A partire da 2,5-2 milioni di anni fa in Africa orientale e anche nell’Africa del Sud vissero accanto agli Australopiteci degli Ominidi che si distinguono da essi per una maggiore cerebralizzazione (secondo Tobias l’aumento della capacità cranica sarebbe di oltre il 40%) e per i segni di comportamento culturale che ci hanno lasciato. È la fase di Homo habilis, documentata da vari reperti in Tanzania, Etiopia, Kenya e nel Sud Africa. Le prime scoperte su questa specie vennero fatte dai coniugi Leakey nei primi anni sessanta nella gola di Olduvai in Tanzania.
Il recente rinvenimento di un frammento di mandibola nel Malawi, riferibile a Homo habilis, di circa 2, 5 milioni di anni fa, potrebbe attestare una migrazione piuttosto antica dall’Africa orientale verso il Sud Africa.
La faccia appare meno prognata, la statura intorno a 140-150 cm.

Come noto, la denominazione di Homo habilis è motivata da un certo sviluppo della capacità cranica (circa 650-680 cc in Homo habilis di Olduvai; 800 cc nella forma più cerebralizzata del Turkana denominata anche Homo rudolfensis), e dal fatto che insieme con i reperti sono stati trovati ciottoli lavorati, scheggiati lungo un margine di una o di entrambe le facce (chopper e chopping tools).

Età: Reperti Koobi Fora: circa 2,0 – -1,8 milioni di anni, Pliocene superiore/Pliocene inferiore
Reperto Uraha: circa 2,5 – -2,1 milioni di anni, Pliocene superiore.
Il è diviso in 2 pezzi. Peso 0,640 kg.
Ci troviamo di fronte alla più antica lavorazione della pietra. Essa viene ritenuta intenzionale, espressione di un livello intellettivo che, secondo molti studiosi, corrisponde a quello dell’uomo. Inoltre con Homo habilis è attestata anche l’organizzazione del territorio: vengono identificate aree che corrispondono a capanne costruite e frequentate dall’uomo a scopo di abitazione o di lavorazione della selce e alla spartizione del cibo.
Un altro elemento di sicuro interesse è un certo sviluppo delle aree cerebrali del linguaggio articolato (area del Broca, per i muscoli della fonazione, e area del Wernicke, per la comprensione del linguaggio), che è stato desunto dal calco endocranico sul quale sono state identificate le relative impronte per l’emisfero sinistro. Sono questi diversi elementi che inducono molti Autori a ritenere che con Homo habilis sia stato raggiunto il livello umano.


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