NoTest: sul movimento degli studenti e dintorni
Riflessioni sparse sulla Manifestazione degli studenti a Potenza il 5 aprile contro i test anticipati.
Oggi a Potenza il cielo è basso. Capita. Più spesso di quanto vogliamo. Ricorda più l’inverno che la primavera. E anche questo è normale, in questa città in cui la normalità è un’ideologia. Bisogna assolutamente essere normali. Chi non lo è, lo è lo stesso, come quelli che si vestono eccentricamente per farsi notare, per darsi un’immagine, come in tv. Quindi, stamattina minacciava pioggia. Siamo tutti rintanati in qualche antro, con lo smartphone o il tablet acceso. Tutti vicini, tutti lontani. Tutti qui, tutti altrove. Alcune cose viene spontaneo pensarle, anche se alcuni di noi le pensano ossessivamente, troppo ossesivamente. Ma questa, si sa, è una città normale…
– A chi può interessare che gli studenti della città più abbandonata d’Italia manifestino contro i test, anticipando di qualche spanna le manifestazioni nazionali dei prossimi giorni, a partire da domani?
Per esempio a chi dice che questa è una città morta, senza muovere un dito per svegliarla dal torpore. A loro potrebbe interessare se non fossero così presi da intrighi di partito o di corrente.
– Che cosa ha detto la manifestazione a docenti, presidi, genitori?
Che i ragazzi pensano con la loro testa. A molti genitori fa comodo che i test vengano tenuti il più presto possibile. Con i test a settembre si rovinerebbero le vacanze, perché i ragazzi sarebbero impegnati a studiare. Non sappiamo se questa sia una politica educativa all’altezza della grave crisi delle ultime generazioni. Ma è lecito dubitarne.
– Perché quei ragazzi erano in strada, facendo discorsi niente affatto disprezzabili, a suon di megafono?
Forse perché hanno qualcosa da dire, per esempio a chi della Costituzione se ne frega altamente, mentre nei loro discorsi risuonava costantemente l’appello: l’istruzione è un diritto di tutti.
– Forse ai miei colleghi docenti dà persino fastidio che sollevi con tanta perseveranza questioni che sembrano importanti. O sembrano importanti solo a me? Siamo sicuri di star facendo un buon lavoro nella didattica sottoponendo massicce dosi di test di italiano, latino o matematica, senza mai chiederci se ci stiamo capendo qualcosa, noi e loro, noi docenti, loro studenti?
– Siamo sicuri di aver capito che cosa significhi veramente la riforma Gelmini o l’abbiamo accettata perché così va il mondo? Ha riformulato intere materie, ma noi continuiamo a far finta che nulla è cambiato. Ciascuno è chiuso nella sua ossessione: non perdere quello che resta dello status. Ma molti di noi hanno un dubbio: E’ proprio la perdita irreversibile della dignità che dà diritto a uno status che ci fa sentire irrimediabilmente perdenti. o non è così?
Antonio De Lisa
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