Storia dell’Islàm- L’espansione islamica nel Vicino oriente
In Siria e Palestina, erano arrivati solo in parte le forze fatimidi. Ai primi dell’XI secolo, sotto il folle imam al-Hakim, nel quadro di una pesante pressione esercitata contro ebrei, cristiani i e gli stessi musulmani sunniti, viene distrutta la basilica del Santo Sepolcro, poi ricostruita con un finanziamento garantito dai Bizantini. In Siria settentrionale, tra Mossul e Aleppo, in una zona oggi a cavallo tra Turchia, Siria e Iraq, fiorì la dinastia degli Hamdanidi (890-1003).
In Transoxiana e ai limiti orientali dell’Impero arabo governavano le dinastie, riconosciute dal califfato abbaside, dei Tahiridi (819-999) e dei loro vassalli in Transoxiana dei Samanidi, mentre l’Iran settentrionale era in mano ai Buwayhidi (932-1055). Quest’ultima dinastia iranica del Daylam eserciterà il potere anche a Baghdad, ottenendo la carica di “amīr al-umarāʾ“, rendendosi di fatto padroni dell’Iraq abbaside.
Nel frattempo irrompono sulla scena vicino-orientale Turchi e Mongoli.
I Turchi, ancora fortemente impregnati di nomadismo, sciamano in direzione della Mesopotamia e dell’Anatolia al seguito dei Selgiuchidi che nel 1055 entrano con il loro Sultano Alp Arslan a Baghdad, sbarazzandosi degli sciiti Buwayhidi e sostituendosi a loro, come sunniti, nella tutela del Califfo.
Si costituisce la dinastia dei Grandi Selgiuchidi, con capitale a Isfahan, in Persia, mentre altri Selgiuchidi penetrano in Anatolia andando a costituire il sultanato di Rum, con capitale a Iconio (attuale Konya), e il Sultanato danishmendide.
Nella Siria-Palestina – dove si confrontano Fatimidi, Selgiuchidi, dinastie locali più o meno rinomadizzatesi e Hamdanidi – sorge l’astro militare e politico del turco Norandino (Nur al-Din), figlio di Zangi e nipote di Aq Sunkur al-Hajib, governatori per conto dei Selgiuchidi di Aleppo.
Egli riesce in parte a unificare il paese nel quale, alla fine dell’XI secolo, erano piombati nel quasi disinteresse generale dei Selgiuchidi, i Crociati cristiani. Essi costituirono quattro entità politiche e militari a Edessa, Antiochia, Gerusalemme e Tripoli. Agli ordini di Norandino combatte Saladino (Salah al-Din) che, alla morte del suo comandante, prende in mano le redini della situazione e riconquista Gerusalemme, resistendo anche all’ultimo importante sforzo cristiano della Terza Crociata.
Con lui s’inaugura la dinastia degli Ayyubidi che – essendosi di già Saladino impadronito del moribondo Imamato fatimide – governa sull’Egitto e la Siria, con l’eccezione delle residue sacche di resistenza crociate, abbattute definitivamente solo sotto la successiva dinastia musulmana che governerà le medesime contrade: i Mamelucchi.
Costoro (schiavi specializzati al mestiere delle armi) succederanno ai loro padroni quasi senza colpo ferire quando l’ultimo sultano ayyubide, al-Salih Ayyub – morirà senza eredi maschi.
Sposandone la vedova, Shajar al-durr, il primo Sultano mamelucco garantirà una continuità all’entità politica progettata da Norandino e realizzata da Saladino, abbattuta solo nel 1517 dal sultano ottomano Selim II.
Convertitisi all’Islam, i Turchi s’insediano stabilmente nel mondo musulmano del Vicino e Medio Oriente, come faranno anche i Mongoli, che tra il 1251 ed il 1300 arrivano ad ondate sui territori dell’Impero arabo. Gengis Khan invade l’Iran, spazzando via le effimere dinastie locali, e nel 1258 il suo discendente Hulegu entra a Baghdad, mettendo fine nel sangue al califfato abbaside, anche se le sue armate (sia pur molto ridotte per il ritorno in patria di Hulegu), sono sconfitte nel 1260 dai Mamelucchi nella battaglia di ʿAyn Jālūt dal genio militare di Baybars.
Mentre una parte dell’Orda piegherà verso le steppe russe, contribuendo indirettamente alla nascita della Russia, una parte si ferma in Iran, dando vita alla dinastia ilkhanide.
Dove il Khan si era fermato arriverà nel XV secolo Tamerlano, che sconfiggerà i Turchi ottomani nella Battaglia di Ankara. Dopo le invasioni mongole, arrestate dai Mamelucchi, nella Mezzaluna Fertile risorgono reami effimeri mentre i Mongoli abbracciano con lenta progressione l’Islam.
L’unica regione dell’antico Impero islamico al riparo dai conflitti è l’Arabia, dove nell’entroterra si è tornati al nomadismo, mentre sulle coste dinastie locali gestiscono il traffico dei pellegrini verso La Mecca e Medina, uniche due città per cui l’Arabia è ancora frequentata.
Dopo il 1256, finiti sia il califfato di Cordova sia quello di Baghdad, uno scampolo puramente fittizio e totalmente di facciata è quello abbaside ospitato al Cairo dai Mamelucchi, che così cercano di trarne legittimazione.
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