David Foster Wallace: dopo il postmoderno
Sono passati sei anni dalla morte di David Foster Wallace (12 settembre 2008) e per l’occasione in Italia sono usciti due libri importanti: la biografia dello scrittore firmata dal giornalista D.T. Max, “Ogni storia d’amore è una storia di fantasmi”, edita da Einaudi e, fresco di stampa per Minimun Fax, la raccolta di interviste “Un antidoto contro la solitudine”.
La ricorrenza è anche l’occasione per provare a chiarire in una prospettiva più ampia l’opera del giovane scrittore americano. La bellezza rasserenante di un discorso come il celebre “Questa è l’acqua” resterà certamente un punto fermo nella storia del narratore, ma oggi forse è più utile tornare a leggere il giovane Wallace, quello che scimmiottava Pynchon e Barth, ma intanto portava nuova linfa alla letteratura contemporanea, non solo americana.
“Un antidoto contro la solitudine” è una raccolta di interviste e di conversazioni. Qui Foster Wallace ha modo di chiarire le basi della sua poetica: “Nei tempi bui, quello che definisce una buona opera d’arte mi sembra piuttosto che sia la capacità di individuare e rivitalizzare gli elementi di umanità e di magia che ancora vivono e risplendono nonostante l’oscurità dei tempi” (pag. 62). Chi ha letto con attenzione le opere più importanti di Wallace concorderà sul fatto che dietro la congerie narrativa accumulata dallo scrittore americano nei suoi testi si celava questo bisogno di scoprire la magia e l’umanità della vita.
Wallace non si è mai sottratto a uno sguardo ravvicinato alla realtà dei nostri tempi. Non si faceva illusioni sui destini della lettura e della letteratura: “Il problema non è che i lettori di oggi sono stupidi, non penso che sia così. E’ solo che la tv e la cultura commerciale di massa li hanno addestrati a essere piuttosto pigri e infantili nelle loro aspettative. E questo rende più difficile cha mai cercare di coinvolgere i lettori di oggi, sia a livello intellettuale che di immaginario”. Lo scrittore ha cercato di scalare la parete rocciosa dell’indifferenza reinventando la forma-romanzo. Con lui si può dire che il postmoderno arrivi alla sua logica conclusione e che cominci un’era nuova, tutta da esplorare.
A.DeL.
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