Storia dell’insediamento umano in Patagonia
Patagonia precolombiana (10.000 a.C. – 1520 d.C.)
Alcune ricerche archeologiche hanno datato la presenza dell’uomo nella regione ad almeno 13.000 anni fa, anche se la data più certa sembra essere intorno ai 10.000 anni fa. Vi è la prova della presenza umana a Monte Verde nella Provincia di Llanquihue, in Cile, datata intorno ai 12.500 anni fa. La presenza di ghiacciai nella regione ed i grandi flussi dell’acqua di fusione del ghiaccio avrebbero reso particolarmente difficile l’insediamento umano in quei tempi. La regione sembra essere abitata stabilmente da 10.000 anni, da varie culture che si sono susseguite nel tempo e la cui storia non è stata ancora studiata a fondo. Sono state condotte molte campagne di scavo, tra le quali quelle nella Cueva del Milodón, nella Provincia di Última Esperanza, nel sud della Patagonia e quelle presso Tres Arroyos, nella Tierra del Fuego, i cui ritrovamenti sostengono queste date. Focolari, pietre lavorate e resti animali, ritrovati ad est delle Ande, sono stati datati 9.400-9.200 anni fa.
La Cueva de la Manos
La Cueva de las Manos è un luogo famoso nella provincia di Santa Cruz, Argentina. Si tratta di una caverna alla base di una parete di roccia, nella quale sono state ritrovate pitture a parete, specialmente immagini negative di centinaia di mani, datate intorno agli 8.000 anni fa.
La caccia del guanaco era l’attività più importante, seguita da quella al rhea (ñandu). Non è chiaro se la megafauna della Patagonia, compreso il bradipo terrestre ed il cavallo, si fossero estinti nella zona prima dell’arrivo degli esseri umani, anche se questa, ora, è la teoria più ampiamente accettata. Non è inoltre chiaro se i cani domestici fecero parte dell’attività umana fin dall’inizio. Le bolas, ritrovate spesso, sono state utilizzate per la caccia al guanaco ed al rhea. Una cultura marittima è comparsa fra il Yámana al sud del Beagle Channel (Canale di Beagle).
Gli indios prima del genocidio
Tehuelche
I Tehuelche sono i giganti che incontrò Magellano sulla spiaggia di San Julian nel 1520. Circa 10.000 anni fa gli uomini arrivarono in America del Sud e si diffusero in tutto il continente, differenziandosi in svariati popoli: tra questi i Tehuelche. Non si conosce con precisione l’epoca in cui si stanziarono nei territori dell’attuale Argentina. Avevano molti scambi commerciali con altre tribù. Quando un secolo più tardi si erano impadroniti dei cavalli sfuggiti agli spagnoli, venivano già ammirati per la loro abilità di cavalieri. Si spostavano dallo stretto di Magellano fino a Carmen de Patagones, dove venivano a scambiare penne di struzzo e pelli contro alcol in forti quantità. Vivevano in capanne fatte di rami e fango (chozas) e avevano come capo tribù un cacique. Quando, nel XVII secolo, gli spagnoli iniziarono a colonizzare il sud argentino scoprirono i Tehuelche, con i quali i rapporti si deteriorarono rapidamente e divennero presto caratterizzati da guerre e razzie reciproche e tentativi reiterati di invasione spagnola. Con le poche armi che avevano i Tehuelche non poterono difendersi e quindi soccombettero. Dopo questo devastante genocidio i Tehuelche si ripresero rapidamente, si crearono una forma di governo e adottarono una propria bandiera. Furono annientati dal Generale Roca durante l’operazone tristemente nota come la Conquista del deserto. Oggi si contano 4.300 Tehuelche nelle riserve e 1.637 fuori dalle riserve.
I Tehuelche comprendevano:
-i Gununa’kena al nord
– i Mecharnuekenk nella Patagonia centrale del sud
– gli Aonikenk o Tehuelche del sud nell’estremo sud, a nord dello stretto di Magellano.
