Dinamica del tifone Haiyan
Il tifone Haiyan ha lasciato sulle Filippine una scia di devastazione e di morte. Con il passare delle ore, con l’arrivo dei soccorritori e la riattivazione delle comunicazioni, il bilancio del devastante tifone che si è abbattuto sulle Filippine si aggrava sempre più. E ci sono ancora diversi centri abitati che non sono stati raggiunti.
Il tifone Haiyan, uno dei più violenti della storia, ha sollevato onde alte fino a sei metri, ha distrutto interi centri abitati, ha messo in ginocchio l’arcipelago. Secondo le autorità, le famiglie colpite sono 944.586, pari a 4,28 milioni di persone. E l’Unicef rileva che più del 40% dei quattro milioni di persone coinvolte sono bambini e ragazzi sotto i 18 anni di età.
La città in cui la devastazione è maggiore è Tacloban, il capoluogo della provincia di Leyte che contava 200.000 abitanti. “Abbiamo avuto una riunione con il governatore e basandoci sulle stime del governo, ci sono 10.000 morti”, ha detto alla stampa Elmer Soria, un alto dirigente della polizia.
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In meteorologia un ciclone tropicale è un sistema tempestoso, o tipologia di ciclone, caratterizzato da un largo centro o vortice di bassa pressione e da numerosi fronti temporaleschi, disposti tipicamente a spirale e in rotazione su se stessi attorno al centro, che producono forti venti e pesanti precipitazioni piovose nelle aree coinvolte dal loro passaggio.
Questi cicloni si producono in conseguenza del calore sensibile liberato dall’oceano alimentandosi poi grazie al calore latente di condensazione liberato nell’aria dal vapore acqueo in condensazione. Sono diversi da altre tempeste o vortici atmosferici (es. cicloni extratropicali) proprio perché hanno un diverso meccanismo di alimentazione dell’energia. I cicloni tropicali, per questo, si formano sull’oceano vicino all’equatore, a circa 10° di latitudine di distanza da esso, spostandosi poi verso alte latitudini del rispettivo emisfero fino ad esaurirsi più o meno lentamente trasformandosi in comuni cicloni extratropicali.
In relazione all’entità e alla zona geografica di formazione di un ciclone tropicale, esso è chiamato in modo diverso: uragano, tifone, tempesta tropicale, tempesta ciclonica, depressione tropicale o semplicemente ciclone.
I cicloni tropicali sono classificati dentro tre grandi categorie basate sulla intensità della fenomenologia: depressioni tropicali, tempeste tropicali, e un terzo gruppo di tempeste più intense, di cui il nome dipende in base alla regione. Per esempio, se una tempesta tropicale ha luogo nel Pacifico nord-occidentale e raggiunge venti dell’entità di un uragano sulla scala di Beaufort, prende il nome di “tifone“; se una tempesta tropicale della stessa entità si verifica invece nel Bacino del Pacifico del nord-est viene chiamato “uragano“. I termini “uragano” e “tifone” non sono usati nell’emisfero meridionale o nell’Oceano Indiano. In questi bacini prendono il nome di cicloni
Quindi a seconda della regione vengono usati termini diversi per descrivere i cicloni tropicali con venti massimi sostenuti che superano i 33 m/s (63 nodi o 117 km/h):
- Uragano nell’Atlantico settentrionale (vedi Uragano atlantico) e nel Pacifico settentrionale a est della linea del cambiamento di data;
- Tifone nel Pacifico settentrionale a ovest della linea del cambiamento di data;
- Ciclone con l’accompagnamento di aggettivi vari (per esempio: tropicale) nelle altre aree.
Localmente, sono stati usati i termini Bagyo nelle Filippine, Taino ad Haiti e Willy-willies in Australia.
Depressione tropicale
La depressione tropicale è un sistema di nubi e temporali dove i venti raggiungono la velocità massima di 63 km/h. Non c’è un “occhio” e non sono organizzati a spirale, come di solito avviene nei cicloni. Vi è comunque un’area di bassa pressione da cui prende il nome “depressione“.
I tifoni sono depressioni, cioè aree con una pressione atmosferica molto bassa, con estensione di qualche centinaio di chilometri, che provocano violenti venti, abbondanti precipitazioni e pesanti inondazioni lungo le coste. I tifoni si formano unicamente sul mare penetrando marginalmente all’interno dei continenti, dove rapidamente si attenuano, e sono tipici dei mari tropicali. I tifoni si formano alla fine dell’estate e in autunno quando sui mari staziona aria calda e umida per via delle più alte temperature raggiunte dall’acqua superficiale.
La parola tifone ha due possibili origini:
- dal cinese 大風 (daaih fūng (cantonese); dà fēng (mandarino) che significa “grande vento” (il termine cinese 颱風 táifēng e 台風 taifu in giapponese hanno un’origine indipendente);
- dall’urdu, persiano o arabo ţūfān (طوفان) < greco Τυφών (typhon).
La parola “uragano” deriva dal nome di un dio della tempesta degli Amerindi dei Caraibi, Huracan, da cui proviene lo spagnolo huracán.
Infine, la parola ciclone viene dal greco “κύκλος”, che significa “cerchio”.
Struttura e classificazione
Un forte ciclone tropicale è composto dai seguenti componenti:
- Bassa pressione: Tutti i cicloni tropicali ruotano attorno ad un’area di bassa pressione atmosferica vicino alla superficie della Terra. Le pressioni registrate al centro di cicloni tropicali sono tra le più basse che si realizzano sulla superficie terrestre al livello del mare.
- Nucleo caldo: I cicloni tropicali sono caratterizzati e guidati dal rilascio di grosse quantità di calore latente di condensazione poiché l’aria densa sale verso l’alto e si condensa il suo vapore acqueo. Questo calore è distribuito verticalmente, attorno al centro della tempesta. Cosicché, ad una certa altitudine (fatta eccezione per la zona vicino alla superficie dove la temperatura dell’acqua influenza la temperatura dell’aria) l’ambiente all’interno del ciclone è più caldo rispetto alle zone esterne intorno ad esso.
I cicloni tropicali sono classificati in tre gruppi principali in base alla loro crescente intensità: depressioni tropicali, tempeste tropicali e un terzo gruppo il cui nome dipende dall’area geografica in cui si verificano (uragani, tifoni o cicloni).
Una depressione tropicale è un sistema organizzato di nuvole e temporali con una ben definita circolazione superficiale e venti sostenuti con velocità massima di 17 m/s (pari a 33 nodi o 62 km/h). Non ha un vero occhio e non ha la forma spiraliforme tipica delle tempeste più violente. È però già un sistema di bassa pressione, da cui il nome.
All’intensità di uragano o tifone, un ciclone tropicale tende a sviluppare un occhio, un’area di relativa calma (e minor pressione atmosferica) al centro. L’occhio è spesso visibile nelle immagini di satellite come un piccolo punto circolare libero dalle nuvole, a testimonianza di moti d’aria discendenti (subsidenza). Negli Stati Uniti è in voga la Scala Saffir-Simpson che classifica l’intensità di un uragano su una scala da 1 a 5 a seconda della velocità dei venti.
Categorie:030.02- Geologia e Storia della terra - Geology and Earth Sciences
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