Ahmed Mourad, Polvere di diamante, Marsilio, 380 pagine, 18,50 euro.
Avete mai letto un giallo ambientato al Cairo? Questa potrebbe essere l’occasione giusta. Lo scrittore egiziano Mourad è un outsider delle lettere, viene dal mondo della fotografia, ma non si direbbe. Ha una tenuta narrativa apprezzabile. La descrizione delle scene è sempre puntuale e i dialoghi sono sempre interessanti. Poi sa dare un sapore particolare alle pagine, così cairote, così ironicamente egiziane.
Mourad ha esordito con con Vertigo, che ha ricevuto a suo tempo una buona accoglienza. Ufficialmente fotografo della presidenza, Mourad cominciò a scrivere Polvere di diamante in seguito alla caduta di Mubarak e alla conseguente sua forzata inattività lavorativa.
Taha, il protagonista, è presentato come un farmacista annoiato che affronta gli stessi problemi di ogni egiziano, ma poi si ritrova in avventure che mettono alla prova i suoi limiti. La morte del padre di Taha per mano di un delinquente di strada lo costringe a vedere il mondo con occhi diversi, un sentimento che si fa più forte quando il ragazzo scopre il diario del padre, dove sono descritti i crimini che ha commesso durante la sua infanzia nel quartiere ebraico.
“Polvere di diamante è stato ispirato dalla visita che ho fatto nella zona ebraica del vecchio Cairo”, ha spiegato l’autore. “Andavo a zonzo per le strade e ho visto tutte quelle sinagoghe e quei simboli; quelle immagini sono poi diventate la base del mio romanzo”.
A.DeL.
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