Manciuria
La Manciuria è una regione dell’Asia nord-orientale. Secondo l’interpretazione prevalente essa coincide con il nord-est della Cina, ma secondo interpretazioni di natura storica e geografica essa si estende anche oltre il fiume Amur, comprendendo anche la parte orientale dell’Oblast’ dell’Amur, la parte meridionale del Territorio di Chabarovsk e il Territorio del Litorale; questi ultimi territori vengono definiti formalmente Manciuria Esterna, mentre la Manciuria in territorio cinese è denominata Manciuria Interna, sebbene spesso solo quest’ultima venga indicata come Manciuria.
Clima
Il clima si presenta abbastanza fresco e piovoso d’estate ed estremamente rigido in inverno: la temperatura media di una città interna, come Harbin, si aggira intorno ai 20° sotto lo zero in gennaio, con minime anche di molto inferiori. Vladivostok, invece, posizionata sull’oceano, è più fresca d’estate e molto meno rigida d’inverno, ma comunque con temperature medie negative.
Economia
La Manciuria fu la prima regione cinese a conoscere il moderno processo di industrializzazione. Dopo la nascita della Repubblica Popolare Cinese, la Cina nord-orientale continuò a essere la regione più industrializzata del paese. Negli ultimi anni, tuttavia, l’industria pesante su cui questa zona basava la propria economia ha conosciuto una fase di stagnazione, proprio mentre il governo di Pechino prosegue nel processo di privatizzazione e liberalizzazione del mercato. Il governo, comunque, per far fronte al problema, ha varato il programma “rivitalizzare il nord-est”.
Demografia
Le tre province di Heilongjiang, Jilin, e Liaoning hanno una popolazione totale pari a 107.400.000 persone. Gran parte degli abitanti appartiene all’etnia Han. I manciù, pur rappresentando ancora una minoranza significativa, sono stati completamente assimilati nell’etnia Han. Molti cinesi Han che abitano la Cina nord-orientale, tuttavia, possono a buon diritto rivendicare una parziale origine manciù. Vi sono infine minoranze mongole e coreane.
Lingua
La lingua mancese, detta anche lingua manciù (nome nativo Manju gisun), viene parlata dai Manchu, ma è in via di estinzione dall’inizio del XX secolo. Fa parte del gruppo meridionale delle lingue tunguse, che appartengono alla famiglia delle lingue altaiche. I mancesi, che sono una delle 56 etnie ufficialmente riconosciute dal governo cinese, si sono da tempo integrati nella cultura del paese e parlano cinese, mentre il mancese è caduto in disuso da diverso tempo.
È una lingua agglutinante con tracce di armonia vocalica, la distinzione grammaticale viene effettuata con l’anteposizione di suffissi secondari che cambiano in misura minima la radice della parola.
Il mancese appartiene alla famiglia delle lingue altaiche ed è probabibilmente imparentato con il coreano, le lingue lingue mongoliche e le lingue turche.
Proviene dalla lingua degli jurchen, il popolo della Manciuria progenitore degli stessi manciù, i cui capi clan fondarono la dinastia Jīn degli imperatori che regnarono sulla Cina nord-orientale tra il 1115 ed il 1234.
Viene scritto mediante l’utilizzo dell’alfabeto manciù, che fu codificato nel 1599 per volere del capo di un clan jurchen, Nurhaci, modificando l’alfabeto mongolo, che a sua volta si rifà all’alfabeto uiguro antico.
Il mancese fu la lingua di corte della dinastia Qing, di origine mancese, che governò sulla Cina dal 1644 al 1911, tuttavia era già poco usata alla fine del XVII secolo. Documenti ufficiali sono stati redatti fino al 1911 in cinese e mancese e in molti edifici della dinastia Qing si vedono tuttora inscrizioni mancesi.
Per la sua facilità rispetto al cinese, fu usato da molti traduttori del XVIII e del XIX secolo. Per gli studi relativi alla dinastia Qing, la conoscenza del mancese è di grande aiuto, soprattutto per quanto riguarda la pronuncia delle parole. Nonostante questo oggi solo pochi sinologi imparano questa lingua, la cui scrittura e grammatica sono relativamente semplici.
Il mancese nella Cina moderna
Cinese e mancese nella città proibita
Secondo una stima effettuata negli anni ottanta, erano rimasti solo 70 manchù di madrelingua mancese su un totale di 10 milioni di manchù viventi in Cina.