I Tehuelche parlavano il Chon come molte altre tribù presenti in Patagonia e in Sud America. I Tehuelche possedevano una ricca mitologia. Lo sciamano era visto come una figura centrale nella religione tehuelche. Egli aveva capacità curative che praticava attraverso gli spiriti. I Tehuelche credevano inoltre in un essere superiore di nome K’aux o Kènos. Questo era stato l’origine di tutto ed aveva creato l’universo.
Rodolfo Casamiqueta, un antropologo argentino, nel 1965 fece questa suddivisione:
- Tehuelche insulari: I Selknam e i Manekenk.
- Tehuelche continentali
- Tehuelche meridionali
- Tehuelche meridionali boreali: dal fiume Santa Cruz al fiume Chubut
- Tehuelche meridionali australi: dallo Stretto di Magellano al fiume Santa Cruz
- Tehuelche settentrionali
- Tehuelche settentrionali boreali
- Tehuelche settentrionali australi
- Tehuelche meridionali
Mitologia Tehuelche
Un animale leggendario: lo Iemisch o tigre d’acqua
Lo Iemisch o tigre d’acqua è un animale leggendario che, secondo alcuni, si aggirerebbe nelle acque dei fiumi e dei laghi della Patagonia.
Descritto da molti come un grande animale scuro, dal corpo lungo e basso e dai denti da cane, si è ipotizzato che lo Iemisch possa essere una specie ancora ignota di bradipo o di lontra gigante. Si dice che lo Iemisch sia lungo anche più di tre metri e sia capace di afferrare e trascinare sott’acqua anche un cavallo robusto.
Gli indigeni Tehuelche avrebbero avuto diversi incontri con questo animale, il più spiacevole dei quali sarebbe avvenuto sul finire del XIX secolo: una notte un grande animale (un Iemisch, allora ancora sconosciuto ai Tehuelche), piombò in un villaggio nei pressi di un fiume, distruggendo alcune abitazioni e creando lo scompiglio. Gli indigeni, terrorizzati, abbandonarono la zona, a cui diedero il nome di Iemisch Aiken (ovvero “scalo dello Iemisch”).
Nel 1895, in una caverna presso la baia di Última Esperanza, in Cile, fu trovato un grosso pezzo di pelle con pelo e frammenti ossei. Il naturalista Florentino Ameghino lo attribuì ad una sorta di grosso bradipo simile all’estinto Mylodon e coniò il nome Neomylodon listai (listai si riferisce a un uomo di nome Ramon Lista che aveva detto di aver visto un enorme pangolino: per Ameghino si trattava dell’animale di cui sosteneva l’esistenza). A suo parere, l’animale cui apparteneva la pelle era quello che nel folclore locale era detto “iemisch”.
Rodolfo Hauthal, in base al ritrovamento di resti attribuiti a questo animale in una grotta con tracce di attività umana, ipotizzò pure che la bestia era stata addomesticata e la chiamò Grypotherium domesticum (in seguito fu proposto il nome Iemisch listai).
Una datazione più accurata rivelò però che la pelle non era recente, ma risaliva al Pleistocene ed era appartenuta a un Mylodon.
Secondo il paleontologo J. B. Hatcher lo iemisch era solo un animale leggenda forse ispirato dall’unione di caratteristiche della lontra e del giaguaro.
Nei grandi fiumi del Brasile esiste una lontra lunga anche due metri, il cosiddetto Saro o Arirai (Pteronura brasiliensis), la quale fu causa di leggende fino alla sua scoperta e non è improbabile che una forma più grande possa esistere (o possa essere esistita) in acque meno esplorate come quelle patagoniche.
Mapuche
I Mapuche sono i discendenti degli araucani e provenivano dal Cile. Si stanziarono sul territorio argentino del Chubut, dove vivono tuttora preservando costumi e tradizioni di un tempo, come il camaruco.
