Storia dell’Islàm- Il califfato abbaside

Storia dell’Islàm- Il califfato abbaside

Abū l-ʿAbbās al-Saffāḥ è il primo califfo abbaside, dopo aver sbaragliato l’ultimo omayyade e avergli sottratto il trono. Il Califfato è divenuto a tutti gli effetti una monarchia, per la cui guida si compete accanitamente e talora si combattono guerre fratricide.
Gli Abbasidi, inizialmente parte del fronte alide, sono sostenuti dalle popolazioni iraniane, dai mawālī in genere e dagli alidi.
Una caratteristica degli Abbasidi, che li differenzia notevolmente dagli Omayyadi, è che il potere non è riservato ai soli arabi musulmani ma tutti i musulmani sono coinvolti nel governo dello stato, mentre altalenante è la condizione delle culture sottomesse ma protette (ebrei, zoroastriani e cristiani), chiamati genericamente Ahl al-Kitāb (Gente del Libro sacro).

La dinastia abbaside è anch’essa appartenente alla tribù dei Banū Quraysh di Mecca, poiché lo zio di Maometto, al-ʿAbbās b. ʿAbd al-Muṭṭalib era trisavolo di Abū l-ʿAbbās al-Saffāḥ. Gli Abbasidi deterranno il Califfato per 5 secoli.

Dopo Abū l-ʿAbbās, nel 754 al califfato sale l’abbaside al-Manṣūr. A questo Califfo si deve la fondazione di Baghdad, nuova capitale del califfato dal 762. Baghdad, “Città della Pace”, fu fatta sorgere sulle rive del Tigri, poco lontano dall’antica capitale sasanide di Ctesifonte e dai resti dell’antica Babilonia. L’impianto della città califfale era circolare ma attorno ad essa la città cresce vorticosamente, arrivando al suo apogeo a contare circa 1 milione di abitanti. Al-Manṣūr regna fino al 775.

Nel 786 al califfato sale Hārūn al-Rashīd, sotto la cui guida si assiste a un fiorire delle arti e delle scienze. Sorgono grandi moschee in tutto il califfato, mentre vengono composte grandi opere letterarie come “Le Mille e una notte”. Nell’809 ad Hārūn al-Rashīd succede il figlio al-Amīn e, al termine di una devastante guerra fratricida, califfo diventa il fratello al-Maʾmūn.

La potenza del califfato abbaside è considerevole fino ad al-Mutawakkil, che regna fino all’861. Di lì comincia un lento e incostante declino istituzionale ma a un’ulteriore crescita della cultura scientifica e artistica. Il califfato islamico comincia a sentire la necessità di una migliore amministrazione delle sue aree periferiche che, lontane dalla capitale, lamentano un minore impegno governativo e una disordinata attenzione finanziaria.

La Spagna dal 756 divenne un emirato indipendente dal califfato, in mano a un superstite della dinastia omayyade (che gli Abbasidi avevano provveduto a sterminare quasi interamente appena preso il potere), ʿAbd al-Raḥmān b. Muʿāwiya e i suoi discendenti governano con rara capacità il paese di al-Andalus e nel 929 ʿAbd al-Raḥmān III si proclama Califfo. A partire dalla morte del reggente di Ibn Abī Āmir (Almanzor), fino al 1031, inizia un periodo di frammentazione della Spagna, noto come periodo dei Reyes de Taifas.
Nel 1086 la dinastia africana degli Almoravidi sbarca in Spagna per soccorrere i confratelli musulmani minacciati dalla Reconquista cristiana.
Tra il 1147 ed il 1150 agli Almoravidi subentrano l’altra potente dinastia berbera degli Almohadi ma la Reconquista è solo rimandata. Dal 1246 fino alla caduta dell’ultimo baluardo arabo di Granada (1492) in mano spagnola l’Islam arretra fino a scomparire come realtà istituzionale dalla Penisola iberica.



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