La diplomatica, disciplina nata nella seconda metà del secolo XVII comprendente i concetti, le tecniche e le procedure per giudicare della genuinità o meno del documento medievale, è stata per buona parte del suo percorso strettamente legata alla paleografia.
Il termine diplomatica è entrato nell’uso comune attraverso il titolo del primo grande trattato inerente a questa disciplina: i sei libri del De Re Diplomatica di Jean Mabillon (1681). Derivante dal greco diplòn (rendo doppio) il vocabolo diploma fu usato nell’antichità classica per indicare originariamente i documenti scritti su due tavolette unite tra loro a cerniera (dittici) ma fin dall’inizio dell’età imperiale figura riferito a particolari documenti emanati dal Senato o dall’imperatore. Nel Medioevo venne adoperato come sinonimo di privilegio imperiale mentre nell’Umanesimo esso serviva per rappresentare i documenti signorili d’impronta solenne.
Varie sono le definizioni che sono state coniate per descrivere la diplomatica: Filippo Valenti ne parla come “la dottrina delle forme assunte nel tempo dalla documentazione di carattere ufficiale e di valore giuridicamente probante o addirittura costitutivo” [2] (si parla oggi infatti di “diplomatica del documento contemporaneo” e addirittura di “diplomatica del documento digitale”), mentre Alessandro Pratesi scrive che essa “è la scienza che ha per oggetto lo studio critico del documento al fine di determinare il valore come testimonianza storica” .
Considerata allora come una tecnica di analisi delle forme dei documenti, risulta oggetto della critica diplomatistica qualsiasi scrittura redatta per scopi giuridici o comunque pratici, compilata con l’osservanza di forme abbastanza tipiche da poter esser rapportate a un determinato modello o paradigma o criticamente confrontate ad esso . Due sono le direttrici con cui ci si può approcciare alla diplomatica: la prima tiene conto delle caratteristiche universalmente comuni dei documenti (“diplomatica generale”), la seconda invece analizza settori più specifici (“diplomatica speciale”; fa parte di questo gruppo, ad esempio, la diplomatica siciliana).
Nella diplomatica classica, si distingue tra diplomatica dei documenti pubblici (cioè emanati da autorità pubbliche in forma pubblica, nella definizione di Cesare Paoli) e dei documenti privati (cioè “documenti di prova”, documentanti in forma scritta un atto di diritto privato, in buona sostanza gli atti notarili). V’è però una categoria intermedia fra le due, composta da quei documenti emanati da autorità private in forma pubblica (ad esempio le emanazioni vescovili) o da autorità pubbliche in forma privata (lettere del pontefice): essa viene definita semipubblica. Ancora, si distingue tra diplomatica dei documenti regi e imperiali, dei documenti pontifici, dei documenti privati e dei documenti signorili, ecclesiastici, comunali, giudiziari, amministrativi.
Da un punto di vista storico, una fra le più celebri indagini diplomatiche fu quella che condusse, nel 1440, l’umanista Lorenzo Valla ad accertare la natura apocrifa della Donazione di Costantino. Jean Mabillon fu il fondatore della diplomatica come scienza storica nel seicento. La disciplina fece grandi progressi con gli edizioni della Monumenta Germaniae Historica ed il principio della “Kanzleimäßigkeit” (Corrispondenza con gli usi cancellereschi) di Theodor von Sickel a Vienna nel ottocento.
Non di rado la diplomatica è stata usata a fini nazionalistici: non è un caso se ancora nel XX secolo gli italiani prestarono maggiormente attenzione ai documenti dei re d’Italia e dei longobardi (Luigi Schiaparelli), i francesi a quelli merovingi (Alain de Bouard) e i tedeschi a quelli carolingi (Hans K. Schulze). Anche la politica è stata intrecciata alla diplomatica, grazie soprattutto al cecoslovacco Jindrich Sebanek la cui opera diede il via alla diplomatica marxista.
Bibliografia
- Cesare Paoli: Diplomatica, a cura di G.C Bascapè, Firenze 1942.
- Alessandro Pratesi, Genesi e forme del documento medievale, Roma, Jouvence 1979 (Guide 3).
- Harry Breslau, Manuale di diplomatica per la Germania e per l’Italia, trad. it. a cura di Annamaria Voci-Roth, Ministero per i Beni Culturali e Ambientali-Ufficio Centrale per i Beni Archivistici, Roma 1998 (Pubblicazioni degli Archivi di Stato, Sussidi 10).
- Arthur Giry, Manuel de Diplomatique. Diplomes et chartes, chronologie technique, éléments critiques et parties constitutives de la teneur des chartes, les chancelleries, les actes privés, Paris 1894 (rist. Paris 1925).
Fonte: Wikipedia
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