer dell’operatore”.
Ma le innovazioni di Silver 2 non finiscono qui: il robot-granchio ha infatti due telecamere di alta definizione ad altezza occhi e può tenere nella pancia vari strumenti, come i carotatori, che permettono di raccogliere campioni del fondale da analizzare in cerca delle microplastiche.
“Noi vorremmo – conclude Calisti – che l’obiettivo del robot-granchio non sia soltanto quello di ripulire i mari, ma anche di contribuire all’esplorazione dei fondali, che oggi conosciamo soltanto per il 5%”.
Fonti e Sitografia:
https://www.repubblica.it/dossier/ambiente/rivoluzione- plastica/2019/11/11/news/la_nuova_idea_di_ocean_cleanup_interceptor_barriera_anti_plastica_nei_fiumi-240709731/
https://www.fortementein.com/2019/09/10/rev-ocean-e-italiana-la-piu-grande-nave-che-ripulira-gli-oceani-dalla-plastica-e- tutelera-il-mare/
https://www.santannapisa.it/it/istituto/biorobotica/news/robotica-marina-ecco-silver-2-il-robot-granchio-un-po-esploratore-e-un- po
https://www.ilpoteredellaparola.com/2019/10/23/successo-di-ocean-cleanup-array-lo-spazzino-degli-oceani-che-mangia-rifiuti-e- plastica/
Sara Cilla Sara, Maria Giovanna Izzi, Pierluigi Ascoli, Vincenzo Paolo Marchese
Ricerca collettiva della Classe
di Storia e Filosofia – IVE
Liceo Scientifico Galilei di Potenza

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