L’Italia voterà a favore del riconoscimento dello status di ‘Stato non membro’ della Palestina all’Onu. La decisione dell’Italia di sostenere la richiesta palestinese all’Onu “non implica nessun allontanamento dalla forte e tradizionale amicizia nei confronti di Israele”. Lo ha sottolineato il premier Mario Monti in una telefonata a Netanyahu garantendo “il forte impegno a evitare qualsiasi strumentalizzazione” contro Israele alla Cpi.
“Siamo molto delusi dalla decisione dell’Italia – uno dei migliori amici di Israele – di sostenere l’iniziativa unilaterale dei Palestinesi alle Nazioni Unite”. E’ la reazione a caldo dell’ambasciatore israeliano a Roma all’annuncio del sì italiano al riconoscimento dello status della Palestina quale Stato non membro dell’Onu.
Il voto all’Onu sulla Palestina “non cambierà alcunché sul terreno”. Lo ha affermato il premier di Israele Benyamin Netanyahu secondo cui quel voto “non avvicinerà la costituzione di uno Stato palestinese, ma anzi la allontanerà “. Comunque “la mano di Israele resta tesa verso la pace”, ha assicurato.
La Germania si asterrà sulla richiesta palestinese di diventare “stato non membro osservatore” dell’Onu. Lo ha detto il ministro degli Esteri Guido Westerwelle. “Non abbiamo preso questa decisione con leggerezza. La Germania condivide l’obiettivo di uno stato palestinese. Abbiamo promosso il raggiungimento di questo traguardo in tanti modi, ma i passi decisivi verso la costituzione di uno stato possono essere solo il risultato di negoziati tra israeliani e palestinesi”, ha spiegato il ministro degli Esteri tedesco in un comunicato.
Abu Mazen ha cercato di garantirsi quanti più voti possibili dalle consolidate democrazie europee: il risultato è la risoluzione avrà l’appoggio della maggioranza dei Paesi Ue, Francia e Spagna in testa, ma di fatto ha diviso i 27. I Paesi europei favorevoli saranno almeno 15 (Francia, Spagna, Danimarca, Irlanda, Portogallo, Austria, Lussemburgo, Cipro, Malta, Finlandia, Grecia, Belgio); la Repubblica Ceca, l’Olanda e la Bulgaria dovrebbero votare contro; la Germania e la Gran Bretagna si astengono. Oltre allo scontato no di Israele e Stati Uniti ci sarà quello del Canada e – sul fronte europeo – quello della Repubblica Ceca
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