Esiste comunque un dialetto del mancese, al quale è molto simile, che viene parlato da 40.000 individui della minoranza etnica degli Xibe nello Xinjiang. Sono i discendenti della guarnigione manciù che venne dislocata in questa zona dopo la conquista del Turkestan da parte dell’esercito Qing. Malgrado si siano integrati con la popolazione locale hanno conservato la lingua di origine, garantendone la conservazione.
Nella provincia di Liaoning, tra gli anni ’80 e gli anni ’90, in alcune scuole fu istituito l’insegnamento facoltativo del mancese per scolari delle elementari e delle medie. Tale operazione fu realizzata anche nel distretto autonomo di Xinbin (新賓滿族自治縣) e nella città di Fushun. Poiché mancavano docenti, negli anni ’80 sono stati organizzati nel nord-est della Cina seminari per la formazione di insegnanti di mancese.
Questi sforzi hanno reso possibile l’insegnamento della lingua ed hanno risvegliato l’interesse dei manciù per le proprie tradizioni, l’iniziativa è sostenuta anche da alcuni enti locali, per esempio dal governo regionale di Xinbin. Tali campagne sono indirizzate alla salvaguardia del mancese a fini di studio e di ricerca.
Negli ultimi decenni sono state pubblicate numerose opere in mancese di carattere scientifico, tra cui vocabolari, enciclopedie, grammatiche e libri di testo. Inoltre ad Harbin viene pubblicata la rivista scientifica Ricerche di mancese (滿語研究), che si occupa esclusivamente delle lingue tunguso-mancesi e della loro scrittura.
La situazione del mancese parlato (a parte lo Xibe) può essere resa dalla traduzione di due paragrafi dell’introduzione del libro Xiandai Manyu babai ju, pubblicato nel 1989.
« Nell’intero paese (la Cina), a parte alcuni anziani delle province di Liaoning e Jilin, che parlano ancora un mancese piuttosto semplice, i Manchu che parlano mancese sono concentrati soprattutto nel nord della provincia di Heilongjiang, nel bacino idrografico dell’ Heilong Jiang (Amur), e nel sud-ovest della stessa provincia [bacino idrografico del Nen Jiang]. » |
(S. 2, righe 6-9) |
« Secondo le sue particolarità può essere suddiviso grosso modo in tre dialetti (…): il mancese di Sanjiazi, nel distretto di Fuyu (富裕縣三家子), il mancese di Dawujiazi nella città-prefettura di Heihe (黑河市大五家子) e il mancese di Daxingcun nel distretto di Tailai (泰來縣大興村). » |
(S. 3, righe 7-10) |
Molti degli anziani che negli anni ’80 ancora parlavano mancese potrebbero essere deceduti, ma il grande interesse suscitato dalla lingua negli ultimi anni, che ha portato in questi villaggi manciù etnologi, linguisti e ricercatori di fiabe popolari, potrebbe contagiare le generazioni più giovani.
Storia

Nota per essere la terra dei Manciù, da cui il nome, la Manciuria fu prima abitata da tribù nomadi, per poi divenire parte della Cina con la fondazione della Dinastia Qing nel 1644, di origine mancese. La Manciuria venne contesa dall’Impero Russo sin dal 1643, per poi essere occupata in parte dalle truppe zariste nel 1858; tale occupazione venne ufficialmente riconosciuta nel 1860, in uno dei numerosi trattati ineguali che la Cina fu costretta a stipulare con le potenze europee. Da questo momento, la storia della Manciuria diverge tra la Manciuria Esterna (che diventerà sempre più una parte integrante della Russia) e la Manciuria Interna, che resterà nella sfera cinese. La Manciuria Interna assistette all’invasione dell’impero nipponico, occupato a espandersi sulla terraferma in cerca di materie prime contro la grave crisi industriale che stava subendo in quegli anni. Dai primi anni del Novecento il Giappone aveva investito ingenti capitali in Manciuria nella costruzione della linea ferroviaria “transmancese” lunga circa 1000 chilometri. Dal 1915, in forza di un trattato fra Cina e Giappone, questo aveva acquistato tutti i privilegi, diritti e proprietà, relativi alla transmancese, ma solo nel 1931 si procedette a un’invasione militare, seguita l’anno dopo dalla creazione di uno stato indipendente, il Manciukuò. Se da una parte il neonato stato era tecnologicamente più avanzato del resto della Cina, dall’altra dovette patire l’occupazione dei nipponici, che lo vedevano più come una propria colonia che come uno stato sovrano alleato. Nel 1945 venne attaccata dall’Unione Sovietica, e dopo la seconda guerra mondiale e la guerra civile cinese la Manciuria Interna divenne parte integrante della Repubblica Popolare Cinese.
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