Intorno ai 1.000 anni fa agricoltori Mapuche hanno oltrepassato le Ande occidentali e attraverso le pianure orientali sono arrivati all’estremo sud. Le loro abilità tecnologiche li hanno portati a dominare le altre popolazioni della regione in un breve periodo di tempo e sono oggi la comunità indigena principale.
Mapuche (dalla fusione di due termini Mapudungun: Che, “Popolo” e Mapu, “della Terra”) sono gli abitanti Amerindi originari del Cile Centrale e Meridionale e del Sud della Argentina (Regno di Araucanía e Patagonia). In Spagnolo sono anche indicati come araucanos (Araucani). Quanto all’origine di quest’ultima denominazione, due sono le scuole di pensiero: c’è chi sostiene che nasca dalla parola Quechua awqa (che significa ribelle), e chi invece giudica più attendibile la sua derivazione dal nome geografico Mapuche Ragko, che vuol dire “acqua argillosa”.
I Mapuche hanno una economia basata sulla agricoltura; la loro organizzazione sociale è sviluppata in famiglie estese, sotto la direzione di un “lonko” o capo, sebbene in tempi di guerra si possano unire in gruppi più larghi ed eleggere un “toqui” (‘portatore d’ascia’) per guidarli.
I Mapuche sono una etnia variegata composta da numerosi gruppi che condividono tra loro una stessa struttura sociale, religiosa ed economica, così come una eredità linguistica comune. La loro influenza si estende tra il fiume Aconcagua e la pampa Argentina.
Mapuche si dividevano in differenti gruppi a seconda del territorio che occupavano. Si suppone che in principio fossero popoli differenti ma uniti da un idioma comune:
- Pichunche (gente del nord). Ubicati tra i fiumi Choapa e Itata. La maggioranza era integrata all’Impero Inca.
- Mapuches o araucanos propriamente tali, secondo le cronache dei realisti, protagonisti della Guerra di Arauco. Altre fonti li indicano con il nome di moluche o ngoluche (gente del ovest).
- Huilliche (gente del sud). Ubicati tra il fiume Toltén ed il canale di Chacao.
- Cuncos. Nord e est dell’isola di Chiloé, e molto somiglianti agli huilliche.
Durante i secoli XVII e XVIII iniziò un processo di espansione che causò il mescolarsi con popolazioni vicine ubicate ad est delle Ande (vale a dire territori corrispondenti all’attuale Argentina)
- Poya (Inclusi i buriloche).
- Pehuenche (In Mapundungún: “Gente del pehuén”). Vengono considerati un sottogruppo degli huarpe che viveva di caccia e raccolta di semi della pianta di pehuén (il cui nome scientifico è Araucaria araucana).
Tra la fine del secolo XVIII e l’anno 1875, ci fu una ulteriore processo di espansione Mapuche nei territori corrispondenti all’attuale Argentina:
- Puelche (In Mapundugún: “Gente dell’est”, nome che i Mapuche davano agli het e ai tsonek settentrionali (detti patagoni dagli Spagnoli), e che chiamavano sé stessi con il nome di genanken o gununakena.
- Ranquel (in Mapundungún Rankul-che: gente dei canneti), di origine mista, e che furono i protagonisti, tra il 1580 ed il 1880, in quello che ai giorni nostri è territorio Argentino, delle cosiddette “Guerre contro l’huinca”.
Attualmente, la suddivisione è leggeramente differente, e questo perché hanno assunto prevalenza i nomi in uso presso i Mapuche della IX Regione del Cile, ed è la seguente:
- Pehuenche nell’Alto Biobío.
- Lafkenches (gente del mare/gente dell’ovest) sulla costa delle province di Cautín e Valdivia.
- Huilliches nelle province di Osorno e Chiloé. Tuttavia, va detto che gli huilliche di Chiloé preferiscono essere chiamati “veliches”.
- Nelle province di Malleco e Cautín si usano i nomi “nagche'” (gente di giù) per chi abita nella cosiddetta Depresión Intermedia e “wenteche” (gente di su) per quelli della Precordigliera andina, anche se va aggiunto che si tratta di denominazioni più con valenza territoriale che culturale.
