Antonio De Lisa- Yad Vashem- Gerusalemme

Antonio De Lisa- Yad Vashem- Gerusalemme


Sulla sommità di Har Hazikaron, il Monte della Memoria, nella zona occidentale di Gerusalemme, sorge la grande struttura di Yad Vashem, il museo dell’olocausto, la testimonianza della persecuzione e dello stermino sistematici di circa sei milioni di Ebrei, attuati con burocratica organizzazione dal regime Nazista e dai suoi collaboratori. “Olocausto” è un termine di origine greca che significa “sacrificio tramite il fuoco”. Il museo è immerso in un bosco di sei milioni di alberi, uno per persona. Yad Vashem (Ebraico: יד ושם) è il memoriale ufficiale di Israele, fondato nel 1953 grazie alla Legge del memoriale approvata dalla Knesset, il parlamento Israeliano. E’ una struttura immensa, con bracci di cemento armato che si diramano dal complesso centrale e restano sospesi sulla vallata boscosa. Enorme la lastra pavimentale con i nomi dei campi di concentramento e di sterminio nella Sala della Memoria. Il nome del museo, che significa “un memoriale e un nome”, viene dal libro di Isaia 56:5, dove Dio dice, “concederò nella mia casa e dentro le mie mura un memoriale e un nome … darò loro un nome eterno che non sarà mai cancellato”.

Il museo è composto da una sala memoriale, un museo storico, una galleria d’arte, una Sala dei Nomi, un archivio, “la valle delle comunità perdute” ed un centro educativo. Un piccolo giardino ed una targa sul pavimento del museo, inoltre, sono dedicati ai cittadini di Le Chambon-sur-Lignon, località della Francia, che durante la Seconda guerra mondiale resero la propria cittadina un rifugio per gli ebrei in fuga dal Nazismo.

Il memoriale dei Bambini

Il Children's Memorial di Yad Vashem

Il Memoriale dei Bambini è uno spazio commemorativo costruito in una caverna sotterranea, per ricordare il milione e mezzo di ragazzini vittime dell’olocausto. Si entra toccando la mezuzà, il piccolo contenitore di legno o metallo che gli ebrei affiggono sullo stipite di ogni porta, nelle loro case, negli uffici, nei luoghi pubblici. Dentro ogni mezuzà un piccolo rotolo di carta riporta il passo dello Shemà Israel dal Libro del Deuteronomio: “Ascolta Israele, il Signore è il nostro Dio, il Signore è uno solo…”. All’interno del Memoriale dei Bambini si può solo ascoltare. Moshe Safdie, l’architetto che ha progettato questo luogo, ha fatto realizzare un lungo percorso immerso nel buio, rischiarato solo da flebili candeline poste a diverse altezze che creano l’impressione di un piccolo firmamento. Si procede seguendo un corrimano, nella penombra.

In sottofondo, voci registrate elencano nelle varie lingue i nomi delle piccole vittime. ...Eugene Sandor, 12 anni, Jugoslavia… Maritza Mermelstein, 8 anni, Cecoslovacchia… Niente come un elenco riesce a dare al tempo stesso il senso dell’individualità e quello della totalità.

Per Israele il concetto di memoria (zikkaron) è fondamentale, ricorre insistentemente nella Bibbia, nell’Esodo, in Numeri, in Giosuè. Che i figli conservino la memoria dei padri. Qui si condivide l’innaturale dolore di padri che, colpiti dalla tragedia della storia, hanno dovuto conservare la memoria dei propri figli.

Ascolto: un esempio dell’impressionante sequenza dei nomi e delle età dei bambini vittime dell’Olocausto

Ancora un esempio di quello che si ascolta nel Children’s Museum

Il Giardino dei Giusti

Presso il museo esiste un Giardino dei Giusti, dove vengono onorati i Giusti tra le nazioni che, spesso a rischio della propria vita, salvarono degli ebrei dallo sterminio.

Da 1964 al 2009 presso lo Yad Vashem risultano registrati 468 giusti tra le nazioni di cittadinanza italiana: la professoressa Maria Amendola; il pastore avventista Daniele Cupertino, sua moglie Teresa Morelli, a Roma; il pastore valdese Tullio Vinay, a Firenze; don Vincenzo Fagiolo e il cardinale Pietro Palazzini collaborarono a Roma per salvare molti ebrei; Carlo Angela, medico e antifascista piemontese (padre di Piero Angela) nascose nella sua clinica di San Maurizio Canavese numerosi ebrei e antifascisti, facendoli passare per malati. La sua azione è rimasta sconosciuta per mezzo secolo, fino a quando uno degli ebrei salvati da lui, Renzo Segre, l’ha raccontata nel libro Venti mesi (Sellerio, 1995); Giacomo Bassi, segretario comunale in Lombardia, nascose una famiglia salvandola dalla deportazione; Don Arrigo Beccari e il dottor Giuseppe Moreali nascosero un centinaio di bambini presso Nonantola. Furono i primi italiani registrati fra i Giusti. Dalla loro storia venne tratto il film Arrivederci Ragazzi;Don Michele Carlotto dalle valli del Pasubio fece scappare in Svizzera una quarantina di ebrei slavi lì confinati;Odoardo Focherini, assicuratore di Carpi, con l’aiuto di don Dante Sala mise in piedi un’organizzazione di salvataggio degli ebrei. Catturato dai nazisti e deportato, morì nel campo di concentramento di Hersbruck presso Flossenburg; Monsignor Giuseppe Placido Nicolini, vescovo di Assisi, e don Aldo Brunacci nascosero 300 ebrei;Giovanni Palatucci, questore di Fiume, in cui egli aiutò gli ebrei dopo le leggi razziali fasciste del 1938 e ne salvò 5000 durante la guerra, fino all’arresto da parte dei nazisti: morì in campo di concentramento a Dachau. La Chiesa cattolica lo ha proclamato beato; Don Arturo Paoli salvò una coppia di ebrei a Lucca; Giorgio Perlasca, commerciante padovano, contribuì a salvare numerosissimi ebrei a Budapest spacciandosi per un diplomatico spagnolo. Sulla sua storia il giornalista Enrico Deaglio ha scritto il libro La banalità del bene, da cui è stato tratto il film per la televisione Perlasca – Un eroe italiano; Francesco Repetto, presbitero; Raimondo Viale, presbitero;Giuseppe Placido Nicolini, vescovo di Assisi; Aldo Brunacci, presbitero.

Antonio De Lisa

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