Mapuche resistettero con successo a molti tentativi dell’Impero Inca tesi ad assoggettarli, e questo sebbene mancassero di una organizzazione propriamente statale.
I Mapuche combatterono contro i conquistadores e, usando il fiume Bío-Bío come frontiera naturale, riuscirono a resistere ai tentativi per colonizzarli dal 1500 al 1800. Questo conflitto è conosciuto come la Guerra di Arauco, guerra che è stata immortalata nei poemi epici di Alonso de Ercilla dal titolo La Araucana. Allorquando il Cile si mosse per separarsi dalla corona di Spagna, alcuni capi Mapuche appoggiarono i coloni. Una volta che il Cile riuscì effettivamente a raggiungere l’independenza dalla Spagna, i Mapuches – sebbene non fossero infrequenti degli scontri – tentarono una coesistenza pacifica ed una mescolanza con i nuovi vicini, che però decisero di rimanere uniti a nord del fiume Bío-Bío.
Infine, un discendente di filibustieri Francesi, di nome Orelie-Antoine de Tounens si autoproclamò Re di Araucania, si alleò con alcuni capi Mapuche, e attraverso combattimenti in cui usò il da poco nato e persuasivo fucile a ripetizione, spinse l’Esercito del Cile, nel decennio 1860, a porre termine alla Guerra di Arauco.
Il 17 novembre del 1860 venne così proclamato il Regno di Araucanía e Patagonia ed i capi Mapuche all’epoca in carica riconobbero Tounens loro re, con il nome di Orélie Antoine I.
Nei giorni seguenti, Tounens promulgò la costituzione del Regno e, il 20 novembre, dichiarò l’annessione della Patagonia, stabilendo come confini il fiume Bìo-bío a nord, l’Oceano Pacifico a ovest, l’Oceano Atlantico a est ed il Rio Negro a sud, fino allo stretto di Magellano. Orélie-Antoine nominò quindi un governo, creò una bandiera nazionale e coniò una nuova moneta per la nazione, il peso.
Tounens si recò nella città di Valparaíso per rendere nota la formazione del nuovo Stato al governo del Cile, che allora aveva Manuel Montt alla presidenza, e che però si dimostrò per nulla disposto a riconoscere la nuova situazione. Il governo cileno ordinò infatti l’arresto di Tounens per turbamento dell’ordine pubblico: il francese, trasportato in una località sulle sponde del fiume Malleco, nel gennaio 1862, venne portato prima a Nacimiento e poi, sempre in Cile, a Los Ángeles dove fu condannato alla reclusione in manicomio. Il console francese riuscì a intervenire, facendolo portare in Europa.
Tolta di mezzo la per loro scomoda figura di Tounens – tre ulteriori tentativi del Francese, nel 1869, nel 1874, e nel 1876, vennero questa volta stroncati sul nascere – usando un misto di forza, diplomazia e inganno, il governo del Cile riuscì a far firmare ad alcuni capi Mapuche un trattato che incorporava nello Stato cileno i territori Araucani. Di fatto, questo comportò una situazione di dominio da parte del Cile sui Mapuche che avrebbe finito con il provocare la loro decimazione, tanto che, da mezzo milione che erano inizialmente, i Mapuche vennero ridotti ad appena 25.000 nell’arco di appena una generazione.[1]
I discendenti Mapuche vivono attualmente lungo i territori meridionali di Cile e Argentina; alcuni mantengono le proprie tradizioni e continuano a sostenersi attraverso l’agricoltura, ma una crescente maggioranza si è trasferita nelle città in cerca di migliori opportunità economiche. In anni recenti, tornata la democrazia, se da un lato c’è stato un tentativo da parte del governo del Cile per stemperare alcune delle inequità del passato – attraverso, per esempio, il riconoscimento dell’insegnamento del Mapudungun, il linguaggio dei Mapuche, nella zona di Temuco, ed interventi a favore della tutela della loro cultura – dall’altro è la maggioranza dei Mapuche a dichiararsi non solo insoddisfatta, ma addirittura ancora vittima di cocenti discriminazioni, incluso il ricorso ad arresti arbitrari. Per questo motivo, rappresentanti delle organizzazioni Mapuche si sono unite alla Organizzazione delle Nazioni e dei Popoli non rappresentati (UNPO) in cerca di riconoscimento e protezione per la loro cultura ed i loro diritti territoriali.
Secondo i dati del censimento del 2002 sarebbero solo 604.349, vale a dire appena il 4% della popolazione Cilena, mentre circa 300.000 vivono sull’altro versante delle Ande, in Argentina. Inoltre, come già detto nella sezione storica, a causa della perdita delle proprie terre, molti Mapuche ora vivono in condizioni miserevoli in grandi città come Santiago. Ad ogni modo, la resistenza di questo popolo in difesa delle proprie radici continua, soprattutto contro le multinazionali (tra cui la Benetton) che operano su territori legati alla tradizione spirituale Mapuche, e contro il paradosso di leggi anti-terrorismo nate durante l’epoca della dittatura di Pinochet e che invece vengono ancora usate, di frequente, contro i capi della comunità Mapuche.
L’organizzazione sociale dei Mapuche è basata principalmente sulle relazioni tra famiglie, laddove per famiglia si deve intendere il padre, le sue donne ed i figli. Quelle famiglie che avevano un antenato comune chiamavano il loro tipo di relazione “lof“, che però è stato erroneamente deformato dagli storici – quasi sempre – in lov. Le famiglie che formavano un lof vivevano in abitazioni vicine, denominate rucas, e si aiutavano tra loro; ognuno aveva come capo un lonco (“testa” in mapudungun),
In caso di guerra, si univano in gruppi più ampi, denominati rehues, formati da vari lof, che formavano un gruppo paragonabile a quello di una tribù. Presso ogni rehue esisteva un comandante militare chiamato toqui.
Di fronte a grandi calamità come saccheggi, epidemie, invasioni o ad altri gravi problemi che coinvolgessero grandi estensioni di territorio, vari rehues si riunivano a loro volta, e generavano i cosiddetti aillarehues, a capo dei quali c’era il Mapu-toqui (capo militare di una comarca in stato di guerra). Gli aillarehues acquisirono grande importanza durante le lotte contro gli Spagnoli, lotte che produssero una figura prima inesistente, denominata Butalmapus, ovverosia l’unione di vari aillarehues. I capi dei Butalmapus erano eletti dai toquis: sono quelli che nelle cronache scritte dagli Spagnoli vengono detti Gran toqui. Sono esistiti tre Butalmapus chaimati Lafquen-mapu (nella regione della costa), Lelfun-mapu (nella regione degli altopiani) e Inapire-mapu (nella regione a ridosso della cordigliera).
Già all’arrivo dei conquistadores, i Mapuche erano estremamente abili nell’usare strumenti di pietra, cosa che li ha resi capaci di creare forti e complesse strutture di difesa. Con rapidità, seppero però anche mutuare dagli Europei l’uso del cavallo e di manufatti metallici, con il risultato di rendere più efficace la loro resistenza agli invasori. Dagli Europei seppero altresì mutuare l’uso del grano e l’allevamento delle pecore. Altamente apprezzate sono poi le lavorazioni Mapuche in argento ed i loro prodotti tessili.
L’idioma Mapuche è parlato in Cile ed in piccole porzioni dell’Argentina. Due sono i suoi rami: l’Huilliche ed il Mapudungun. Sebbene non collegati al Quechua, è possibile riconoscere un qualche influsso lessicale. Le stime ci dicono che appena 200.000 sono però, in Cile, quanti riescono a parlarli fluentemente, anche perché il sostegno all’insegnamento, seppure presente, è effettivamente scarso.
La religione Mapuche si basa principalmente sul culto degli spiriti e degli antenati, chiamati genericamente pillán. A parte questi, si rende omaggio alle forze della natura, chiamati genericamente Ngen. Inoltre, i Mapuche credono nell’esistenza di un essere superiore che li governa, chiamato Ngenechén, formato principalmente da quattro aspetti principali, o persone, ma che prima della influenza cristiana su questa cultura erano in realtà spiriti distinti. Ad ogni modo, mai nacque nella loro cultura qualcosa apparentabile al pantheon di greci o germani.
La figura delle “Machi”, ovverosia sciamane, un ruolo usualmente affidato alle donne più anziane, è una parte estremamente importante della cultura Mapuche, ancora oggi e a fianco del Cristianesimo. Le machi svolgono ceremonie per scacciare il male, per la pioggia, per la cura delle malattie, e posseggono una conoscenza estremamente vasta delle erbe medicinali Cilene, guadagnata attraverso un duro apprendistato. Cileni d’ogni origine e classe fanno uso delle principali erbe della tradizione Mapuche.
Nella mitologia mapuche un posto notevole occupa la leggenda della creazione della geografia del Cile, denominata “Storia di Cai Cai e Ten Ten”: dice questa leggenda Mapuche che in origine esistevano due vipere, una chiamata Cai Cai, che era quella che dominava le acque, e l’altra chiamata Ten Ten, che dominava il fuoco. Un giorno Cai Cai si arrabbiò e con la propria coda (che era simile a quella di un pesce) iniziò a colpire le acque, le quali inondarono tutta la regione. Persone ed animali erano nella disperazione totale, dato che ormai quasi non restava terra senz’acqua e le acque non smettevano di crescere. Invocarono allora l’aiuto di Ten Ten, che prese tutti – animali e persone – sul proprio dorso, salvandoli dalla morte. Ma un giorno fu Ten Ten a incollerirsi, con conseguente eruzione di tutti i vulcani assieme, e che in Cile sono effettivamente numerosissimi, sicché la gente fu costretta a scappare verso luoghi più sicuri.
La musica mapuche è principalmente religiosa, anche se esistono composizioni di genere amoroso e dedicate alla terra natale. Impiega strumenti percussivi come il cultrún, d’uso esclusivamente rituale, e le cascahuilla (in Spagnolo, cascabeles). Due strumenti tipici sono la trutruca, una canna cava con un corno al suo estremo, ed il trompe, che usa la gola come cassa di risonanza.
Gli indios della Terra del fuoco: Tehuelche insulari: I Selknam e i Manekenk.
Sull’Isola Grande della Terra del Fuoco vivevano i Selknam (Ona), nel nord e gli Haush (Mannekenk) a sud-est.
Negli arcipelaghi al sud della Tierra del Fuego vivevano gli Yamana, con i Kaweshkar (Alakaluf) nelle zone costiere e nelle isole della Tierra del Fuego occidentale e a sud-ovest del continente. Questi gruppi sono stati incontrati dagli europei nei loro primi viaggi esplorativi e ne descrissero i differenti stili di vita, le decorazioni del corpo e la lingua.
I Selk’nam (Ona) sono gli indios che abitano l’isola grande della Terra del Fuoco. Etimologimente parenti dei Tehuelche si diffenziano da loro per il modo di portare la pelle di guanaco (pelo all’interno per i Tehuelche; pelo all’esterno per i Selk’nam) e per il fatto di non far uso del cavallo. Il cavallo, infatti, non arrivò mai in Terra del Fuoco.
Gli Yamanas sono gli indios delle canoe che abitavano le isole a sud dello stretto di Beagle, al di là di Ushuaia. Vivevano in canoe fatte di corteccia d’albero dentro le quali mantenevano sempre vivo un fuoco su un mucchio di sabbia. Per Darwin erano degli esseri tanto miserabili da far dubitare che fossero della nostra specie.
Gli alakalufes sono parenti prossimi degli yamanas. Abitavano le isole dei fiordi cileni a nord ovest del territorio degli Yamanas.
Categorie:020.01- Atlante etno-antropologico - Ethno-anthropological Atlas
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